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Esistono storie che narrano di coraggio e grandi amori, di morte e rinascita, ma qui nel Grande Oceano si ricorda solo quella di un ragazzo dai capelli di fiamma. Figlio di un'antica e dimenticata stirpe di uomini di fuoco che, sull'orlo di una nuova guerra, solcò le spietate acque per riportare a casa l'orgoglio perduto della propria Nazione. Era un Figlio di Prometeo e, come tale, dotato di forte coraggio e ambizione. 

Nel profondo sud, oltre le cattive onde dell'oceano selvaggio, si ergeva l'Arcipelago di Fuoco. Le sue montagne di nera roccia vulcanica proteggevano indomite le città, le quali si appendevano ai loro versanti come un uomo si aggrappa alla vita . Un tempo queste terre infertili splendevano di gloria e ricchezza e vantavano gli uomini più temerari che le guerre avessero mai avuto modo di conoscere. Le isole di fuoco non conoscevano sconfitta, ma nonostante questa indole avversa alla pietà, all'interno dei propri confini i temibili guerrieri si trasformavano in estatici ammiratori del genio artistico. Colossali sculture di lava si elevano infatti tra un'isola e l'altra, curate dalle ferme mani dei mastri scultori che con vigorosa dedizione mettevano in atto il loro operato. Un incalcolabile numero di ponti collegava il Cratere di Valora alle isole di Vi, Velka e Halo, e sotto la pacata autorità di re Aarstock la quotidianità continuava placidamente il suo corso, lenta ed irrefrenabile come gli sconfinati fiumi di magma che coloravano la tetra roccia dell'arcipelago. La natura vulcanica delle isole era ricalcata da forti esalazioni sulfuree e spesse masse di vapore che si stendevano per miglia come un velo sul Grande Oceano. Pertanto, raggiungere questo remoto angolo della terra era più un'ambizione che una mera realtà. Molti erano stati gli avventori, che ignari della portata dell'impresa o più semplicemente mossi dalla sconsideratezza, avevano preso il largo con l'intento di recuperare la preziosa Fiamma di Prometeo. Un fuoco puro che ardeva dall'inizio dei tempi, in grado di fondere qualsiasi materiale e riplasmarlo. Con essa, i Figli di Prometeo avevano forgiato le armi più raffinate e potenti di tutto il Grande Oceano e ne avevano fatto dono ai sovrani del mare. Tutto ciò però, avvenne più di mille anni addietro e al tempo corrente queste armi figuravano più come leggenda agli occhi dei giovani. Le Isole Ardenti avevano, infatti, perduto l'ancestrale arte della forgiatura e questo si deve ad un'accozzaglia di fatti alquanto straordinari culminati con la completa scomparsa di tutti i fabbri. Nessuno seppe mai spiegare con certezza quanto ebbe luogo e da allora tutte le fornaci smisero di lavorare. Il Grande Oceano è custode di molti segreti e con ogni probabilità è e sempre sarà l'unico tacito testimone di questa tragica scomparsa. Non è infatti possibile carpirne i pensieri e le intenzioni e, ancor più arduo, è sottostare ai suoi capricci. In quanto entità pretenziosa e lunatica non è conseguibile prevederne gli scatti d'ira e vi erano dei giorni nei quali il suo umore era fortemente turbato e si manifestava con onde in grado di sommergere l'intero arcipelago. Ai Figli di Prometeo non restava altro che attendere il ritorno del suo buon umore e non per scelta purtroppo. Essi perdevano ogni vitalità una volta a contatto con l'acqua, le loro membra si irrigidivano all'istante, i capelli fiammeggianti si spegnevano per l'umidità e un occhio esterno non avrebbe saputo distinguerli dalle loro sculture ornamentali. Una volta tornati asciutti, il loro fuoco vitale tornava ad ardere e tutti riprendevano le proprie attività dov'erano stati interrotti, un po' instabili nell'andatura in seguito alla lunga pausa statuaria. Negli ultimi anni queste giornate sono andate sempre più intensificandosi e fu proprio durante una di esse che tutto ebbe inizio.

La Fiamma di PrometeoWhere stories live. Discover now