2 - La Scuola dei Buoni

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Mentre nella Scuola dei Cattivi accadeva tutto quello che avete appena letto, Camilla si mise in viaggio per la Scuola dei Buoni.

Camilla era un sogno piccolo piccolo, non ancora pronto per essere realizzato. Aveva le sembianze di una ragazza molto graziosa con lunghi capelli d'oro che profumavano di camomilla. Così gli abitanti di Milledove avevano cominciato a chiamarla Camilla Camomilla.

Quel giorno Camilla Camomilla, stringendo una valigia con le sue poche cose, arrivò alla Scuola.

La accolse una donnina con un buffo vestito di nuvolette rosa, e l'aiutò a prendere posto insieme a tutti gli altri giovani aspiranti Buoni. C'era una gran confusione, ma tutti stavano in piedi, impettiti e composti impegnati a dare una buona impressione: bastava un niente per essere declassati al ruolo di semplice Aiutante o, peggio ancora, Comparsa o Pietra Parlante... Si diceva, nei racconti tramandati tra gli studenti, che la Direttrice avesse tramutato in solida roccia gli alunni ritenuti privi di talento, solo che non si poteva provare perché le pietre parlano, sì, ma nessuno dà loro retta. A meno che non forniscano preziose informazioni per sconfiggere un drago o togliere i poteri magici a una strega.

Perciò Camilla Camomilla se ne stava zitta e quieta nell'ingresso, meditando su quanto era stata fortunata ad avere un soprannome così grazioso e allitterante. Significava qualcosa, e potevano prenderla in simpatia. Pregava solo di non diventare un'odiosa fatina come quella tremenda Turchina e i suoi stupidi vestitini blu.

Si guardò attorno. C'erano strambe persone di ogni tipo. Sette nanetti ai quali qualcuno avrebbe dovuto spiegare che il ruolo era stato già occupato da un pezzo; un annoiato giovanotto che avrebbe dovuto accontentarsi di essere il sempliciotto di turno (dato che la parte del Principe Azzurro era occupata da un pezzo); una signora in età che sperava di finire nel ruolo della vecchia madre deceduta.

Camilla preferì distogliere lo sguardo, e in quel momento la donnina vestita di nuvolette rosa si fece avanti allegramente, li guardò tutti, e cominciò il suo solenne discorso:

«Benvenuti, cari amici. Io sono la fata Rosina e mio privilegio è essere la Direttrice di questa Scuola. Se avete deciso di essere qui, è perché siete votati al Bene, e sappiate che il Bene accoglie chiunque offra il proprio cuore puro. Qui alcuni di voi diventeranno Eroi, altri Aiutanti, altri Comparse o Pietre parlanti. Imparerete con il tempo la vostra strada, perché diventare se stessi non è un affare semplice.»

La fata Rosina batté le manine una volta, due, tre, e di colpo tutti sparirono dall'ingresso e si ritrovarono in un lungo corridoio che scintillava di luce e di gloria.

«Tutti i sogni, una volta terminata la nostra scuola, cadono nel Mondo Sfumato, dove vivono gli umani, per ispirare i narratori di fiabe e lì, se sono belli, vivono per sempre» disse la fata con occhi ridenti. Indicò lo splendido corridoio con un ampio gesto della mano. «Eccoci! Eccoci dunque! Per trovare la vostra strada, la Scuola ritiene che dobbiate seguire l'esempio di chi la percorse prima di voi. È con sommo onore che in questo corridoio esponiamo i ritratti dei più grandi Buoni di tutti i tempi, che piovvero nel Mondo Sfumato tanto tempo fa, e lì, da secoli e secoli, continuano a vivere, perché le loro storie sono ancora raccontate.»

Fece una piccola graziosa pausa, tossicchiò con discrezione, deglutì, sorrise a degli aspiranti scolari sempre più intimiditi, e si voltò. S'incamminò, leggera leggera nella sua nuvoletta rosa.

I ragazzi la seguirono ma, prima di compiere tre passi, la fata Rosina esclamò: «Eccolaaa!»

Tutti trasalirono e la fata indicò il primo quadro esposto nella galleria: «Lei è Biancaneve. Oh, primo e sommo esempio di Buona, modello di ogni eroina indifesa! La sua ingenuità era incantevole, la sua modestia infinita. Ottimo il lavoro con il principe: è bastato un solo incontro per farlo cadere ai suoi piedi, che è indispensabile per un'Eroina, perché avrà sempre una e una sola occasione, ricordatevene tutti.»

«E poi», riprese pochi passi dopo, «abbiamo Pollicino! Piccolo piccolo ma molto astuto, è riuscito a gabbare il gigante e ad arraffare il tesoro, perché non sempre bisogna essere grandi per essere degli Eroi. E se permettete che vi dia un insegnamento, ricordate che solo sfruttando le vostre capacità, le potenzialità che stanno dentro di voi imparerete a trionfare sul Male con stile e arguzia.»

La fata Rosina passò dunque al terzo quadro: «Aaah, e qui c'è Cenerentola. Imparare a danzare con le scope e gli strofinacci le è stato di grande aiuto quando ha dovuto ballare con il principe Azzurro. Esempio da imitare, sicuramente!»

Si giunse dunque al ritratto di un uomo bellissimo e soavemente vestito. I suoi capelli d'oro erano morbidi e fluenti, le sue labbra perfette, i suoi occhi ardenti e gentili. La fata Rosina lo fissò sognante. «Ecco l'uomo che fa sognare tutte le donne e tutti i sogni, il principe Azzurro

Dalla platea femminile si levò un coro estatico, e Camilla Camomilla si unì a esso. Che bellezza!

Solo una voce borbottò. Era un ragazzo che ambiva al ruolo di Aiutante e che sbottò irritato: «Be', secondo me quel tizio lì non è molto furbo. Cioè, guardatelo, non è per niente originale, non ha personalità e quindi è costretto a lavorare per tutta la vita per mille storie diverse!»


LA PROSSIMA PARTE

MERCOLEDÌ 15 APRILE, ORE 15

La fiaba che non ti ho raccontatoWhere stories live. Discover now