«Entro io per primo,» propose Uriah, ma io subito lo fermai, prendendo il suo polso.
«Questa è casa mia,» ricordai: «sono nata in questo posto e non ho intenzione di chiedere il permesso per tornarci.»

Uriah era spaventato e teso - ovviamente, temeva che fosse successo qualcosa di molto brutto alla sua amata. Guardò Elias, cercando sostegno, e, notando che lo stregone non stava dicendo niente, si fece da parte.

«Io ti sono vicino,» sussurrò lo stregone, quando gli passai vicino. Io non potei che annuire e sorridergli, capendo il peso di quelle parole. Silenziosamente, lo stavo ringraziando.

«Adam?»
Entrai piano, non sapendo cosa aspettarmi, ma - certo - mi ritrovai colpita quando notai la sala da pranzo illuminata a giorno grazie al camino e alle tante candele. Sul tavolo, era stato servito un pranzo leggero, mentre, molto meno rassicurante, la povera Emily era stata legata ad una sedia, quasi fosse una commensale. Intorno a lei, due uomini in nero.

Adam le stava pettinando i capelli con le dita, e ci sorrise affabile quando, finalmente, mi vide entrare. «Oh, ecco la mia cara sorellina.»

«Emily!» Esclamò Uriah, furioso, ma subito Elias lo fermò, non volendolo mettere a rischio: Adam teneva un coltello nella mano.
Emily iniziò a piangere fra i singhiozzi.

«Adam, cosa stai facendo?» Chiesi, brusca. «Lascia andare quella ragazza: è me che stai cercando.»

Mio fratello non si sbilanciò mai, sempre così sereno - sembrava non avesse atteso altro per mesi.
«Hai ragione, mia cara sorella,» ammise, senza remore: «ed immagina la mia sorpresa quando i miei uomini mi hanno portato la ragazza sbagliata. È stato straziante.»
La bionda urlò quando Adam le strattonò con forza i capelli, facendole piegare il collo. Elias dovette trattenere con tutte le sue forze Uriah, ormai straziato dal dolore.

«Io ti uccido, mostro!» Urlò il ragazzo, stremato.
«Mostro?» Domandò Adam, curioso: «davvero avete il coraggio di chiamarmi in questo modo, notando quali sono i vostri amici?»

Il gelo si impossessò del mio corpo e, bloccata, subito lanciai uno sguardo ad Elias: lui ricambiò, mostrando di aver capito.
Adam sapeva che Elias era uno stregone.

«Oh, siete così dolci,» commentò il moro, notandoci: «così affiatati. Persino le mie spie lo hanno notato, mentre vi osservavano da lontano. Inizialmente la situazione non mi era così chiara ma, quando il caro Elias ha rivelato il suo nome, tutto è stato più semplice. Marie e Pierre Dubart risultano fra i condannati al rogo per stregoneria: a quanto pare, all'appello mancava loro figlio, Elias. Che strana coincidenza: proprio il vostro nome.»

Elias era un fascio di nervi.
Sua madre, suo padre e molti della sua famiglia erano morti a causa di uomini come Adam, e quella rabbia che aveva a lungo mantenuto stava per esplodere come pece lasciata al sole. Lo avrebbe ucciso.

«Hai perso tutto molto tempo fa.»

Colpito dal mio intervento, Adam si voltò subito verso di me, corrucciando la fronte con dispetto. «Come hai detto, Ophelia?»

Mi feci forza, deglutendo tutta la paura che avevo provato nei miei ultimi anni di vita: tutti i soprusi, tutte le vendette e le minacce. Ricordai tutte le volte in cui mio fratello mi aveva costretto contro il muro, in cui mi aveva rubato baci con la forza e mi aveva denigrata.
Raccolsi tutto e ne feci il mio coraggio: quella sarebbe stata la fine.

«Non sono mai stata tua, Adam, e non lo sarò mai. È solo nella tua testa.»

Parole semplici, parole dure, che inneggiavano ad un altro dei gravi problemi della mia società: nessuno voleva essere un pazzo.
Ma Adam lo era, forse uno dei peggiori, e, proprio per questo, non appena la verità colpì la sua mente, lui prese fuoco.

E accadde tutto in un attimo: Adam scavalcò il tavolo in corsa mentre la sua guardia si avventava al suo fianco, venendo, però, fermata da Uriah.
Io, indifesa, già mi vedevo la lama di mio fratello lacerarmi la gola ma, solo all'ultimo, il mio corpo venne spinto via da quello di Elias, che si parò fra noi come scudo.

