Capitolo 9

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Le piastrelle della doccia erano fredde a contatto con la mia fronte e l'acqua scendeva libera fra le mie scapole, inzuppandomi i capelli. Ero lì dentro da più di mezz'ora ed ormai le dita delle mie mani erano tutti raggrinzite. Un mal di testa pulsante ed interrotto era annidato nella mia testa, e non mi lasciava un attimo di tregua.

Dopo che avevo finito di parlare con mia madre, ero salita velocemente in camera ed era da un po' che non scendevo giù.

Con un sospiro uscii dalla doccia e presi un accappatoio viola, morbido e grande. Mi asciugai e mi misi direttamente in pigiama. Presi la decisione di non scendere al piano di sotto, poiché tanto non sarei riuscita a mangiare nulla. Quel momento era ancora troppo radicato nella mia mente.

Sbuffando sonoramente presi la spazzola e con gesti sbrigativi spazzolai i capelli, che avevo appena lavato.

Andando in camera notai i fogli spiegazzati che avevo lasciato sulla scrivania. Nonostante tutto, non ero riuscita a buttarli, o peggio, a distruggerli. Volevo vedere ancora il suo sorriso rivolto verso di me.

Volevo le sue braccia che mi avvolgevano. Volevo i suoi baci. Volevo...volevo tutto. Volevo, esigevo lui. Ethan.

Il mio cuore sentiva che c'era qualcosa che non andava, Ethan non mi avrebbe mai voluto fare del male. La mia mente cercava di trovare ogni soluzione, una possibile spiegazione, ma tutto ciò che aveva era l'immagine di quel bacio.

Avevo fra le mani i suoi disegni e ogni volta che li guardavo mi venivano in mente tutte le ragioni per cui avrei dovuto perdonarlo.

Il giorno dopo, a scuola, l'avrei affrontato. Avrei cercato di lottare.

Per amore.

***

Fu la pioggia a svegliarmi, con la sua potenza e con il rumore delle gocce che cadevano con forza sulla terra. Poco dopo, comunque, suonò la sveglia.

La notte prima ero andata a dormire preso, ma ero riuscita ad addormentarmi solo dopo le tre di notte. Troppi pensieri mi vorticavano in testa. Pensai di non andare a scuola quel giorno, ma la voglia di vedere Ethan, prevalse sulla stanchezza, così bevvi un caffé forte e andai con Fabian a scuola.

La prima cosa che vidi furono i ragazzi, troppi accerchiati tutti insieme. Poi notai che tutte le ragazze avevano formato piccoli gruppetti e che stavano confabulando fra loro. Vidi Sarah, e la raggiunsi, non prima però di essermi accertata che il suo ragazzo non fosse nei paraggi. Non ero ancora pronta ad affrontarlo.

«Julie! L'altra volta te ne sei andata via correndo, poi non ti ho più visto.» la sua voce sembrava preoccupata e anche i suoi occhi esprimevano preoccupazione.

«Non è successo nulla. Ero solo un po' scossa, tranquilla.» accompagnai la frase con un gesto della mano, per far passare in secondo piano l'argomento. Magari potevamo dimenticarci di tutto e basta.

Aggrottò le sopracciglia ma non mi rispose. Guardò un attimo dietro di me, verso la folla di ragazzi, e mi prese per il gomito, avvicinandomi a lei. «Hai sentito della nuova alunna della scuola? Pare che sia la figlia di uno importante.»

Mi girai e appena vidi ciò di cui parlava, sgranai gli occhi. La ragazza che aveva baciato Ethan era lì. Ed indossava la divisa della scuola.

«Ti senti bene? Sei diventata pallida.»mi chiese Sarah.

«S-si, si. Sai come si chiama?»

Ci pensò un po' e poco dopo mi disse che si chiamava Faith Calligs ed era la figlia di un vampiro Primo molto potente di Boston.

I Primi erano i vampiri più anziani di tutti, per questo erano anche i più forti e i più saggi. Tutti li temevano, perché alcuni di loro erano buoni, come mio padre, altri erano malvagi e sospettai che il padre di Faith fosse fra quelli.

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