«Uriah ti ha raccontato del suo passato e di Emily, così di come sono scappati dalla famiglia di lei,» disse, cauto. Sapeva persino questo? «Ciò che non ha potuto dirti, è che il merito di quella fuga non è loro, così come non lo è il piano.»

Corrucciai la fronte, confusa da quell'ammissione. Intanto, Elias continuò.

«Il padre di Emily era un abile cacciatore di streghe e, dopo diversi tentativi, era riuscito a raggiungere la mia comunità, sterminandola per quanto possibile e raccogliendo i superstiti per interrogarli a sangue. Io ero uno di loro, uno di quelli legati alle catene, e, Ophelia, ammetto che i miei pensieri in quei giorni sono stati i peggiori di tutta una vita. Volevo vendetta, volevo morte, ma non potevo farcela da solo: avevo bisogno di un complice, uno abbastanza disperato da potersi fidare. Emily e Uriah erano la scelta perfetta.»

«Ogni sera, ci incontravamo nelle segrete,» sussurrò la ragazza, afflitta: «credevamo di essere al sicuro. Non immaginavo che qualcuno ci stesse spiando.»

«Conclusi con Emily e Uriah un accordo,» continuò Elias, spietato: «io li avrei liberati dalla loro prigione ma, in cambio, avrebbero dovuto donarmi protezione e aiutarmi nel mio ritorno a Salem. Io ero la loro unica possibilità e, così, furono costretti ad eseguire. Mi liberarono dalle catene e spezzai il collo ad ognuno di quei cacciatori, sorprendendoli nel sonno insieme agli altri prigionieri.»
Presa dal ricordo di quella notte, Emily si mise a piangere, cercando di nascondersi dietro le mani pallide. Quella era la sua famiglia, la sua casa, e, per quanto avesse potuto odiarli, non ne era indifferente. Uriah corse da lei per sostenerla.
Cosa avevano fatto per quello stupido amore.

«Il mio potere è quello della trasformazione,» spiegò, cauto: «riesco a mutare il mio corpo in quello di un lupo, così come modificare a piacimento gli oggetti e la visione che gli uomini hanno di questi. È un incanto della mente, un'illusione ben escogitata e necessaria per la mia salvezza. Il mio unico obiettivo era questo, tornare qui, a Salem - tornare da te.»

«Da me?» Chiesi, confusa. «Io non ti conosco.»
Elias parò con cautela quella freccia infuocata. Nonostante il mio rifiuto, lo vidi avvicinarsi a me, giungendo al mio capezzale. Così vicini, non riuscii ad impormi di restare distante.
C'era quel viso, il suo viso, che un tempo mi ero ritrovata a sfiorare con fiducia, e quegli occhi di cristallo che ricordavano le nuvole nel cielo sereno.
Io mi ero fidata di Elias, il suo era uno spirito che credevo di conoscere però, l'averlo vicino ora, anche più di quanto avessi mai immaginato, non aveva lo stesso sapore.
Non era paura, non era tradimento, né odio, ma una schiera di sfumature nel mezzo. Era tutto, ed era niente, del tipo che avrei voluto ucciderlo, ma solo dopo averlo pregato di restare.

Elias si chinò davanti a me, e, con la sfrontatezza degli eroi, lo vidi prendere dal mio comodino il vecchio orologio, l'unico possesso che era mai stato mio.

«Lo conservi ancora.»
«È di mio padre,» mi difesi, senza paura.
Elias sorrise con tristezza, e, piano, si allacciò l'orologio al polso, mostrandomelo ancora. «Ne sei sicura?»

Confusa, cercai di capire.
Ero sempre stata convinta che quello fosse un dono di mio padre, anche se non ne avevo alcuna memoria. Ma, quando fissai quell'orologio scuro intorno al polso pallido di Elias, qualcosa nella mia mente brillò.
Pelle bianca, una mano così fine, nonostante fosse quella di un bambino.
Improvvisamente, mi ritrovai al centro del giardino confinante con il centro della città. C'ero io, che non avevo più di dieci anni e, davanti a me, un ragazzino dai capelli biondi e il viso troppo grande era in piedi davanti a me.

Lo riconobbi, ed era lontano: ovunque andassi, lui era al mio fianco.
«Chi sei?» Gli domandai.
Lui mi guardò a lungo. Mi squadrò, mi cercò, mi scelse. Alla fine, mi diede le spalle.
«Non ancora.»

«Eri tu quel bambino, quello nel bosco,» ammisi, stremata. Come avevo fatto a dimenticarlo? Come era stato possibile? In realtà, era capitato solo tre giorni prima della morte di mio padre: probabilmente, la mia mente consumata aveva confuso tutta la realtà, facendomi credere ciò che più avrei preferito. Dimenticando lo strano ragazzo del bosco, mi ero imposta di credere che quello fosse l'ultimo dono d'amore di mio padre.
Che stupida.

«Sono tornato per te,» sussurrò Elias.
Ritrovai i suoi occhi, vividi davanti al mio volto. C'era speranza in lui, così tanta che quasi mi fece male: Elias credeva davvero che fosse tutto sistemato, che avrei capito.
Invece, gli tirai uno schiaffo.

«Ophelia!» Esclamò Emily, sconvolta.

Guardavo Elias, solo lui, e non potevo credere che mi avesse fatto questo. Che, l'unica cosa che davvero temevo, si fosse concretizzata: Hamlet mi aveva tradito.

«Devi starmi lontano,» ordinai e, detto ciò, uscii dalla stanza, lasciando quel covo di corvi imbroglioni al loro destino.
Ero così stanca.

Angolo

Di male in peggio😂

Quindi, tutto è stato escogitato da Elias, e sembra proprio per ritrovare la nostra ophelia!
Ve lo aspettavate?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto❤️
A presto,
Giulia

Ophelia | il cacciatore di stregheWhere stories live. Discover now