Quella fu la prima volta che vidi Aerin sorridere.

Gideon si sollevò da terra, gettandosi tra le braccia della madre.
Era così alto e muscoloso da sembrare un gigante in confronto al corpo esile e minuto di Aerin ma, in quel momento, risultava così piccolo e fragile.

Le accarezzò la testa, stringendola a sé, mentre una lacrima scappò dall'angolo del suo occhio. Non lo avevo mai visto piangere.
In quel momento sembrò così... umano.

La donna, dal suo canto, gli prese prima le spalle, poi il volto, tastando ogni centimetro di suo figlio appena strappato alla morte, ancora incredula di riaverlo tra le braccia.

«Bambino mio... come sei cresciuto.»

Gideon appoggiò il palmo della sua mano sul dorso di quella della madre, che teneva ancora il volto del figlio.

«Grazie Lyra.» Disse improvvisamente Gideon, guardandomi.

Gli occhi, ancora lucidi, brillavano come non mai. Non avevo mai visto prima d'ora una luce così serena nel suo sguardo. Sembrava finalmente di aver ritrovato la pace.

Per un istante mi dimenticai del passato, concentrandomi sul Gideon del presente e quasi non ci cascai di nuovo.

Mi limitai a scuotere la testa. «Ho solo tenuto fede alla promessa di mio fratello.»

«Gideon.» Lo chiamò Aerin, riottenendo la sua più totale attenzione. «Adesso che sono libera, adesso che siamo finalmente insieme, andiamo.»

A quelle parole il sorriso di Gideon si spense in un istante.

«Che ti prende?» Domandò la donna, incredula, stringendo le mani del figlio.

In risposta a Gideon, anche l'espressione di Aerin mutò drasticamente.

«Mamma... io- io non posso.»

Aerin a quel punto guardò suo figlio come se fosse uno sconosciuto.

«Non posso.» Ripeté Gideon. «E non costringermi a scegliere, perché ho già preso la mia decisione... e questo tu lo sai. Non rendermi le cose ancora più difficili.»

Cosa stava insinuando con quelle parole? Che preferiva me a sua madre, per cui si era svenduto al mio fratellastro pur di renderla nuovamente libera?

Impossibile.

Markus doveva avergli promesso qualcos'altro pur di riavermi indietro. Rinchiudere Gideon nell'Isola d'Estate doveva far parte del piano per far si che mi fidassi nuovamente di lui.

Lo sguardo gelido di Aerin, ruppe il flusso dei miei pensieri quando incontrò il mio. La vidi arricciare il naso, mentre i suoi occhi cambiavano colore. Poi Gideon si interpose fra di noi, sempre rivolto verso la madre.

«Ti prego.»

Perché scaldarsi tanto? Doveva saperlo oramai, quanto suo figlio fosse bravo a bluffare.

Feci per alzarmi, ma non appena la mia mano fece leva contro il suolo, sussultai indolenzita: dei piccoli frammenti di vetro mi avevano tagliato il palmo.
Il mio gemito di dolore aveva appena interrotto il momento madre-figlio, ma me ne accorsi solo dopo che Gideon chiamò il mio nome.

Lo fissai, mentre un brivido mi scuoteva il corpo.

Gideon osservò prima la mia mano tagliata, poi il paesaggio alle mie spalle.

«Merda.»

Mi venne subito in contro, controllando le condizioni della ferita.

«Siamo sull'Isola d'Inverno. Dovrai conservare il più a lungo possibile il tuo calore corporeo o morirai assiderata... quei tagli di certo non aiuteranno.»

Non risposi. Forse per la mia perplessità, o forse per i denti che avevano già iniziato a sbattere.

«Ti sei tagliata con delle schegge di ghiaccio.» Spiegò Gideon che parve capire il motivo della mia incredulità.  «Congeleranno lentamente il tuo corpo. C'è un rimedio ma dovremo arrivarci prima che... sia troppo tardi.»
Pronunciò le ultime parole quasi a corto di fiato.

