Even when life gets hard, it'll be alright || Larry Stylinson

10.

Un bacio e tutto finì con la stessa velocità con cui era iniziato.

Louis era rimasto impassibile di fronte al dolore.

Non una parola detta o pensata.

Non un movimento, nemmeno il più piccolo.

Non il segno di un'emozione sul suo viso.

Dopo la partenza di Harry, dolorosa come mai avrebbe pensato potesse essere, non fece altro se non osservare in silenzio la porta che il riccio si era chiuso alle spalle andandosene per sempre. Restò li, fermo immobile, per un tempo indefinito, fino a che come un automa non si mosse per mettere insieme le sue poche cose andandosene poi da quella stanza dove tutto era iniziato e, purtroppo, anche finito.

Li dentro, tra quelle quattro mura, aveva come la sensazione di soffocare, gli mancava l'aria e respirare risultava per lui sempre più difficile, così era scappato, senza voltarsi indietro neanche una sola volta, senza fermarsi nemmeno per un istante.

Era uscito da quel posto a testa bassa, infilandosi una sigaretta tra le labbra e senza pensare minimamente a cosa stesse facendo o dove stesse andando, la sua mente era completamente svuotata da ogni pensiero e per questo si ritrovò a camminare in lungo e in largo apparentemente senza una destinazione fino a quando arrivò davanti all'entrata del Murphy's.

Passò così il resto della giornata a lavorare, senza mai prendersi una pausa e senza parlare con nessuno se non quel minimo indispensabile che gli occorreva per mandare avanti ordinazioni e gestire la clientela. Nulla lo toccava, tutto gli scivolava addosso come l'acqua e lui continuava a correre avanti e indietro per il locale a testa bassa. Era imperturbabile, impassibile a qualsiasi cosa gli venisse detta o succedesse all'interno del locale.

Il suo sguardo era spento, vuoto e perso.

Tutti li dentro si erano accorti che in lui mancava qualcosa, che c'era qualcosa di diverso, compresi i clienti abituali che frequentavano il Murphy's e con cui di tanto in tanto scambiava due chiacchiere.

I suoi colleghi più di una volta avevano cercato di avvicinarlo e parlargli per capire cosa non andasse, e qui è abbastanza inutile dire che ogni volta che ci avevano provato non avevano cavato un ragno dal buco, almeno non fino a quando, dopo la chiusura del locale quella sera, Lucy ne ebbe abbastanza di vederlo così mogio e indifferente e andò all'attacco direttamente lei.

"Ehi, giovanotto!" l'aveva bloccato afferrandogli delicatamente un braccio mentre le passava accanto con in mano un vassoio pieno di bicchieri vuoti "Cosa c'è che non va? Cosa succede?"

"Come?" chiese lui facendo il finto tonto "E' tutto a posto Lucy, perché dovrebbe esserci qualcosa?"

"Devi dirmelo tu Louis. Ti si legge in faccia che qualcosa ti turba, si vede che non sei il Louis di tutti i giorni. E poi andiamo dai, proprio a me vuoi mentire?"

"Io.." non sapeva nemmeno lui cosa dirle in realtà, voleva solo non pensarci, voleva poter dimenticare tutto all'istante e fingere che Harry non fosse mai esistito "Solo non ho voglia di parlarne ora, non ci voglio pensare. Non vorrei farlo ne ora ne mai se devo essere onesto, mi piacerebbe poter rimuovere l'ultima settimana dalla memoria."

"Ti va se ci sediamo e facciamo due chiacchiere?"

La donna di fronte a lui lo stava osservando con quello sguardo da mamma apprensiva e preoccupata che gli aveva riservato il giorno in cui l'aveva assunto, dopo averlo visto stanco e sciupato, e che, soprattutto, lui aveva visto finora soltanto sul volto di Niall quando ne aveva combinata una delle sue.

E, a proposito di Niall, aveva provato a chiamarlo diverse volte quella mattina per sfogarsi e buttar fuori un po' di dolore mentre noncurante delle sue azioni percorreva la strada verso il posto di lavoro, ma mai una volta il biondino gli aveva risposto. Così, anche per questo, si ritrovò ad annuire, accettando la proposta di Lucy e pensando che, forse, liberarsi anche solo un minimo del peso che da quella mattina si stava portando appresso poteva aiutarlo a tornare in sé e ad affrontare il tutto.