L'uomo angosciato

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Ore 12:14, dal Cleveland Clinic Hospital arriva una chiamata al pittore emergente Isaac Scott. Una chiamata che lo distrusse completamente. "Salve stiamo parlando con il signor Scott? Figlio di Amelia e Natan Scott?" "Sì sono io, cosa succede?" Era ancora tranquillo, ma leggermente preoccupato. "Mi duole avvisarla..." Tutta la sicurezza del giovane pittore crollò con questo inizio di frase, cosa poteva significare se non quello? La morte dei suoi genitori. Un brivido gli percorse la schiena, più serio che mai guardava il terreno immaginando cosa avrebbe detto pochi attimi dopo la persona che lo aveva chiamato. Ormai Isaac viveva da solo da circa un anno, guadagnava da viversi vendendo quadri per duecento dollari, era felice. Sapeva che poteva farcela, aveva un gran talento ed era molto ispirato, prima della chiamata stava per l'appunto cominciando uno dei suoi quadri, voleva disegnare un uomo felice, voleva che chi guardasse quel dipinto sorridesse, si sentisse al sicuro. Però ebbe il tempo a malapena per disegnare la forma del volto, poiché venne appunto interrotto dallo squillo del telefono. "Beh..mi duole avvisarla che nella casa dei suoi genitori è divampato un incendio, i suoi genitori non ce l'hanno fatta... condoglianze" Ad Isaac cadde il telefono dalle mani, (prima della conferma) sperò fino all'ultimo momento che si stesse sbagliando, ma non andò così, i suoi genitori erano morti, e anche una parte di lui lo era, quella parte forte, che sapeva resistere agli urti. Erano andati troppo giovani, avevano solo cinquanta anni o poco più. Si distese sul pavimento incartocciandosi a piangere. "C'è qualcuno?" Chiedeva ancora la persona al telefono, nessuna risposta dal pittore, dopo poco quell'uomo chiuse il telefono. Isaac andò all'ospedale per vedere i genitori per un'ultima volta, almeno una. Arrivò lì nel giro di un'ora, scese all'obitorio. Vide i cadaveri dei suoi genitori, erano completamente abbrustoliti, il fuoco aveva distrutto tutto arrivò addirittura alle loro ossa. La casa era completamente bruciata. Tutti i suoi ricordi, lì c'era la sua storia, tutto era andato in fiamme. Tornò a casa. Si distese per terra. Cominciò a piangere, pianse talmente tanto che finì le lacrime. Dopo circa un ora che era disteso sul pavimento a piangere alzò lo sguardo, vide quel dipinto che qualche ora prima aveva cominciato, il dipinto che doveva trasmettere felicità a chi lo osservava. Isaac ebbe un'idea, non gli venne dalla ragione, ma dal dolore. Prese la matita appoggiata sopra la sua scrivania, finì la base del suo quadro, non sapeva cosa disegnava, la matita procedeva da sola. Si allontanò per guardare la sua opera e rimase perplesso. Disegnò una faccia spaventata, fissava qualcosa che lo angosciava. Qualcosa di raccapricciante. Da dentro gli sembrava che questo non bastasse. Ormai non ragionava più, perse la possibilità di ragionare. Andò in bagno e prese un rasoio, lo ruppe, prese la lametta, andò nel suo studio e prese la tavolozza. Camminò lentamente in preda ad un pianto incontrollabile verso la tela e si fermò. La fissò per qualche secondo. Prese il pennello e il colore azzurro che erano poggiati per terra. Spruzzò il colore nella tavolozza ed intinse il pennello per dipingere lo sfondo dell'opera. Prese anche il blu per fare uno sfondo sfumato nell'opera. Adorava quello sfondo. Adesso però doveva dipingere il corpo. Prese il taglierino e incise nel suo braccio la lettera A (di Amelia) e fece colare il sangue sulla tavolozza già sporca di azzurro. Prese un altro pennello dal terreno, lo intinse con il suo sangue e con la poca forza che aveva cominciò a dipingere. Il braccio gli faceva malissimo, ma non voleva fermarsi, voleva lasciare qualcosa. Il sangue nella tavolozza finì, poteva riempirlo con il sangue che ancora usciva dal braccio ferito, ma non volle, si sentiva colpevole per la morte dei genitori, voleva farsi del male, voleva punirsi. Incise la lettera di suo padre nell'altro braccio, ricominciò a piangere sia per il dolore fisico che quello spirituale e qualche lacrima cadde nella tavolozza rendendo il sangue meno denso. Tremando ricominciò a dipingere, sentiva il rumore del pennello che toccava la tela, un rumore che lo rilassava, ne aveva bisogno. Il quadro era finalmente finito. Era perfetto, lo amava. Però mancava qualcosa. Un dettaglio.  Riprese il taglierino in mano e sussurrò al quadro "Ci vediamo dall'altra parte, finalmente incontrerai i miei genitori! Non vedo l'ora" Avvicinò il taglierino al collo del protagonista dell'opera e fece un taglio obliquo sul suo collo. Lo allontanò per avvicinarlo al suo e con una forza disumana fece un taglio sul suo collo. Uscì un forte schizzo, con quel poco sangue che rimaneva nel suo corpo, il quale sporcò non solo l'uomo del dipinto, ma anche lo sfondo dell'opera. Isaac perse la vita. Secondo i medici è morto verso le otto e trentasei di sera, ma in realtà lui era morto dopo quella chiamata, quando era sdraiato a piangere con il medico al telefono che chiedeva se c'era qualcuno che lo ascoltava. 


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