L'ingresso

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La mattina seguente fu impegnata nella preparazione dei bagagli che si sarebbero dovuti poi portare durante il soggiorno all'albergo "Nurilo".
"Cara vi invito a mettere nelle valigie vestiti pesanti e dei costumi: ho saputo al primo piano c'è una piscina interrata al coperto " disse il futuro guardiano alla moglie, alla quale la scelta del marito era risultata difficile da digerire. La signora Alis era una donna di poco conto; lavorava in una fabbrica al di fuori delle mura della città ed era una donna severa: rimproverava spesso le figlie se qualcosa non quadrava. Era diversa per via dei suoi occhi: l'iride sinistro era marrone mentre quello destro era più scuro, quasi nero.
Erano le 5:30 del mattino quando la famiglia Adduel si mise in macchina per intraprendere quel lungo viaggio alla scoperta di un mondo parallelo. Stavano quasi per arrivare in hotel quando incontrarono una frana: la strada era stata chiusa così dovettero cambiare direzione. Si diressero con la vettura verso un bosco fitto: alberi di aghifoglie dominavano l'immenso paesaggio di un verde splendente.
Ore 6:40. Erano arrivati prima del previsto: l'incontro sarebbe stato alle 7. Le chiavi dell'albergo erano già in possesso di Jack perciò decisero di entrare prima dell'arrivo del Signor Stupper. Come aveva detto quest'ultimo il portone, in legno battuto e decorato con ormamenti anche essi antichi, era difficile da aprire in quanto abbastanza pesante per un peso umano. Dopo alcune spinte e l'aiuto di alcuni ceppi trovati per terra, varcarono la soglia del luogo che sarebbe stato la loro abitazione per il resto dell'anno. A primo impatto l'albergo sembrava una location di un film: un corridoio lungo accoglieva i visitatori. Sembrava essere senza fine. Il tappeto rosso fuoco contornato di argento dava un tocco d'eleganza all'ingresso: quadri in bianco e nero appesi alle pareti riempivano e abbellivano le mura. In lontananza si intravedeva una rientranza luminosa: una stanza enorme e spaziosa segnava la fine dell'ingresso. Al posto dei muri vi erano delle vetrate da cui filtrava molta luce che illuminava l'intera sala. Essa era enorme: balconate sospese che portavano agli altri piani e le colonne per sorreggere i muri portanti la circondavano. Al centro della sala vi era una scrivania così piccola che, appena vi si entrava, non si notava minimamente per la vastità della sala. Sullo scrittoio vi erano alcune carte ancora da compilare e una radio che serviva per conunicare con chi di dovere. Grandi divani in pelle rosso fuoco dominavano il luogo: se ne contavano in tutto cinque. Erano lucidissimi, si vedeva che venivano spolverati costantemente.

L'albergo a parteWhere stories live. Discover now