Notte Ad Anacapri.

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L'orologio toccava quasi la mezzanotte e mezza, ma il silenzio era calato già da almeno un paio d'ore. Decisi di chiudere Norwegian Wood e di uscire a fare un giro, per fumare una sigaretta ed aspettare una telefonata che sapevo non sarebbe arrivata. Indossai un pantalone casual e delle scarpe, entrambi bianchi, ed una maglietta a maniche lunghe grigia. Mi accorsi, guardandomi allo specchio, che quelle tonalità riflettevano come mai prima d'ora il mio stato d'animo: il mio volto era rilassato, quasi privo d'espressione, ma senza neanche una nota di tristezza. Inizio a notare i benefici della solitudine, pensai, mentre sfilavo il codino e aggiustavo i capelli che mi cadevano sulle spalle. 
Infilai tabacco, filtri, cartine ed accendino in tasca, con il libro sotto il braccio a mo' di giornale. Scelsi di portarlo con me per leggerlo, nel caso mi fosse venuta voglia ed avessi trovato un posto abbastanza illuminato. Inoltre, mi piacque l'idea di poter sembrare un personaggio particolare agli occhi dei pochi passanti. Dopotutto, ad Anacapri non ci sono tanti ragazzi sui vent'anni, specialmente con i capelli lunghi e qualche accenno di barba, che passeggiano a mezzanotte inoltrata con un libro di Murakami.
Uscii dal salone, attraversai rapidamente il terrazzino ed entrai nella stanzetta all'ingresso. Lì il buio era estremo, e dovetti andare a tentoni due volte prima di riuscire a girare la chiave della porta che dava sul vicoletto. La tirai verso di me lentamente, affacciandomi col viso come se non sapessi cosa aspettarmi dall'esterno.

Una volta aperta, la luminosità cambiò poco. Le Boffe sono un complesso di vicoli e viuzze troppo strette perché ci siano lampioni. Ogni tanto, qualche lume all'entrata delle case colora le stradine di un giallo tenue. Uscii, chiudendo la vecchia porta di legno alle mie spalle e svoltando subito a sinistra, avviandomi verso il centro del paesino. Al campetto di dodgeball alle spalle della chiesa svoltai a sinistra, aggirando la piazzetta che mi sarei goduto al ritorno. Passeggiavo con calma, paradossalmente scosso dal senso di tranquillità che mi pervadeva. La camminata era incostante, a tratti acceleravo come se fossi stato inseguito da qualcuno, ma l'unica ombra che era sempre dietro di me era quella dell'inquietudine degli ultimi anni.
Camminando, rollai male - come sempre - una sigaretta e la accesi, rischiando più volte di far cadere il libro. Imboccai Via Orlando, una strada più larga e leggermente più illuminata, incontrando qualche coppia di mezz'età ed un paio di gruppi di ragazzi, oltre che due cani con i rispettivi padroni che uscivano per l'ultima passeggiata della giornata. Tutti si salutavano, chi per tornare alla propria abitazione, chi per continuare la propria serata altrove, magari approfittando dell'ultimo pullman della notte per scendere nelle viscere chic di Capri. Dopotutto, era sabato sera. Un sabato sera atipico, per un'isola più vuota del solito a causa di forze maggiori.

Titubai un po', prima di gettare la sigaretta ormai finita ed attraversare la vuota piazzetta dei taxi, dirigendomi verso Via Axel Munthe. Salii le scale e girai a sinistra, verso Villa San Michele. Essendo una parte dell'isola ancora più in alto rispetto al paesino, il silenzio si fece ancora più assordante. Solo il vento, insieme a qualche cicala ancora sveglia, lo interrompeva, facendo frusciare con leggerezza le foglie degli alberelli. Ma per la prima volta dopo tanto tempo, mi accorsi che non mi dispiaceva affatto. Restai quieto, proseguendo ed osservando le vetrine dei negozi chiusi ai miei lati. Mi soffermai per un momento sul negozio di dolci, dove ebbi un flash della mia infanzia: quando da piccino passeggiavo con mia madre e mio padre qui intorno, mi ritrovavo sempre con la mano che affondava con avidità fanciullesca in una ciotola di ceramica contenente cubetti di cioccolata da poter assaggiare gratuitamente. C'erano solo due gusti, ma dal sapore unico e per cui andavo matto: all'arancia e al limone. Socchiusi gli occhi per qualche secondo, riassaporando con la mente il primo, il mio preferito.
Più avanti c'era la bottega di un pittore, un pittore molto vecchio. I miei genitori comprarono due quadri da lui, tempo fa, sperando che salissero di prezzo dopo la sua dipartita. Per fortuna - o purtroppo se vogliamo essere egoisti - questa deve ancora arrivare. È incredibile come certe persone sembrino quasi vivere per sempre. Quegli anziani che vedi di rado ma in maniera costante, di cui senti la presenza anche quando scompaiono. Come se non fossero strappati via dalla vita, ma sostituiti da delle sensazioni. Persone a cui non sei particolarmente affezionato, che non ti lasciano un vuoto, ma che immagini con un po' di malinconia seduti ancora su quella panchina, anche se ci sono più.

Notte Ad Anacapri Where stories live. Discover now