2.

136 9 0
                                    


Corsi fuori casa in lacrime.
Non era la prima volta che mio padre mi picchiava.
Avevo diciannove anni eppure lui continuava a usare gli stessi modi che usava quando ne avevo solo dieci ed ero piccola e indifesa.

« Non potrai scappare per sempre lurida puttana » urlò alle mie spalle
Corsi più forte.
Ancora e ancora.
Incurante del dolore che provavo alle zone da lui colpite.
Le lacrime mi annebbiarono la vista e non capii più nulla, più correvo più il fiato mi mancava.
Eppure mi sentivo libera, sentivo di starmi allontanando da ciò che per anni mi aveva distrutto l'anima.

Mia madre si separò da mio padre quando io ero ancora molto piccola e lui ha attribuito la colpa del loro divorzio a me.
Da quel momento cominciò a sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione su di me.
Era un sadico masochista.
La prima volta che alzò le mani contro di me la ricordo bene. Come se quella scena fosse tatuata sul mio corpo e io la vedessi ogni istante che ero in vita.
Ricordavo benissimo anche la prima volta quando a quindici anni mi portò nel primo nightclub per fare soldi con il mio corpo.
Mi obbligava a far sesso con uomini adulti, molto più grandi di me in cambio di cento o duecento euro a notte.
Le prime volte quando opponevo resistenza e mi ribellavo allo schifo che ero obbligata a subire e vedere lui mi drogava.
Mi buttava giù in gola pasticche di droga fino a quando la mia coscienza e parte razionale non mi abbandonava.

Raggiunsi il mio posto preferito di tutta Los Angels.
Era in cima a un'alta collina, da qui potevano vedersi tutte le luci degli edifici, le spiagge di Malibu, la ruota panoramica di Santa Monica.
Si poteva perfino sentire le onde del mare che si scontravano dolcemente contro le rocce e i tronchi posti sulla spiaggia.

Mi pulii il sangue ormai secco che mi era uscito dal naso e cercai di sistemarmi i capelli invano.
Mi incantai a guardare le luci della città che contrastavano con il blu scuro del cielo; cominciai a pensare a tutti i graffi subiti in questi ultimi nove anni della mia vita.
Mi mancava la bambina spensierata e felice che ero. Quando la preoccupazione più grande che avevo era quella di scegliere che dolce mangiare come merenda o con quale pupazzo dormire la notte.
Mi mancava vedere i miei genitori prendersi per mano e sussurrarti parole dolci.
Odiavo vedere solo sfumature bianche e nere nella mia vita, mai a colori.

I miei pensieri vennero interrotti dal rumore delle sirene di una macchina della polizia che si avvicinavano sempre di più.

Prigione MentaleWhere stories live. Discover now