La mano si spostò poi, piano piano, sulla pancia.
Arrivata, prese tra pollice e indice una porzione di pelle sotto l'ombelico e la schiacciò forte, con rabbia, mentre gli occhi neri diventavano lucidi.

Ripetè lo stesso gesto per le braccia, e a quel punto lacrime calde le solcarono il viso.

In quel momento molti tasselli delle ultime settimane andarono a posto: i pasti inesistenti, le merende saltate, le insalate per cena, addirittura il primo apputamente fatto nel pomeriggio invece che a pranzo per non mangiare fuori casa qualcosa che lei non potesse controllare.

L'abisso di Chiara diventò per Cesare meno buio, meno misterioso, ma molto più terrificante.

Il primo istinto fu quello di buttarsi su di lei, ricordarle quanto fosse bella, incredibile.

Ma qualcosa gli disse che quella non sarebbe stata la mossa migliore.
Probabilmente una reazione del genere l'avrebbe portata a chiudersi in se stessa.

Si schiarì la voce quindi, facendo prima dei rumori col piede, facendole credere che fosse appena arrivato.

"Sei pronta?" Disse, entrando in stanza, con un grande sorriso.

"Non so, devo proprio tuffarmi in piscina?" Disse lei, seria, dandogli le spalle, probabilmente per nascondere le lacrime.

"Non sai nuotare? Ti tengo io, non ti preoccupare" Disse Cesare, deciso a non intraprendere il discorso in quel momento, deciso a far sì che fosse lei a parlargliene quando sentirà l'arrivo del momento giusto.

"Ci sono acque più profonde in cui annegare" Disse girandosi verso di lui, gli occhi neri.

Cesare fece un passo in avanti, fino a che non si trovò vicinissimo a lei, così vicino da sentire il suo profumo delicato alla lavanda.
Le sfiorò i capelli con le dita, leggermente.

"Per fortuna che sono un gran nuotatore allora" Disse lui, a bassa voce, guardandola dritto negli occhi.

Vide quell' abissò farsi meno tetro, meno profondo.
Chiara sorrise, abbracciandolo, la testa appoggiata al petto di lui.

E Cesare si stupì di quel gesto fatto da lei, sempre così attenta al contatto fisico, quasi terrorizzata di bruciarsi come se lui fosse fatto di fuoco incandescente.

In quel momento la paura era stata completamente dimenticata.
Lo stringeva forte, un piccolo sorriso sul volto.

"Andiamo" Disse poi staccandosi dall'abbraccio e trascinandolo giù, verso la piscina.
Intanto, mentre scendevano le scale, Antartide stava finendo, rimandando quella strofa e l'ultimo ritornello, che Cesare sentì così vero e giusto per quella ragazza dai capelli ricci che gli teneva la mano.
"E pagheresti tutti i tuoi giorni di sole per un singolo giorno di pioggia
Ai ai ai ai
Ma giuri che tra un po' te ne andrai
Ai ai ai ai
Alla fine però non lo fai mai
Ai ai ai ai
Provo a rompere il ghiaccio con te
Ai ai ai ai
Lo sanno che tu sei l'Antartide".

                                          *

Sarebbe potuta finire decisamente meglio.
Cesare si mise una mano nei capelli, mentre si sedeva su una sdraio a bordo piscina, Nicolas e Dario al suo fianco, una fetta della sua torta in mano.

Chiara era in piscina, intenta a compiere una gara di schizzi d'acqua sulle spalle di Tonno, mentre combattevano contro Nelson e Bea, Paga e Stiva.
Era finalmente in costume: dopo quasi un'ora da quando era scesa con lui aveva trovato il coraggio di abbandonare i vestiti a bordo piscina e far vedere quel corpo che tanto odiava .

Lettere quasi mancateNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