A differenza di Rubyo, lui si che era un bravo attore.

«No. Prima dobbiamo cercare Rubyo. Io resisterò il più possibile.»

Gideon si alzò di scatto, scuotendo la testa.

«Conosco quest'isola Lyra, ci vorranno giorni per visitarla tutta e, anche se il tuo corpo dovesse resistere così a lungo, quando troveremo Rubyo sarà già-»

Questa volta fu il mio turno di scattare in piedi.
Uno schiaffo gli impedì di finire la frase. Prima di rigirarsi nella mia direzione, rimase qualche secondo con lo sguardo rivolto altrove, la testa girata e la pelle arrossata.

Aerin provò ad intervenire in difesa del figlio, ma la ignorai, iniziando a parlare.

«Anche tu potevi essere morto! Eppure sei ancora vivo! Se avessimo ragionato come te adesso, saresti ancora in quel vulcano a cuocerti il culo! Ah, no, aspetta. Sapevi che ti avremmo salvato, era il tuo nuovo piano.»

Gideon si accigliò contrariato. «Lyra! Cosa st-?»

«Non ho chiesto l'aiuto di un traditore. Puoi anche andartene.»

Iniziai a camminare furiosa verso l'interno dell'isola, mentre i passi iracondi sprofondavano nelle schegge di ghiaccio.

«Lyra aspetta.» Gideon prese a seguirmi. «Non puoi andare da sola. Non sopravvivrai mezza giornata.»

Mi girai di scatto.
Come se gli importasse qualcosa.

«E perché tu si nell'Isola d'Estate?»

«Lyra, io sono un Kelpie, un essere dell'Altro Sole, tu-»

«Io cosa? Sono solo una debole umana? È questo che stavi cercando di dire?»

«No Lyra, aspetta, ascolt-»

«È per questo che credi che Rubyo sia morto? È per questo che non ti importava tradirmi?» Sentii gli occhi bruciarmi, ma serrai la mascella e mi trattenni.

Mi rifiutavo di mostrarmi fragile in quel momento.

Gideon urlò. Fu un urlo breve e secco, mentre si allontanava i capelli umidi dal viso.

«So che non potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto, per quello che ti ho fatto... mi sarei meravigliato del contrario.» Una breve risata secca, più simile ad un amaro sussulto, lo interruppe per un attimo. «Ma ciò che ho detto ora... l'ho detto per il tuo bene. Devi credermi.»

Fece una pausa, inspirando.

«Torna con mia madre nel tuo Regno, io cercherò Rubyo su queste isole e ti prometto che, vivo o morto, lo riporterò da te.»

«Devi credermi? Ti prometto? Credi che le tue parole valgano ancora qualcosa per me? Credi davvero che io possa di nuovo fidarmi di te?»

«L'hai fatto prima, in acqua.» Con il mento accennò al mulinello ancora visibile in lontananza. «E poi ti conosco...»

Alzai le sopracciglia, meravigliata da tutta quella sicurezza e presunzione.

«Stai forse cercando di dire che, perché mi conosci, sai che prima o poi ti perdonerò?» Non sapevo più se stessi tremando per il freddo o per la rabbia.

«No. Te l'ho detto: non spero in un tuo perdono. So solo che quando troveremo Rubyo tu-»

Lo interruppi bruscamente. Non riuscii più ad ignorare le sue parole.

«La Lyra che conoscevi, non esiste più.»

Non gli parlai dei traumi subiti a palazzo, ne tanto meno del mio essere diventata un Rasseln. Lo guardai solo negli occhi, sprezzante e determinata, come qualcuno che non aveva più nulla da perdere. Io, oramai, ero quel qualcuno.

Gideon non parlò. Si limitò a farsi assorbire dal mio sguardo.

«Io voglio esserci. Quando lo troviamo, io voglio esserci.»

A quelle parole, Gideon non riuscii più a controbattere e, volente o nolente, si vide costretto a cedere.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now