Parte 1, paradiso o inferno?

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Anche i ragazzi erano divisi in due squadre: c'era quella guidata da Luca, un ragazzo sempre sulle sue, ma molto gentile e ottimo chitarrista; e infine quella che sottostava all'autorità di Domenico. Era lui il più grande di tutti, quindi anche il più saggio ed esperto.

Gli adulti che controllavano quell'enorme ed organizzato meccanismo erano tre: Giuseppe, Donato e Francesca. Per rendere i ragazzi più responsabili, intervenivano il meno possibile e lasciavano gestire a loro le faccende quotidiane.

La terza giornata nella pineta cominciò allo stesso modo delle altre: il sole che per tutta la notte aveva fatto sentire la sua mancanza, rischiarava ora il terreno e filtrava tra le foglie degli alberi, svegliando i giovani ad un nuovo giorno di divertimenti e spensieratezza.

Valeria inforcò gli occhiali che le miglioravano un poco la vista, poi legò gli scarponi, attenta ad evitare gli insetti che si affollavano all'uscita dalla tenda. I tre adulti avevano riscaldato un pentolone di latte al cioccolato e li aspettavano con un mestolo tra le mani. Con i loro bicchieri che dondolavano da una parte all'altra, le cinque ragazze arrivarono per prime a riscuotere la colazione. Si sentivano già chiaramente i primi cinguettii, mentre le cicale creavano un sottofondo costante alle loro attività. Con un sorriso Valeria si sedette ad uno dei tanti tavolini e venne presto raggiunta dalle amiche. Diletta, in particolare, aveva la sua stessa età e le due si conoscevano da quando erano piccole. Si divertirono ad indovinare cosa avrebbero mangiato per pranzo, o quali giochi avrebbero riservato per loro gli adulti.

"Spero che ci portino di nuovo in spiaggia!" esclamò Diletta.

"Ben detto ... ci siamo stati solo una volta da quando siamo qui." osservò Silvia.

Quando il latte nei loro bicchieri fu terminato, la più grande diede ordine di pulire la tenda dal terreno e dalle loro cianfrusaglie, mentre lei si diresse a chiacchierare con Domenico, a pochi metri di distanza. Per un istante Valeria pensò che, pur essendo lei il capo, anche Silvia avrebbe dovuto dare una mano. Ma nessuno aveva ribattuto. D'altronde Silvia aveva trascorso più anni di tutte loro in campeggio, aveva il diritto di rilassarsi un po'.

Passarono le ore, i venti ragazzi giocarono a palla, a nascondino tra gli alberi, cucinarono una gustosa pasta con le zucchine e trascorsero l'intero pomeriggio in spiaggia, un po' in acqua e un po' distesi al sole. Fu lì, con il tepore piacevole sulla pelle, che Valeria vide avvicinarsi Alex, un ragazzo più piccolo di lei che apparteneva alla squadra di Luca. Era seguito da Cesare, suo amico da sempre che si muoveva come un'ombra dietro di lui.

"Ciao, Vale!" la salutarono. Poi Alex continuò: "L'estetista era in ferie questo mese?"

Valeria ci mise un po' a capire la battuta. Aveva quattordici anni, quindi un po' di peluria le ricopriva già le gambe, ma sua madre la riteneva ancora piccola per depilarsi, né voleva sottoporla ad una tortura come la ceretta già da allora. Valeria arrossì mentre Alex e Cesare scoppiarono a ridere. Nonostante fosse una battuta, la ragazza non ci trovava nulla di divertente. Adesso si sentiva solo imbarazzata, nuda nel suo costume a due pezzi con venti ragazzi che potevano guardarla e giudicarla. Per fortuna, nessuno aveva sentito l'intervento del ragazzo, quindi non passò molto che i due si allontanarono, un sorriso ancora stampato sul volto.

Non conosceva molto bene quei due, né loro conoscevano lei, forse era per questo che l'avevano presa di mira per divertirsi un po'. "Sono ragazzini, devono ancora crescere." si disse Valeria per tranquillizzarsi. Guardò le gambe delle sue amiche, però, e si rese conto di essere davvero l'unica in quelle condizioni. Persino Roberta aveva la pelle liscia come quella di un bambino. "Che idiozia, non devo pensarci." impose a sé stessa.

