Chissà...

3 0 0
                                    


Quella era una storia come tante. La storia che avrebbero sempre voluto raccontare e mai ne erano stati in grado. La svolta che avevano cercato per tutta la vita e mai era arrivata. La parola che era sempre rimasta lì sulla punta della lingua e a cui ancora non avevano dato un nome, un'identità.

Ma che dico una storia, era una vita. Lì non si fingeva, o forse sì, o forse solo per metà. Era quel volto che avevano incontrato distrattamente per andare a lavoro, era anima di quell'artista di strada che non avevano considerato troppo, sguardo di quel poveretto da cui tutti si erano allontanati, occhi di quel giovane che ancora non conoscevano la loro sul mondo, dolore di quella donna di cui tutti vedevano solo sorrisi. Erano le dosi di chi si faceva in un bagno di case popolari, le dosi di chi si faceva di un'emozione nuova. Senza provare paura. Sentendosi immortale.

Erano i giovani degli ideali, e gli anziani delle abitudini, le generazioni che erano tutte uguali. I bambini che erano stati, che erano ancora. Erano le fragilità, gli anfratti nascosti, i traumi, gli abbracci mancati, degli altri. Le volte in cui si erano ripetuti di essere rocce senza aver bisogno di altro, di non provare più sentimenti, di essere diversi dagli altri. Erano gli altri. Erano loro. Tutti gli sbagli che avevano attribuito loro, i comportamenti che si erano perdonati, quelli che ancora li facevano adirare contro loro stessi. Erano le bocche che avrebbero voluto baciare e non erano riusciti, il lento scorrere dei giorni che avevano sprecato, il ronzio di alcune scelte che non avevano fatto. Era lo specchio che guardavano ogni mattina, chiedendosi chi fossero, e chi avrebbero dovuto essere. Era il groppo in gola, la palpitazione veloce. Erano le schiene che avevano accarezzato e non erano le loro, le mani, non loro, mai. Il profumo di crema calda dalla cucina, quello di vernice fresca della casa nuova a dodici anni, casa loro, mai. Era la pienezza di chi nella vita aveva dovuto dir loro 'arrivederci' eppure li aveva compresi, per il groviglio limpido che erano. Erano gli incidenti che li avevano travolti, i freni sull'asfalto, il boato. Gli imprevisti degli incontri, le casualità che non esistevano, le bellezze collaterali. Il fluire rilassante delle onde, le loro canzoni, l'odore della carta, l'inchiostro delle loro esperienze. Ciò che ne era uscito dopo le lacrime. I ricordi che si erano stratificati in loro costruendone il carattere, chi erano riusciti a non dimenticare. Chi parlava la stessa lingua e completava le frasi che iniziavano. Era lei, era lui, erano tutti. Le gioie i dolori della vita. Da far girare la testa e ricominciare da capo. Da vivere e morire tutto d'un fiato.

Le loro esistenze si erano incrociate a metà via. Quando non erano troppo giovani per perdersi né troppo maturi per incagliarsi. Ma abbastanza vibranti da percepirsi simili senza guardarsi.

Il caso li aveva fatti incontrare. Poi la scelta, furtiva e decisa, li aveva uniti. E ora si ritrovavano a suggerirsi un desiderio. Dar vita, insieme, a qualcosa. Ma il filo mancava. Vagava negli abissi anelando la superficie. Forse in attesa di qualcosa in grado di riannodarlo. Di richiamarlo verso l'alto. Eppure loro rimanevano ancorati e presenti agli altri mentre una nube di ricordi continuava a tempestarli.

Ne avevano di molto diversi, alcuni diametralmente opposti, altri tremendamente simili. Se per una facevano rumore, per l'altro erano più silenziosi, seguivano il corso delle stagioni, il loro lento andare verso quella successiva. Per uno si intrecciavano con il ritmo della natura che dal seme arriva alla pianta. Per l'altra assomigliavano al ritmo affolato ed assordante di alcune spiagge d'estate.

Il filo sembrava riannodarsi. Trovare un capo da prendere all'altra estremità per poter continuare. Le proprie differenze. Le proprie affinità. Raccontarle.

"Chissà cosa potremmo scrivere", si chiedevano. "Magari uniamo incipit di pensieri trascorsi e vediamo cosa ne esce..", diceva lei. "E se li mantenessimo distinti? Magari c'è più di una storia da raccontare", chiedeva l'altro.

"Proviamoci, facciomolo!", disse lei.

Le penne avevano iniziato a scorrere sulla carta. Le dita a muoversi sulla tastiera, impetuose e radipe in un tempo, lente e incerte in un altro.

La storia di queste storie era iniziata.

Perché non partire dalle parole? Non c'è concetto più astratto e soggettivo. Le parole.

"Cos'è per te un legame? Cos'è per me?"

