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"La bambina è sana ed è pure forte. Lei è una malanima" disse la levatrice. Da quel giorno per tutti fui Malanima, anche per quelli a cui era giunto il mio nome fatto di storie, di dicerie, di chiacchere, di fantasie allungate con la maldicenza. Apparve ovvio che sarei rimasta una senza fiato, una a cui venne strappato il vero nome, scritto su un foglio portato in parrocchia per essere registrato e ignorato.
L'aria del villaggio era aspra, astiosa. Fatta di bolle, di fumi, di occhi, di niente dentro ad un tutto. Solo il mare mi accoglieva. Ascoltava l'urlo del silenzio, mi chiamava e mi lasciava andare nei giorni di tempesta. I bambini ciondolavano nell'attesa di vedermi passare tra le vie. Appena mi scorgevano l'onda lunga della loro voce si scioglieva. Diventava un coro solo: "Malanimaaaaaaa, Malanimaaaaaa, Malanimaaaaaaaa" e scappavano ridendo. Il certificato di quel suono dissacrante mi sfigurava il viso, all'inizio per la vergogna poi per la collera. Infine, non si mosse più. Inespressivo.
Cercai di dimenticare chi fossi. Scordare il mio nome, forse, avrebbe significato comprimere le paure. Eppure, conservavo l'obbedienza della memoria senza scarto di anni e di appartenenza. Non riuscivo ad immaginare niente di diverso da come ero, quindi non potevo sfuggirmi. All'epoca non sapevo respirare le emozioni. Le stesse che ho visto correre via come il vento, farsi nebbia e poi gocce. Lacrime senza battiti, senza lamenti. Tutto si mescolava in un soffio per squassare l'opacità che offusca, che rende forestieri.

È scritto. Patirai le tue colpe.

La voce non aveva storia, fiato. Mi segnavo e recitavo il paternoster ogni volta che quell'alito di gelo veniva a trovarmi, di giorno e di notte. Scivolava nelle viscere come il ruggito di un leone affamato. La voce sibillina era in me e la sentivo scivolare sicura lungo il profilo dello smarrimento per saziare gli angoli liberi di una stanchezza che non si lasciava dormire. Il rischio era quello di diventare pazza. Stavo freddo al pensiero. Non volevo nemmeno essere schiava di quella folata che tornava senza andare mai veramente.

MalanimaWhere stories live. Discover now