Arrivò la sera, e con essa anche l'ora di cena. Ben presto il sole avrebbe completato il suo arco e sarebbe scomparso oltre gli alberi e le case non molto lontane. Era il momento della giornata che Valeria preferiva, perché il mondo non era ancora avvolta nell'oscurità, ma la natura sembrava già pronta per andare a dormire. Luca, seduto ad uno dei tavoli in legno, stava strimpellando dolcemente la chitarra, circondato da Diletta, Vittoria e Giulia.

Silvia stava preparando le cataste per i fuochi con cui avrebbero cotto delle fettine di carne e lei la aiutava di tanto in tanto.

Il gruppo di Luca stava facendo lo stesso, pur senza essere seguito dal capo squadra. Raffaele, un coetaneo del chitarrista, era intento a spezzare dei rametti troppo lunghi con l'aiuto del piccolo Stefano. Nei pressi della tenda, invece, c'erano Alex e Cesare, a cui Raffaele aveva ordinato di rischiarare un po' la zona. Snobbando qualsiasi moderna tecnologia, gli adulti avevano dato in dotazione ai ragazzi delle antiquate lampade a gas che, se maneggiate male, rischiavano di disperdere nell'aria il proprio contenuto. Cesare, evidentemente poco istruito su come utilizzarla, svitò la lampada proprio nel modo meno opportuno. Anche se invisibile, il gas cominciò a propagarsi lentamente con un sibilo. Raffaele era troppo impegnato per notarlo, ma Valeria aveva visto tutta la scena ed era pronta ad avvisare il ragazzo non appena avesse lasciato perdere i rametti da spezzare. Accadde in un attimo. Raffaele aveva terminato la catasta per il primo fuocherello e aveva preso dalla tasca dei pantaloni un accendino, pronto ad utilizzarlo. Il gas stava continuando ad uscire dalla lampada che un Cesare spaventato teneva in mano. Si vedeva lontano un miglio che aveva capito il suo errore, ma non era disposto ad ammetterlo, né a rimediare. Nessun altro era nei paraggi, così Valeria si decise ad intervenire. Proprio mentre Raffaele si accingeva ad attivare l'accendino, la ragazza corse nella sua direzione urlando un "No" disperato. Raffaele si voltò a guardarlo. "Fermo! È pericoloso ...!"

"Che succede?"

"Il gas ... c'è una perdita della lampada, questa zona ne è pieno." spiegò Valeria indicando Cesare e Alex. Raffaele capì il rischio e rimise il suo accendino in tasca, preoccupato.

"È vero? Cosa aspettavate a dirmelo? Volevate farci saltare tutti quanti in aria?!" chiese ai due ragazzini, poi corse ad avvitare la lampada. Valeria sospirò. Ora dovevano solo aspettare che il gas si disperdesse del tutto, il peggio era passato. Ma non per la ragazza.

Le fettine di carne erano già in padella, sfrigolanti. I quattro gruppi avevano acceso tutti i fuochi e ognuno era alle prese con i propri compiti. Valeria aveva appena apparecchiato il tavolo più vicino alla loro tenda, quando Cesare e Alex la raggiunsero.

"Quando inizi a farti i fatti tuoi, eh?" le intimò Alex poggiando una mano sulla sua spalla.

"Era per il nostro bene, dovreste ringraziarmi."

"Fino a prova contraria, siamo noi ad esserci subiti la ramanzina di Raffaele. Ci hai fatto fare una figuraccia!"

"A chi importa della figuraccia? Era troppo pericoloso!"

"Sei solo una ruffiana, ora l'ho capito." disse Alex. Cesare annuì ed entrambi tornarono ai loro fuochi, senza che nessuno si fosse accorto di niente. Non poteva essere stato un errore, i capi li avevano più volte avvertiti di essere prudenti, eppure adesso Valeria desiderò davvero aver mantenuto il silenzio. Sembrava che quei due ce l'avessero davvero con lei. 

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⏰ Last updated: Feb 28, 2020 ⏰

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