No. 17 - Fuga 191

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Sito Poseidon, Australia

È passata mezz'ora da quando l'ultima anomalia è stata contenuta all'interno del Sito. Le guardie e le squadre dell'MTF "Nine Tailed Fox" cominciano a ripulire i corridoi sotterranei, teatri degli scontri tra gli Agenti Speciali e le entità. Alcuni ricercatori sono tornati al loro posto di lavoro e continuano il monitoraggio delle celle. In una di quelle è contenuto SCP-191. Nonostante anche la sua cella fosse aperta, l'entità non era uscita all'esterno, ma era rimasta rannicchiata in un angolo a singhiozzare. Il suo comportamento ha facilitato di molto il lavoro di ripristino dei sistemi di sicurezza. Ma nonostante tutto, anche i ricercatori assegnati a quella cella erano stati scortati verso il Gate. La loro sicurezza viene prima di tutto.

All'interno della cella di SCP-191, un gruppo di cinque ricercatori, coordinati dalla mora, affascinante e dagli occhi di ghiaccio Ricercatrice Capo Victoria Fallmond, continua a monitorare l'anomalia attraverso vari computer. Su uno schermo, collegato a quattro videocamere, si trova l'anomalia. È una bambina di circa otto anni, con indosso solamente un vestito rosa monocromo. Più della metà della parte sinistra della sua testa, compresa la mandibola e i denti, è completamente meccanica, proprio come il suo braccio destro e tutti gli organi interni. È rannicchiata sul suo futon in legno, posizionato in un angolo della stanza, e non smette di singhiozzare.

-I parametri vitali dell'anomalia sono nella norma. - Dice un ricercatore osservando il suo monitor.

-Molto bene. Sembra che non sia stata turbata dalla breccia nel contenimento. - Risponde Dottoressa Fallmond. - E non ha nemmeno mostrato alcun intento aggressivo nei nostri confronti.

-Già. Il che è un bene, considerando la natura delle altre anomalie. - Continua un'altra ricercatrice.

-Sei fortunata ad occuparti di questa anomalia, allora. - Sorride Victoria. - Ti sarebbe potuto capitare…

-Preferisco non sapere, grazie mille Dottoressa. - La interrompe la ragazza sorridendo a sua volta, ma con un cenno di nervosismo. Victoria torna al suo lavoro e, mentre compila il registro del monitoraggio di 191, si guarda intorno e osserva gli altri. Poi, con un veloce gesto della mano sinistra, nasconde nel cassetto della sua scrivania un piccolo oggetto nero e torna al lavoro come se niente fosse. La situazione continua a rimanere calma per altri minuti, quando un altro giovane ricercatore, appoggiandosi allo schienale della sua sedia e stirando le sue braccia, dice:

-E se portassi del caffè?

-Se ti fa piacere bere quella acqua di fogna della macchinetta, fai pure. Io passo. - Risponde Victoria senza staccare lo sguardo dal suo monitor. Gli altri quattro concordano con lei all'unisono. Il giovane alza le spalle e si alza dalla sua postazione per uscire dalla stanza. Si avvicina verso la porta esterna della cella e la trova alla sua sinistra. Inserisce una moneta nella fessura della macchinetta, seleziona caffè normale con poco zucchero e pochi attimi dopo si ritrova a girare il contenuto del bicchierino di carta. Butta nel cestino la paletta di plastica e, tirando un sospiro, mormora:

-Finalmente un momento di meritata pausa.

Avvicina il bicchierino alle labbra per poter bere, ma a causa di un forte urlo all'interno del suo auricolare, rovescia tutto il caffè sulla faccia esclamando:

-Ahia, brucia, brucia, brucia! Che cosa c'è?! - Risponde successivamente alla chiamata.

<-Torna subito, abbiamo un grosso problema!> - Risponde la voce di Victoria.

Il ricercatore, con il sentimento misto tra la rabbia per non aver bevuto il suo caffè e la scocciatura di dover pulire i suoi vestiti, accartoccia il bicchierino, lo butta nel cestino e raggiunge di corsa il gruppo posizionandosi alla sua postazione.

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