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Karen si svegliò nel suo letto con ancora un po' di mal di testa. Aprì lentamente gli occhi e, cercando di alzarsi, si punse con qualcosa. Sollevò il cuscino e sotto, pieno di sangue, c'era un coltello. Si immobilizzò per qualche secondo e cercò di capire cosa stava succedendo: anche i suoi vestiti erano macchiati di rosso, ed era evidente che il sangue non fosse suo.

"Quindi...di chi è?" Pensò.

Inorridita si fece una doccia e lavò i vestiti nel lavandino , ma il sangue era come stampato su di essi. Li lasciò nell'acqua, nella speranza che potessero tornare come prima. Scese le scale di fretta e si sedette a tavola insieme ai suoi genitori e suo fratello, che tremò al solo ricordo della notte. Cercò di non farci caso.

-" Hai dormito bene, Karen?"

-" Si, no è che...un incubo. Tutto qui, ho solo avuto un incubo."

-" Secondo me dovresti riposarti ancora un po', sei molto pallida."

-" Sto bene."

Il padre accese la televisione e, sul canale 3, c'era il solito telegiornale mattutino delle 8.

In pratica, c'erano sempre le stesse notizie di sempre, politica, corruzione, qualche piccolo furto,... ma una notizi che attirò l'attenzione della ragazza: un omicidio nel suo quartiere. La vittima era un tale conosciuto come signor Xanon, il suo nome le era sconosciuto fino a quel momento ma, grazie al tg, scoprì che era Erman. Il fratello si girò verso di lei, alzando un sopracciglio e fissandola con sguardo inquisitore.

-" Povero Xanon, era un uomo molto buono e modesto...chissà chi è il mostro che gli ha fatto tutto questo."

-" Xanon buono?" Rispose il padre sarcastico all'affermazione della moglie.

-" È vero, all'inizio può sembrare avido e meschino ma con me era gentile."

-" Se lo dici tu..."

-" Ti ricordi il prestito che non riuscivamo a pagare? Chi pensi che ci abbia aiutati?"

-" Oh. E non ha chiesto nulla in cambio?"

-" No."

Karen guardò un basso e corse in camera sua con la scusa di dover usare il bagno. Prese il coltello e i vestiti, li mise in un sacco nero e iniziò a piangere ancor prima di potersene accorgere.

" E se...sono stata io ad assassinarlo? L'uomo che ci ha aiutato? Io...sono davvero un mostro?"

-" PERCHÈ NON RICORDO NULLA, DANNAZIONE!"

Disse tra le lacrime lanciando tutto all'aria.

-" Come sono arrivata a questo...?"

***

A casa del professor McCoy, tutto era tranquillo. Il professore dagli irresistibili occhi verdi, era nel suo studio e parlava con il suo burattino

-" Allora, caro amico, come stai?"

-" Non saprei, penso di aver dormito in una posizione scomoda e ora non riesco più a muovermi, le mie gambe sono come due pezzi di legno." rispose lui sarcastico.

-" Non preoccuparti, vedrai che le tue gambe torneranno normali."

-" E tu, Andrew, come stai?"

-" Ho freddo, forse ho bisogno di un po' di legna per il camino..."

-" Giuro che mi trasferisco."

-" Scherzo, scherzo mio caro amico. Come potrei mai darti fuoco dopo tutto l'aiuto che mi stai dando?"

-" Su questo pensavo mi potessi illuminare tu."

-" Oggi sei molto di buon umore, vedo."

-" Mh. Quindi, novità sull'omicidio di Erman?"

-" No, la polizia non ha abbastanza prove per poter capire chi è il colpevole."

-" Chi sarà mai stato?"

Andrew guardò male il burattino e gli disse di tacere, poi uscì dallo studio con il suo amico di legno in mano e lo portò in giardino

-" Quando viene di nuovo quella ragazza? Sai, mi sono divertito un mondo ieri."

-" Verrà quando prenderà un brutto voto sulle capitali: non ha ancora capito che sono da studiare a memoria. Seguendo il suo programma, ora dovrebbe iniziare a fare cartografia e sicuramente non riuscirà a capirla... presumo verrà di nuovo domani o anche oggi stesso, se siamo fortunati."

-" Era da tanto che non vedevo qualcuno di più scemo. Innamorarsi del proprio professore...bah, cose da umani."

-" Esatto, caro, che puoi capirne tu di attrazione? Forse dovrei costruirti una compagna, così magari capirai cosa significa. 'Mai giudicare se non si conosce' dicevano."

-" Preferisco stare solo."

-" Sei proprio una testa di legno. Ma puoi stare tranquillo, sono sicuro che ritornerà oggi."

-" E come fai a dirlo?"

-" È laggiù."

***

Karen cercò di passare la giornata in modo normale, ma la sua coscienza non era più così pulita come prima.

-"Karen, ci sei? Ti vedo un po' troppo distratta."

-"Scusami Annie, che hai detto?"

-"Come non detto... Ho detto che oggi hai la testa tra le nuvole, a cosa pensi?"

-"Niente, niente..."

-"Dai, sono la tua migliore amica non puoi nascondermi nulla."

-"Non ti sto nascondendo nulla."

Avrebbe voluto dirle la verità, la consapevolezza di quello che aveva fatto le pesava sul cuore e voleva confidarsi con qualcuno. Non riuscì a guardare Annie negli occhi, si conoscevano da tantissimo tempo e non le aveva mai mentito.

Sapeva di aver ucciso un uomo, ma non riusciva a spiegarsi come. Alle ultime due ore c'era geografia, come al solito, e la professoressa le restituì la verifica sulle capitali... 6-. Non era proprio convinta, ma era sempre meglio di un 2. Dopo aver finito di distribuire i compiti, l'insegnate iniziò a spiegare cartografia e Karen, ovviamente, non capì nulla. Decise così di andare subito dal professor McCoy per cercare di capire qualcosa in più.

Suonata la campanella, corse subito fuori senza neanche salutare la sua amica Annie. Arrivò alla casa del professore con il fiatone, ma si riprese alla vista del prof in giardino: sembrava quasi che la stesse aspettando...

Delitti a lezione di geografiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora