Un bravo casalingo(PROLOGO)

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Si udiva quel grido terrificante da dentro. Socchiuse gli occhi cercando di ignorarlo, benché sembrasse che stessero scuoiando vivo un delfino. Di sicuro non era importante. Le urla, quelle erano solo il normale atteggiamento dei lupi mannari annoiati.

Guardava il proprio riflesso in acqua. Un uomo sui quaranta, ben portati, vestito grunge con jeans sbiaditi, mezzi strappati e una t-shirt arancione altrettanto vecchia addosso, scarpe comode ma non usurate. Si passò una mano in mezzo ai capelli castani portati un po' corti e i suoi occhi grigio scuro gli ricambiarono un'occhiata stanca.

Quand'era così si chiedeva oziosamente, come ora, cosa ci trovasse in lui la sua fidanzata.

Dopo un sospiro e facendosi coraggio lanciò un'occhiata disgustata a quel paio di boxer grigi a bordo piscina. Forse erano di Jacob.

Jacob aveva scarsi problemi con la nudità come tutti loro ma alta acquaticità.

Data la loro razza nessuno di loro si scandalizzava per un po' di culi all'aria. Ormai neanche più i cuccioli del branco, i nuovi arrivati. Per un periodo avevano cercato di proteggerli nella vita comune, da quei condizionamenti, ma si sapeva come andavano certe cose. L'Alpha si inferociva ancora quando capitava. Ma ehi, lui non era di sicuro onnipresente.

Continuò quella sua specie di svogliata indagine, sempre meno convinto di voler aprire la porta dell'inferno di casa. Le urla erano quasi cessate, ne restavano solo alcuni colpi come di ginocchia contro un muro. Insomma, tornò a fissare i boxer.

Certo, Jacob di solito portava quella roba immacolata, aderente e firmata.

Forse erano di Scott o di Joe. Erano quelli messi peggio circa l'igiene personale e sarebbe stato degno di loro lasciare roba incasinata ovunque, come residui di ordigni bellici in una guerra.
Il mistero si infittisce.

Sospirò profondamente passeggiando sul sentiero che dalla piscina portava al patìo di casa-dall'interno ora veniva un silenzio ancor più sinistro dei precedenti muggiti- e si spostò mugugnando il nome del probabile colpevole.

Sia Scott che Joe avevano avuto un passato da incubo e una famiglia che definire disfunzionale sarebbe stato un eufemismo. Entrambi giovani e spiantati i due ragazzi ci avevano messo più di qualche strigliata a capire l'andazzo. Li aveva raccattati il branco. Ora sembravano comportarsi a dovere.

Scott era con loro da pochi mesi, ancora smanettando con i programmi digitali per imparare a dare il colore ai suoi disegni. Aveva solo temporaneamente interrotto quel genere di cose perché...beh, perché nel frattempo era stato contagiato.

CLS, Licantropia. Non una passeggiata.

Vero che da ex blood-junkie, cioè donatore di sangue per passione ai vampiri locali, era già ben ammanicato con il mondo del preternaturale. Non un umano qualsiasi. Più un tossico con i connotati del masochista, a parere suo.

Però cambiare vita, razza, giro di compagnie e dominare gli istinti non era semplice. Per fortuna pareva cavarsela, incollato com'era di solito a qualcuno dei lycan.

A differenza degli altri, lui invece era ordinato. Raro negli uomini e raro nei lupi come un raggio di sole in una cripta tenebrosa. Ma se non puliva qualcuno sarebbero vissuti nello schifo completo e totale.

Tirando qualche somma, di loro, magari, come lui, Jacob se la cavava a non lasciare troppo disordine. Ma essendo fondamentalmente un egoista per quanto riguardava le faccende domestiche...si sarebbe schiodato dal suo divano solo quando gli strati di schifezze come schizzi di spuma, avessero raggiunto i suoi neuroni, il fondo dei pantaloni e oltrepassato lo scoglio di pigrizia. Il che, considerò, avrebbe preso si sperava più di due giorni. Non ne avrebbe visto i benefici.

Un messaggio istantaneo dall'Alpha

Stryder: "Non voglio facciate troppo ghetto fra di voi. Stasera al Branco, possono mancare solo due dalla vostra casa. Non tu."

Ce l'ha ancora con me!

Dopotutto doveva aspettarselo. Era il contenuto più gentile che potesse prevedere dal capoclan. La risposta doveva anche essere la più rapida possibile, per non suscitargli irritazione. Non aveva alcun desiderio di farlo.

R: "Sì, Alpha. Avverto gli altri."

Non gli spiegò la sua situazione. Sarebbe stato tempo perso.

Trovò una scarpa senza lacci sulla siepe di confine. Di fianco alla casa c'era un campo da golf molto amato da anziani e turisti. Sul muretto vicino al vialetto trovò i lacci, supponendo che provenissero dalla medesima scarpa. Erano stati avvolti e annodati con un fiocco attorno a un vaso, a tentativo di nasconderne la caduta accidentale occorsagli. I fiori, ora, erano tutti spezzati. Le mattonelle del sentiero portavano impresse come delle zampate fangose.

L'ex ramingo ringhiava fra sè e sè.

Lo sanno che non devono trasformarsi a casa!

Con una sensazione di incandescenza nelle vene, scavalcò con un balzo i pochi metri che lo separavano dall'interno e provò ad aprire trovando la porta socchiusa. La musica lo investì come un vento a folate, spalmandogli indietro sulla nuca i capelli, facendogli socchiudere gli occhi. L'odore era come quello di un sudatoio rituale misto a unto di patatine fritte. Non c'era un mobile non fosse invaso di residui di lattine o alimenti.
Un grosso lupo- e per grosso era come un cavallo di razza appaloosa- gli tagliò la strada.

Per un attimo si lasciò prendere dal panico.

Potrei...potremmo dare fuoco alla casa, dire che è stato un incidente. Ci vorrebbe meno tempo a ricostruirla partendo dalle fondamenta.

Guardò sconsolato la mole di lavoro che lo attendeva, dalle pulizie semplici al grattare via il fango dai mobili e dagli armadi (come c'era arrivato fin lassù?). Si rimboccò le maniche correndo di corsa a chiudere la porta perché dalla strada non si vedesse il licantropo grigio in forma lupo che gli dava una serie di testate ruffiane contro la gamba, sculincolando (cioè muovendo culo e coda assieme a mò di elicottero) e sbavando, come se non fossero nel bel mezzo di una discarica.

«Ciao Joe. Ti ho riportato le tue mutande» mormorò avvilito.

BLOOD TOXIECITY- IN PAUSAWhere stories live. Discover now