The letter

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Ormai erano passati molti anni da quando Hiccup era diventato Capo e da quando Sdentato e gli altri draghi se ne erano andati forse per sempre dal mondo che noi conosciamo. La vita a Berk era di nuovo cambiata e, nonostante tutto, nessuno aveva dimenticato ciò che era successo.

Valka, da quando era tornata, era sempre stata vicino al figlio per sostenerlo e pure Skaracchio che, nonostante la sua avanzata età, continuava a scaldare il forno della fucina di Berk. Hiccup e Astrid erano diventati i genitori di due splendidi bambini, Nuffink e Zephyr, e quel giorno di primavera erano tutti insieme nella Grande Sala.

I due fratelli giocavano mentre i genitori finivano di svolgere le ultime mansioni giornaliere prima di cena.

"Papà," disse Zephyr cercando di attirare l'attenzione del padre, "Questo nel ritratto eri tu quando eri piccolo?"

Il Capo di Berk si avvicinò alla figlia. Stava osservando i quadri dei Capi di Berk con i loro successori e in particolare ne aveva notato uno. Un robusto vichingo adulto, con una folta barba rossa, che teneva un braccio sulle spalle ad un ragazzo mingherlino con in testa un elmo un po' grande per lui.

"Sì, tesoro, sono io. Sono passati molti anni da quel giorno."

Hiccup ricordava bene quel giorno in cui aveva dimostrato al padre che, pur non avendo chissà quale forza fisica, era un vichingo degno del suo nome. Ne erano passate davvero tante da allora: tra il Morte Rossa, la Riva del Drago, Ryker, l'Alfa, Viggo, Johann, Grimmel, Drago Bludvist... Davvero troppe.

Nel frattempo era arrivato Nuffink e aveva staccato il quadro dalla parete. Lo osservò un attimo e disse "Un giorno, quando diventerò io il capo, voglio essere bravo quanto te e il nonno!"

"E lo sarai, forse anche meglio di noi due messi insieme." Ne era davvero convinto.

Hiccup non poteva essere più contento. Era fiero dei suoi figli e felice di aver sposato una donna forte e intelligente come Astrid.

"Che tipo era il nonno?" chiese Nuffink curioso. Hiccup si rattristò un attimo prima di far sedere il figlio sul suo ginocchio destro. Zephyr si sedette vicino ad Astrid, ascoltando.

"Beh, tanto per iniziare, il nonno era la persona più coraggiosa del mondo. Sin da quando era piccolo, la gente sapeva che sarebbe diventato uno dei migliori, se non il migliore Capo di Berk. Ha sempre fatto il suo lavoro e aiutato la sua gente senza mai lasciare indietro nessuno. Da piccolo ero affascinato da tutta la sua fermezza e integrità. Era una persona meravigliosa e avrebbe, anzi ha, sacrificato la sua per proteggere le persone che amava."

"Secondo te gli saremmo piaciuti?" chiese il piccolo sempre più curioso.

"Vi avrebbe adorati." Disse Astrid, sorridendo a Hiccup. "E ora ci guarda dal Valhalla con suo padre e suo padre prima di lui."

A quelle parole, Nuffink abbracciò il padre, ora ben diverso dal ragazzino del ritratto.

"Si è fatto tardi" notò Hiccup dopo un po'. Prese il quadro dalle mani di Nuffink per rimetterlo a posto. "Per oggi qui abbiamo finito, andate a casa, vi raggiungo fra poco."

Stava per rimettere il quadro alla parete quando si accorse che c'era qualcosa di strano sul retro. Un foglio arrotolato legato con un nastro rosso ad un piccolo chiodo che sporgeva. Lo staccò e lo aprì per leggerne il contenuto e per poco non gli venne un colpo.

"Non è possibile" pensò sbigottito.

La scrittura era chiara e abbastanza larga. Hiccup l'avrebbe riconosciuta tra mille.

