Molto sangue per nulla

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Ronald aprì gli occhi dopo che il sole gli ebbe accarezzato il viso, entrato dalla finestra della sua casetta all'improvviso, illuminando la piccola camera da letto. Era di nuovo lunedì, come ogni settimana, e come ogni volta, lui non aveva voglia di alzarsi, voleva rimanere a letto, senza pensare che di lì a poco avrebbe dovuto alzare la saracinesca della sua libreria e sedersi alla cassa, sperando di avere qualche cliente. Non ne aveva semplicemente voglia. Ma doveva farlo. Altrimenti chi gli avrebbe dato i soldi per mangiare?
Lanciò uno sguardo verso Miley, la sua gatta bianca, la quale dormiva beata sul parquet.

"Lei sì che non ha bisogno di guadagnare denaro" pensò.

Si alzò in piedi, ancora rintontito dal sonno. Scese a passo lemme al piano di sotto, stropicciandosi gli occhi, e si diresse verso la cucina. Mise la moka piena di caffè sul fuoco e mentre aspettava che la bevanda uscisse gettò uno sguardo alla finestra.

Attraverso il vetro si poteva osservare uno scorcio sul quartiere di Notting Hill. Gli alberi ai lati della strada iniziavano a riempirsi di piccole gemme verdi, e si potevano distinguere alcuni rametti portati dagli uccellini, attenti e laboriosi nel costruire il proprio nido. Era l'atmosfera tranquilla di ogni mattina, eppure...eppure c'era qualcosa che non andava...Ronald si sentiva inquieto, come...come se alla fiammella della vita che aveva dentro fosse stata messa su una campana di vetro, nel tentativo di soffocarla. Sentiva quasi la falce della morte grattargli la schiena. Scacciò quei pensieri con una scollata di spalle, in fondo, si disse, era un lunedì come tutti gli altri. Cosa sarebbe mai potuto accadere?
Staccò la giacca dall'attaccapanni e se la infilò, distrattamente, tanto che la prima volta mise la giacca al contrario. Uscì, e un brivido di freddo gli attraversò la schiena. A Londra la primavera tardava sempre ad arrivare. Infilò la chiave nella toppa per chiudere casa, ma si bloccò. Aveva uno strano pizzicorino sul collo, come se qualcuno gli stesse tenendo gli occhi puntati addosso, osservandolo. Si sfregò la mano sulla nuca e girò la chiave.

Ronald iniziò a camminare per la strada, diretto al lavoro. Teneva le mani in tasca, lo sguardo basso, vuoto, pensieroso. Ancora non riusciva a capire quella strana sensazione...
Si alzò una folata di vento, che alzò i sassolini sull'asfalto e gli scompigliò i capelli. Si strinse di più nella giacca, e accelerò il passo, così da non rimanere al freddo troppo a lungo. Arrivò così dopo soli due minuti davanti alla libreria, chiusa dalla solita saracinesca dipinta e sgangherata. Tirò su la lastra di metallo, facendo uscire alla luce un negozietto blu, con le vetrine polverose e stracolme di libri. Quello era il regno di Ronald, dove lavorava quasi tutti i giorni, in pace.
Entrò dentro, e il caldo e l'odore di chiuso lo investirono, convincendolo a sfilarsi la giacca. La appoggiò sul bancone e sfilò un libro a caso da uno scaffale accanto, e si mise a leggere.

Il rumore della campanella all'entrata distolse l'attenzione di Ronald dalle parole stampate sulle pagine ingiallite, e gli fece alzare lo sguardo. Strizzò gli occhi, per mettere a fuoco l'ombra che era entrata nel locale. Era il primo cliente della settimana, ma Ronald ricordava che fosse venuto anche nei giorni passati, che aveva sfogliato alcuni volumi, ma che poi non aveva mai comprato niente. Era insolito, non gli aveva mai nemmeno rivolto lo sguardo, come se fosse troppo timido. Anche quel giorno, quell'ombra iniziò a sfilare libri senza criterio, a sfogliarli, rimettendoli a posto dopo poco. Ma poi sfilò un libro che Ronald era sicuro di non aver comprato, di non aver mai inserito nel catalogo della merce. Eppure, quel libro era lì. Ronald era così concentrato nel capire da dove venisse quel libro che non si era neanche accorto del fiammifero accesso che l'ombra aveva lasciato cadere tra i libri. Quando le fiamme iniziarono a sprigionarsi da uno scaffale, il libraio si alzò in piedi di scatto, cercando con lo sguardo l'estintore. Ma non lo trovò. Nel punto dove doveva stare c'erano solo dei buchi del muro e dell'intonaco per terra. Lo scampanellio della porta si sentì a malapena, ma Ronald riuscì a voltarsi in tempo per vedere l'ombra richiudere la porta e fare due giri di chiave, con il libro sottobraccio e l'estintore ai suoi piedi. Il libraio lanciò uno sguardo verso dove avrebbero dovuto essere appese le chiavi, ma vide solo muro. Ormai le fiamme avevano divorato tutto, e avanzavano verso di lui. Poteva sentire il sudore scivolargli sulla fronte, fino a bagnargli la maglia.

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