Capitolo 30: Il ciondolo

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Sebastian lo prese per il collo, stringendolo molto forte sin da subito. «Non osare parlarmi in questo modo. Sono il tuo Alpha, portami il dovuto rispetto.» Il beta tentò di annaspare l'aria, ma non ci riusciva, la stretta dell'uomo era ferrea. Aveva esagerato e lo sapeva molto bene, ma in una situazione disperata come quella dovevano provare di tutto. Dopo vari secondi lasciò la presa e si allontanò, sedendosi dietro alla scrivania. Il beta si accarezzò il collo e tossì. Strinse il libro e guardò l'Alpha con odio, per la prima volta. «Se vuoi che il branco ti segua, devi prendere in considerazione tutte le possibilità. E anche se questo libro può mentire, noi non lo sapremo mai fino a che non cercheremo di trovare delle tracce di queste streghe. Se vuoi continuare a vivere nel terrore è una tua scelta, ma non trascinarci con te.» Uscì sbattendo la porta, tanto che anche Katherine si svegliò e si guardò intorno. «Che è successo?» domandò abbastanza stordita, puntando gli occhi in quelli di Sebastian che fissava la porta come se fosse la bestia più schifosa che avesse mai visto. «Ho avuto una discussione con Adam, ma tranquilla, è tutto risolto.» Risolto non era niente, ma per ora voleva tenersi quei problemi per sé. Certe volte si sentiva come se nessuno potesse capirlo, come se fosse solo su quella Terra desolata e lacerata da conflitti che, anche se non si vedevano, continuavano a uccidere innocenti. Katherine decise che non era il momento per porgli delle domande visto che sentiva quanto era arrabbiato e nervoso. Si alzò mettendosi al suo fianco e accarezzandogli una guancia, proprio come lui faceva quando era lei quella a stare male. L'uomo la osservò e non poté non sorridere. «Quando vorrai parlare, io ci sarò.»

Gli sorrise a sua volta e poi ritornò a sedersi sulla poltrona, ammirando il fuoco e socchiudendo gli occhi. L'Alpha non voleva ancora parlare di quello che era successo, ma forse un argomento lo aveva già trovato. Si era ripromesso che avrebbe aspettato, ma voleva sapere a tutti costi che cosa volesse dire il ciondolo che aveva ancora in tasca. Lo estrasse e si alò, avvicinandosi lentamente alla compagna che stava ancora osservando le lingue di fuoco. Si sedette tranquillamente sull'altra poltrona e richiamò la sua attenzione. Glielo mostrò e la ragazza rimase immobile per alcuni secondi. Pareva essersi pietrificata visto che non sbatteva neppure le palpebre. Deglutì e osservò quella collana che sembrava riconoscesse, e forse era proprio così. Ma in fondo aveva senso, se quell'ibrido aveva detto a Sebastian di consegnarlo a Katherine, ovviamente lo conosceva. «Dove l'hai t-trovato?» balbettò incredula, allungando una mano tremante e racchiudendo nel suo palmo il ciondolo. Glielo prese dalle mani con assoluta delicatezza, stringendolo leggermente e chiudendo gli occhi per qualche secondo. Quella reazione fece capire al Re che non era solamente una collana da quattro soldi; aveva un valore sentimentale. «Me l'ha data Halem e ha detto di dartela e che la prossima volta avrebbe finito il lavoro che iniziò tanto fa.» In quel momento però, dopo che le parole dell'altro Alpha gli rimbombarono nella mente come bombe, capì a cosa si stava riferendo. Si alzò di scatto, portandosi entrambe le mani tra i capelli e aspettando che la bionda dicesse la teoria che lui aveva appena elaborato. Però, le parole della giovane non giunsero alle sue orecchie, ma solo singhiozzi.

In quel momento non serviva nemmeno una sillaba per capire come stavano le cose. Entrambi avevano capito tutto ed entrambi avevano compreso quanto la vita potesse essere troppo breve per non essere vissuta. «E-era un regalo c-che mi fecero i-i miei genitori.» Dire che il mondo le era crollato addosso era poco. Non poteva credere che poco tempo prima aveva davanti agli occhi l'uomo che aveva sterminato il suo branco ma che aveva lasciato in vita una bambina, nascosta nel grande armadio della camera dei genitori. Sebastian chiuse gli occhi e le mise un braccio intorno alle spalle. Non sapevano ancora come ucciderlo, ma un modo l'avrebbero trovato, anche se ci sarebbe voluto molto tempo, forse decenni. Se gli ibridi poi avessero continuato a modificarsi, allora sarebbe stata un'impresa. «Mi dispiace piccola, so che niente e nessuno potrà riportare indietro i tuoi genitori, ma ti prometto che farò di tutto per uccidere quell'ibrido.» La lupa non sembrava affatto consolata, anzi, pareva arrabbiata. «Lo ucciderò io, non tu. Sono io che devo vendicarmi e non lo farò fare a qualcun altro» disse convinta e con una nuova luce negli occhi. Da quando l'aveva conosciuta non l'aveva mai vista così tanto determinata, ma non poteva biasimarla, lui avrebbe fatto lo stesso. «E lo so che sono incinta, ma starò attenta, in più non lo affronterò da sola, anche perché non credo che me lo permetterai.»

The Alpha KingWhere stories live. Discover now