Capitolo 15 (Seconda Parte) - Slaughter party

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Prese un respiro profondo, cercando con tutte le sue forze di ignorare le fitte lancinanti e di non cadere. L'unico posto dove poteva trovare qualcuno che potesse aiutala era al piano superiore, quindi si diresse, arrancando il più velocemente possibile, su per le scale.

Non riuscì ad arrivare in cima alla prima rampa che inciampò, sbattendo le ginocchia sui gradini. Il dolore era così forte che neanche le urla riuscivano più ad uscirle di bocca. Proseguì la sua salita in quella posizione, trascinandosi su solo di un paio di gradini, poiché qualcosa, o meglio qualcuno, la prese per la caviglia, tirandola di nuovo verso il basso.

Con un'ultima scarica di adrenalina provò a far mollare la presa al suo assalitore, scalciando e dimenticando per un attimo il dolore. Ma senza risultati.

Venne trascinata ancora un po' più giù e, quando venne lasciata, l'ultima cosa che vide fu la suola di uno scarpone che le schiacciava la testa contro un gradino.

Jason fu molto soddisfatto del suo operato e sentiva la voce di sua madre che si congratulava con lui, orgogliosa. "Bravo il mio bambino. La mamma è molto fiera di te. Ora vai, non hai ancora finito." Lui annuì, mancava ancora una persona e avrebbe reso questo ultimo lavoretto un capolavoro.


Si diresse nella zona più centrale della città, passando da vicoli e strade secondarie, assicurandosi di non essere visto da nessuno. Arrivato al negozio della guida fasulla, andò sul retro. Voleva prendersela un po' più comoda con lui, quindi doveva stare ancora più attento a non allarmare nessuno.

Nella strada sul retro, completamente buia, non gli fu difficile trovare la porta che gli serviva. Ne forzò la serratura con facilità, era alquanto vecchia, e si trovò davanti la rampa di scale che portava a casa del negoziante e la porta, decisamente più nuova della precedente, per il suo luogo di lavoro.

Al piano superiore l'accesso all'appartamento era stato lasciato aperto, quindi Jason non ebbe problemi ad arrivare alla camera da letto dell'uomo. Da quel che aveva visto, non importava se si fosse messo a gridare. Quella era una zona commerciale e gli unici palazzi con abitazioni erano abbastanza lontani da non accorgersi di eventuali richieste di aiuto.

Jason era disgustato dall'uomo che dormiva ignaro davanti a lui, completamente nudo se non per un paio di boxer. La rabbia lo invase e seppe immediatamente cosa fare. Quell'uomo doveva soffrire, gliel'avrebbe fatta pagare molto cara per gli anni che aveva passato facendo entrare chiunque nel suo territorio, per non parlare del fatto che li portava anche alla tomba di sua madre. Jason era a dir poco furioso, una rabbia decisamente diversa dalla solita.

Lo afferrò per una caviglia e lo tirò giù dal letto, facendogli sbattere la testa sul pavimento.

Non usò armi quella volta, né il machete né tanto meno l'ascia. Fece tutto da solo. E si divertì parecchio nel farlo.

Quando ebbe finito, e dopo aver ammirato il tutto, recuperò l'ascia, che aveva momentaneamente appoggiato di lato, e si diresse verso casa della ragazza. A quel punto aveva già preso una decisione.


Jasmine si svegliò appena in tempo per poter fare colazione con i suoi genitori, grazie a un Finn stranamente agitato che le leccava la faccia.

"Va bene, va bene, sono sveglia" lo accarezzò sulla testa, poi lui si diresse verso la finestra aperta, abbaiando una volta sola in quella direzione.

Qualcosa che brillava al sole, appoggiato sul davanzale, la accecò per un attimo. Si alzò dal letto per andarlo ad esaminare e improvvisamente fu felicissima di quella sveglia non proprio tranquilla.

Welcome to Crystal Lake (ITA)Where stories live. Discover now