Episodio 13

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Il mio ritorno a scuola, quella mattina, era stato un ritorno alla vita: salutavo e sorridevo a tutti, canticchiavo, mi ero pure divertita alla lezione di biologia! Ma tutta la magia era finita all'ora di pranzo. Infatti, avevamo deciso di mangiare fuori per il sole che illuminava e riscaldava tutto, rendendo più sopportabile il gelo invernale. Nel cancello, era appoggiato Alessandro.
<Ragazzi torniamo dentro> avevo mormorato. Timothée, accanto a me, aveva guardato nella direzione del mio sguardo, aveva stretto i pugni finché le nocche non gli erano diventate bianche, irrigidendo la mascella. D'istinto, gli avevo accarezzato una mano, facendogliela aprire, ed intrecciandola con la mia. Avevo guardato quella specie di strano quadretto per un po', poi avevo fissato lui, che aveva lo sguardo imbambolato sul nostro intreccio inusuale, poi mi aveva guardata negli occhi. Ci eravamo scambiati un piccolo sorriso, lui si era rilassato e, con una sola mano, avevamo continuato a mangiare. La figura di Alessandro rimaneva lì, minacciosa, ma non guardava nella mia direzione, bensì dall'altra parte dove Giulia, quella mattina pettinata come me, mangiava, seduta di spalle al cancello, con i suoi amici. Finimmo di mangiare in fretta, poi ci precipitammo dentro. Sentii che Alessandro chiamava la mia amica con il mio nome, e che lei mi indicava. Di scatto mi girai, incontrando lo sguardo incazzato di Alessandro. Suonò il campanello della scuola, e la bidella gli aprì. Si incamminò a passi svelti verso di me, mentre Timothée e Lucas mi si paravano davanti. La scuola, che era riversa nei corridoi per i cambi di ore e per la fine della pausa pranzo, si ammutolì. La bidella era bianca come un cencio. <Eúdore torna immediatamente a casa> sentenziò, da dietro la montagna composta dai miei amici. Li spostai dalla mia visuale, fronteggiando il mio futuro marito. Tutti guardavano la scena, ed io volevo sotterrarmi, o fuggire via. Sentii le dita di Timothée, leggere e rassicuranti, che mi sfioravano il polso, in cerca di un contatto più stabile e forte simile a quello di prima. Ricambiai con uno sfioramento veloce, tornando allo sguardo di Alessandro. <No, sono fuori dalla comunità> dico. Alessandro ritrae, come se avessi bestemmiato o lo avessi schiaffeggiato. Invece, solleva una mano e me la stampa sulla guancia, così forte, che mi fa girare la testa. Poi mi prende per i capelli e mi trascina via. Tutti ci guardano. Io sto zitta. Sento una porta che si apre. <Lasciala immediatamente> tuona la vicepreside. <Lei è mia moglie, ci faccio ciò che voglio, capito?!> urla. <Lasciala immediatamente> ripete ferma. Con uno strattone, mi lascia, spingendomi a terra. Poi mi sputa sulla guancia dove prima mi ha colpito. <Dirò tutto ai tuoi, e ti farò morire di vergogna davanti a tutti: è solo l'inizio>

Έúδορε/Timothée Chalamet.Kde žijí příběhy. Začni objevovat