Occhi rossi e lucenti brillavano sul suo volto sudato mentre, con entrambe le mani stringeva i polsi di Adam, allontanando la minaccia. Elias era imponente, quasi una statua, mentre il potere del suo popolo defluiva nel suo corpo, donandogli tutta la forza necessaria.

Per me, fu come epifania.
Lo vedevo come di luce, non riconoscendo ciò che i miei stessi occhi mi davano per vero.
Elias era uno stregone e mi stava salvando la vita: io, di quella verità, mi incisi il cuore.

«Lei non sarà mai tua, stregone,» sputò Adam, furioso.
Elias non demorse. «Basta che non sia tua.»

Adam venne sbalzato via con una forza sovraumana, arrivando a colpire con forza la schiena al muro opposto. Cadde a terra, esanime, mentre farfugliava rantoli soffocanti.

Sconvolta, mi voltai a cercare Elias, ma fu solo l'attimo di uno sguardo, che il peggio finalmente arrivò.

«Uriah! Uriah!»
Emily urlò senza fiato, vedendo il suo amato cadere a terra, ferito ad una gamba dalla spada dell'avversario. Elias corse subito in suo aiuto, e certamente avrebbe vinto, se solo, alle spalle, un essere strisciante non fosse risorto dalle ceneri.

L'ultima cosa che ricordo di quel giorno è il sangue, fiotti immensi di sangue che sgorgano dalla schiena di Elias, spezzata sul centro dal coltello di Adam.
Forse urlao, forse no, ma, certo, corsi, non riuscendo a controllare le mie gambe e, prima che qualcuno potesse fermarmi, presi dal tavolo un coltello.

Adam mi dava le spalle e sorrideva divertito per il colpo commesso al rivale - un colpo che aveva ridotto anche uno stregone in ginocchio - e quindi non mi vide arrivare. Non mi importò vedere la sua espressione, né che morisse con i miei occhi nei suoi: semplicemente, gli tirai i capelli con una mano e con l'altra gli tagliai la gola.

Non ebbe nemmeno la forza di difendersi, né di urlare: rimase lì, agonizzante sul pavimento, mentre annegava nella pozzanghera del suo stesso sangue.
La sua morte, in fondo, era stata mediocre come la sua vita.

«Ophelia!»

Alzai lo sguardo, notando che Uriah stava indicando la porta della mia casa lasciata aperta: la guardia compagna di Adam era scappata e temevo che fosse per chiedere aiuto.
Subito, pensai ad Elias.

«Uriah, libera Emily: dobbiamo andarcene,» ordinai, veloce. Il ragazzo, per quanto zoppo in una gamba, obbedì risoluto, sforzandosi di non morire per il dolore.
Io, invece, piombai subito al pavimento, rimanendo spaesata davanti alla camicia inzuppata di Elias.
La ferita lo aveva colpito all'altezza del petto, e, per la spinta, era caduto di faccia a terra, troppo ferito per riuscire a difendersi. Con i brividi alle mani, lo voltai, non sussultando quando vidi il suo naso sbeccato e il labbro tumefatto.
Il ragazzo sudava freddo e tremava a causa degli spasmi: stava perdendo sangue, decisamente troppo.

«Elias,» chiamai, tremante, mentre gli accarezzavo i capelli. I suoi occhi, azzurri come il cielo, piangevano lacrime silenziose.
Provò a parlare, ma non ci riuscii, forse per via dei danni interni.
Quella scena, persa nella mia anima, mi privò di ogni cosa.

«Mi dispiace,» ammisi, e soffrivo davvero. Non riuscivo nemmeno a ricambiare il suo sguardo, così colpevole di ciò che gli era e gli sarebbe successo.
E lo sapevo, Elias mi aveva tradita ed usata, ma non era la morte ciò con cui avrei dovuto ripagarlo.
Lui meritava di più, molto di più.

Una mano calda mi asciugò le lacrime, scostandole dolcemente. Inebriata da quella delicatezza, trovai la forza: solo, Elias aveva già chiuso i suoi occhi.

«Elias?» Chiamai, muovendolo appena. «Elias? Elias, svegliati!»
Non mi ascoltò ed il suo corpo divenne sempre più freddo.
Non poteva essere.

«Uriah, dobbiamo andare!»

Angolo

Ero indecisa se far uccidere Adam da Ophelia oppure no, ma alla fine lei si meritava questa soddisfazione 🤔 siete d'accordo?

Detto ciò, mancano due capitoli alla fine!!
Siete pronti?

A presto,
Giulia

Ophelia | il cacciatore di stregheWhere stories live. Discover now