Per Cesare quella ragazza era davvero una tempesta di emozioni: prima gli sembrava di conoscerla da una vita, poi che fosse la più grande estranea.

Aveva ancora lo sguardo fisso sulle torri quando le squillò il telefono.
Si riscosse e rispose, un sorriso sul volto.

"Ciao Greta! Si, domani mattina va benissimo" Disse, facendo un salto giù dal parapetto.

Cesare sentì lo stomaco chiudersi di getto. Amava le altezze, ma non amava vedere Chiara saltare giù in quel modo da un parapetto. Bastava davvero un soffio per perdere l'equilibrio e cadere.

"Certo Gre tranquilla, vengo a prenderti con Nala, non è un problema"

Greta era l'amica bionda di Chiara, quella che aveva durante i primi "scontri" aveva guardato male Cesare.

Aveva scoperto che lei era cresciuta insieme a Chiara a Torino, anche se i suoi genitori erano nati e vissuti a Bologna fino a quando si erano dovuti spostare per lavoro.

Dall'ultimo anno delle superiori, si era ritrasferita con la famiglia a Bologna; lei e Chiara non persero mai i contatti e all'inizio dell'Università si trasferì nella casa che la nonna di Greta dava spesso in affitto, un piccolo monolocale con soppalco in centro.

Cesare lo adorava, era bianco e luminoso.
La cucina e la sala erano un tutt'uno e, sulla destra, un bagno azzurro aveva una doccia veramente bella, grande rispetto alle dimensioni della casa e davvero confortevole.

Dalla zona salotto, arredata con un divano in pelle marrone, un tavolo bianco e una libreria piena di libri, sulla sinistra delle scale a chiocciola portavano al soppalco.

Qui, un grande letto matrimoniale, morbidissimo con un lucernario sopra di esso, occupava quasi tutta la scena.
Cesare adorava passare le serate da Chiara a vedere con lei a letto qualche serie tv, alzare lo sguardo e trovarsi la luna, che sopra di loro li fissava, quasi sorridendo, forse felice o, più semplicemente, per farsi beffe di loro.

Sulla destra vi era anche una piccola scrivania in legno con una abat-jour bianca e al muro, sopra la scrivania, molte foto in bianco e nero, ricoprivano la parete.

Anche il soppalco era zeppo di mensole cariche di libri, grandissima passione di Chiara.

Era una casa molto piccola, ma adatta per lei: era riuscita ad arredarla in modo tale da renderla sua, al cento per cento.

Inoltre, dalla zona salotto, si accedeva anche ad un piccolo balcone che conteneva giusto giusto un tavolino in ferro e due sedie.

Chiara passava lì gran parte del suo tempo, ora che faceva più freddo alla sera restava seduta sulla sedia con una coperta di lana, mentre scaricava le foto fatte sul computer o mentre scriveva sul suo diario, con una scrittura tutta ghirigori svolazzanti quasi illeggibile benché bellissima da vedere.
Inutile dire che ormai Cesare aveva imparato a leggerla tranquillamente, complici le mille serate passate sull'altra sedia del terrazzo ufficialmente a montare i video per Space Valley, praticamente per avere l'occasione di passare del tempo lì, con lei.
Perché ogni volta che viveva quelle serate sul balcone con Chiara il tempo sembrava fermarsi.

Lei restava sempre assorta nel suo lavoro, che fosse scrivere, leggere, studiare per un esame o scaricare e modificare le sue foto, non alzava mai lo sguardo.

Lettere quasi mancateWhere stories live. Discover now