parte 2 - GENESI

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CAP 1

1.1 giugno 1914

Nei primi del '900, Londra veniva considerata una delle metropoli più importanti e all'avanguardia del periodo. La popolazione continuava a crescere, la gente veniva in cerca di nuove opportunità, nel centro del fervore scientifico e tecnologico, dove tutto appariva possibile e le porte si aprivano a ogni accenno d'idea.

Città oculata e visionaria, incrementò i trasporti pubblici, costruendo una fitta rete di tram dal London County Council, contemporaneamente alle prime linee di bus. Venne poi ampliata e rimodernata la rete di metropolitana, sia sotterranea che di superficie.

In quel periodo, facevo parte di un gruppo scientifico che lavorava sulle nuove tecnologie nucleari. Un progetto segreto, sovvenzionato totalmente dallo Stato, in risposta alle prime scoperte di Einstein che fu il primo ad intuire la possibilità di ricavare energia dall'atomo.
Il fatto che uno scienziato tedesco fosse pioniere di una possibile nuova forma d'energia dai risvolti imprevedibili, mise in allarme i servizi segreti inglesi.

A capo del progetto c'era Amanda, donna di straordinaria intelligenza, mia coetanea e compagna di studi all'università. Nessuno sa che, se Einstein fu il padre del nucleare, grazie ad Amanda il nostro gruppo scientifico intuì per primo che questo tipo d'energia poteva essere sfruttata sia per scopi civili che bellici.

Dai "piani alti", complice anche l'atmosfera di tensione che stava vivendo l'Europa in quel momento, venivamo di continuo pressati a continuare le ricerche e sviluppare i principi del nucleare sulle armi, ma Amanda non ne voleva sapere.
Da politica consumata, appariva accondiscendente alle richieste che le facevano con insistenza ma, in realtà, tutti i nostri sforzi erano concentrati sui possibili sviluppi civili.

Alcune volte, ero presente anche io a quelle riunioni che si tenevano nel suo ufficio, anche se cercavo sempre di evitarle. Non era semplice sforzarsi di non ridere nel sentire il tono così entusiasta che assumeva in risposta alle loro richieste, sempre possibilista e collaborativo, sapendo che, poi, avrebbe fatto come le pareva. Più di una volta cercai di parlarle per convincerla a ripensare al suo atteggiamento nei confronti di quei personaggi.

"Amanda, io non ti capisco... anche a me non stanno simpatici, ma non penso che il tuo teatrino reggerà ancora per molto".

"Non perdere tempo a pensare cose che non ti riguardano, Erik. Mi sembra che ci sia abbastanza materiale da tenere il tuo cervellino occupato per i prossimi vent'anni... se ancora ti funzionerà!"

La dote migliore di Amanda: quella pungente e sottile ironia che mi lasciava senza risposta per circa dieci secondi. In quel momento, usciva puntuale di scena, senza darmi modo di ribattere. Con un po' di allenamento, ero riuscito a dimezzare lo "scatto alla risposta" e lei, ovviamente, era riuscita a dimezzare il tempo d'uscita. Alcune volte, pensavo che prima di farmi una battuta delle sue scegliesse con cura le vie di fuga e si mettesse nei pressi, per sparire nel più breve tempo possibile. Anche stavolta, ero riuscito a proferire solo un inutile:

"Ma..."

"Ancora non sappiamo come controllare la reazione e renderla utilizzabile e tu ti preoccupi di quei burocrati guerrafondai che sperano in un utilizzo bellico sul cui comunque brancoliamo nel buio!"

"Beh, è normale che brancoliamo nel buio, noi non..."

"Tu non capisci, Erik..."

"Ma..."

"E smetti di utilizzare sempre il solito monosillabo, che diventi monotono!"

Poi, parlando più a sé stessa che a me, continuò borbottando: "Dobbiamo anche pensare a come risolvere il problema della radioattività... Dov'è Alice?"

NEMESI - CARTACEO! Where stories live. Discover now