Legame significa farsi male. Idealmente dovrebbe significare dar giovamento alla propria anima, attorniarsi di comprensione, sguardi complici, poter essere se stessi.

Ma praticamente, ovvero nella pratica delle cose, legame vuol dire un po' patimento, mettere nelle mani di qualcun'altro i propri pensieri, uscire dall'isolamento delle proprie paure, e condividerle. Rischiando che si sgretolino.

"Ecco, condividere paure. Questo è per me un legame. Cos'è per te?"
"Per me è sentirsi parte di qualcosa. Percepire, fuori da sé, della magia. È osservarla. Riconoscerla. E volerla conoscere. Tu la senti questa magia? La vedi?".

"E la paura, invece, che cos'è per te? Che cosa rappresenta?

Io la vedo come quel calcio che ti lascia senza fiato: è il battito che accelera, è il sudore che inizia a inumidirti il volto. Come la parola che non riesce a suonare, come un'emozione che si spegne in gola, la paura è l'ombra che copre la luce della speranza. Della scelta".

"La sento la magia, anche quando mi parli. Solo a che volte la paura sovrasta tutto".

La paura è un muro. Non permette di muoversi, immobilizza. Non puoi andare avanti, e tornare indietro non ti serve a nulla. Hai il respiro corto e ti viene da piangere. La paura è l'incompiuto. La non scelta.

"Stavo pensando, quindi, a cosa fosse per me la scelta. Questa è facile". Le scelte non sono fatte per evitare, aggirare, alleggerire. Le scelte sono fatte per essere pesanti, grandi macigni liberatori di tutti i desideri e gli entusiasmi del mondo. Sono vivaci e fuori dall'ordinario, e non hanno nulla a che fare con la comodità. Non sarebbero scelte altrimenti, no?

"Non credere a chi ti dice il contrario. A chi ti racconta che deve essere così per forza, che tutto è facile. Ci vorrebbe invece un'enciclopedia delle scelte. Qual è il tuo rapporto con le scelte?"

"Eh sì, è proprio così. La scelta è l'atto che sconfigge la paura. È il passo avanti, è l'occhio che torna a spalancarsi per osservare tutte le possibilità che la realtà, solo ora, può mostrargli. È un po' come la luce che squarcia il buio. È aprirsi alla propria identità. Scegliere significa amarsi". Con la scelta ognuno di noi, prima o poi, deve fare i conti. Alla fine, se ci pensiamo, anche non scegliere è una scelta. Non c'è un tempo giusto. Non c'è un modo giusto. Scegliere è un atto personale, intimo.

"Anche non scegliere è una scelta, questa frase mi ha colpito. Credo di essermici imbattuta ad un certo punto della vita, credo che tutti l'abbiano fatto prima o poi".

Si sceglie inconsapevolmente di non scegliere, poi ci si racconta quanto sia più giusto invece darsi una direzione. Si prendono strade, si fanno deviazioni. Si apportano cambiamenti. Tutto diventa, appunto, luce e possibilità. Ma non basta. Le proprie identità ed intimità richiedono compiacimento. La pesantezza di non aver scelto bene lascia impronte più massicce del non scegliere.

"Quando è stata l'ultima volta? L'ultima volta in cui ti sei compiaciuto di una tua scelta...Io ad occhio e croce sei mesi fa e dall'alto osservavo il mare".

"E che cosa ti raccontava quel mare? Forse il mio momento di 'compiacimento' risale allo stesso periodo che citi tu. Mi muovevo nella capitale. La osservavo in tutta la sua immensità da un luogo magico. Il giardino degli aranci. Seduto vicino a un'amica su un muretto pensavo al futuro, dimenticando per un attimo tutto ciò che ci eravamo lasciati alle spalle. Mi sono sentito pronto. Pronto a vivere il presente. In quel momento ho deciso che tutti i pensieri e desideri si sarebbero concentrati in quel tempo. Destinati solo a quel tempo. Che poi, se ci pensi bene, è il tempo della vita".

Il presente. Il tempo impiegato a vivere queste storie, e trascriverne i sentimenti, le parole che descrivevano i nostri punti di vista, i volti che ne avevano colorato i ricordi, i paesaggi colorati di celeste, avevano tutti un unico sapore. Il presente. Che torna a ricordarci cosa significhi tempo, amenità che scivola via dalle mani, impalpabile. In grado di racchiudere tutte le gioie e i dolori della vita. Di far girare la testa e ricominciare da capo. Di vivere e morire tutto d'un fiato.

Quella era una storia come tante, ma era la nostra.

Você leu todos os capítulos publicados.

⏰ Última atualização: Apr 27, 2020 ⏰

Adicione esta história à sua Biblioteca e seja notificado quando novos capítulos chegarem!

"Chissà"Onde histórias criam vida. Descubra agora