Astrid notò il tutto e si avvicinò al marito. "Hiccup, tutto okay? Cosa..." ma si fermò vedendo ciò che Hiccup teneva tra le mani. "È ciò che credo che sia? È...?"

Hiccup annuì, con le mani tremanti. Si sedette sulla prima panca a portata di mano, seguito da Astrid, e aprì tutta la lettera.

"Preferisci che ti lasci solo?" Chiese Astrid con un tono dolce.

"No, resta. Solo..." Non ci fu bisogno di finire la frase. Appoggiò la testa sulla sua spalla di lui e rimase in silenzio, aspettando.

Hiccup le fu grato e, dopo aver preso un lungo respiro, iniziò a leggere.

Caro Hiccup

Se stai leggendo, probabilmente in questo momenti ti sto osservando dal Valhalla con tua madre accanto a me. Mentre ti scrivo questa lettera, non so se ora sei già sposato con Astrid o che ma so che sei diventato Capo di Berk. Il più grande dei capi.

So per certo che tutto lì a Berk va bene, anzi benissimo. Perché, in fondo, ho sempre saputo che saresti diventato un capo migliore di me, ne ero certo.

So anche di non essere stato il padre perfetto ma io ti ho sempre voluto bene, sin dal primo momento. Sei un ragazzo di cuore e il popolo di Berk ti amerà per questo.

Quando sei nato, eri troppo piccolo. Tua madre credeva che non ce l'avresti fatta ma io sapevo già che saresti diventato l'uomo forte e intelligente che sei ora.

Mi dispiace per tutti quei momenti in cui non ti ho dato retta e ti ho ignorato. Ero troppo impegnato a fare il capo per non notare che mi stavo perdendo dei momenti bellissimi con mio figlio.

Sai, somigli molto a tua madre. Anche lei pensava che i draghi fossero delle creature magnifiche con cui bisognava cercare di instaurare un rapporto e smettere di ucciderli. Non le ho mai dato retta su questo punto. Ero troppo accecato dall'odio che provavo verso quei mostri per capire tutto e lo fui anche quando ce la portarono via, ma tu sei riuscito a farmi cambiare idea.

Tu, il mio amato figlio avuto da quella fantastica donna che era diventata da non molto mia moglie, che però ci ha lasciati troppo presto.

Spero con tutto il cuore che tu trovi la compagna che ti renda la vita migliore, come con me e tua madre, anche se penso che tu l'abbia già trovata e non potrei essere più fiero di te.

Non so quanti e quali nuovi pericoli e sfide dovrai affrontare quando io non ci sarò più ma sono certo che ne sarai all'altezza e che io sarò lì accanto a te. Non mi sentirai né mi vedrai ma io ci sarò sempre per te, per mio figlio che ho amato e sempre amerò più di me stesso. Io sarò lì a darti consiglio nella notte e nei tuoi pensieri, a qualunque costo.

Sii l'uomo che ho cresciuto e di cui vado fiero e non permettere a nessuno di farti dubitare della tua gente e della tua famiglia.

Continua a rendermi fiero di te, finché avrai vita e ricorda: io sono con te.

Sono fiero di poterti chiamare figlio.

Con amore,

Papà


Il volto di Hiccup era bagnato dalle lacrime che avevano già da un po' iniziato a sgorgare dai suoi occhi verde foresta.

Doveva aver scritto la lettera prima di tutta la faccenda di Drago Bludvist, prima che ritrovassero la madre prima che lui...

Astrid non aveva ancora detto niente ma continuava a tenerlo stretto, come se ne valesse della sua vita.

"Astrid... Io..." disse Hiccup tra un singhiozzo e l'altro.

"Non dire niente, non ce n'è bisogno. Non ti preoccupare"

Rimasero avvinghiati l'un l'altra per qualche minuto. Poi decisero di tornare dai loro figli.

Hiccup non si staccò dal foglio nemmeno per un secondo quella sera.

Suo padre non si sarebbe mai pentito delle parole che aveva scritto tanti anni prima. Mai.

The letter - a Dragon Trainer OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora