Capitolo: diciannove

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Harry guardò l’ora e decise di chiamare Johannah per dirle che erano in ospedale perchè Louis era stato picchiato, lei disse che si sarebbe fiondata in ospedale appena portate le bambine dal loro padre.

Harry sospirò e si accovacciò su una delle poltrone nella sala d’aspetto, prendendosi le ginocchia al petto e appoggiando la testa sulle ginocchia. Era sfinito e preoccupato.

Osservava la porta da cui sarebbero dovuti uscire i dottori con informazioni di Louis, quando finalmente un infermiere lo avvicinò.

- Louis sta bene, ha una piccola lacerazione dello stomaco dovuto al rompimento di due costole, serve solo del riposo. Vuole venirlo a vedere? - . Harry scattò in piedi, leggermente sollevato per le notizie e annuì.

L’infermiere lo guidò fino alla camera. Una volta arrivati alla porta entrò, mentre Harry rimase immobile davanti ad essa a fissare il numero. 221. La stessa camera dove aveva passato i due anni peggiori, o forse migliori da quando aveva incontrato Louis, della sua vita. L’infermiere lo guardò storto.

– Tutto bene? - .

- S-sì, ma questo piano non era oncologia? - .

- Sì, ma un mese fa hanno cambiato oncologia con medicina interna. - . Harry annuì pensieroso.

- Vuole entrare? – lo esortò. Harry annuì impercettibilmente mandando a quel paese la concidenza del numero di camera ed entrando timidamente nella stanza, mentre si guardava intorno.

Riconobbe subito ogni dettaglio, poi vide Louis e lasciò stare i ricordi per avvicinarsi e prendergli la mano, ma dormiva.

- Non lo faccia faticare. Adesso arriverà un dottore per suturargli il taglio. - . Detto questo l’infermiere uscì, lasciando Harry a guardare Louis che si stava svegliando.

- Ehi, Lou, va tutto bene. Devi solo stare fermo e riposarti. Ho già chiamato tua mamma e ha detto che sta venendo. So che non vuoi farla preoccupare, ma deve sapere e io non sapevo cosa fare... - . Louis lo zittì allungando un dito verso le sue labbra.

- Va bene così, lo avrei fatto anche io. – sorrise e Harry annuì sedendosi accanto a suo letto, su una sedia, poco dopo arrivò anche Jay.
 

Mentre i due ragazzi stavano parlando ormai già da un’ora di musica e Johannah era andata a prendere del tè per Louis, il maggiore iniziò ad agitarsi un po’, mentre Harry iniziava a preoccuparsi.

- Louis, vado a chiamare qualcuno? - . Il moro scosse la testa velocemente con il viso imperlato di sudore.

Louis stava sudando come mai, a causa dei conati che si sforzava a trattenere, ma era uno sforzo troppo grande per il suo corpo così stanco. E così si arrese. Tirò su il busto e rigettò nella ciotola di plastica che il riccio gli teneva saldamente sulle gambe.
 

Ogni volta che Louis riempiva di rosso quella ciotola, ed era successo ormai già quattro volte, a Harry si contorceva lo stomaco. Vedere Louis così debole era struggente e si chiedeva se anche il moro si fosse sentito così a Natale, nella sua camera a vedere proprio il piccolo in quelle condizioni.

Louis si lasciò cadere ancora una volta all’indietro, tornando sdraiato, mentre Harry appoggiò la ciotola su un tavolino in attesa di un’infermiera che la avrebbe sostituita.

Poi si riavvicinò a Louis, che teneva gli occhi chiusi, ormai stremato, e iniziò ad accarezzargli la fronte impleralata di sudore dolcemente, osservando i tratti dolci del più grande, mentre quest’ultimo si addormentò.

- Signor Tomlinson? - . Un dottore entrò cautamente e senza fare troppo rumare nella camera dei due ragazzi, tenendo in mano una cartella medica.

- Veramente Louis dorme, credo. Io sono Harry. - . Il ragazzo porse una mano, subito stretta dal dottore che poi appoggiò la cartellina su un tavolino, mentre un’infermiera, al seguito dell’uomo, cambiava la ciotola.

Our Own Struggle - ((Larry Stylinson AU))Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang