L'inizio semplice di un amore speciale

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Ognisanto Natale quel cesto di uova appena raccolta troneggiava sultavolo in cucina.

Quelloperò per lei sarebbe stato un giorno diverso, quell'anno avevadeciso che avrebbe chiesto a Babbo Natale qualcosa di più speciale,ecco perché avrebbe dovuto metterci molto più impegno del solito,in cambio di quanto chiesto. Certo, perché si sa, quando si chiede esi riceve, si dev'essere anche pronti a pagarne il prezzo.

Quandoaccadevano quelli che lei chiamava imprevisti, che per molti venivanovisti come disgrazie, dopo un pianto prolungato o una bella sfuriata,Sara sapeva che avrebbe dovuto ricominciare da capo e per lei sarebbestata una nuova sfida, proprio come lo scrittore che termina unastoria e ne deve cominciare una nuova con la consapevolezza che dovràessere un capolavoro: non per gli altri, ma per se stesso.

Leformine erano già tutte in fila, pronte a dar vita all'impasto dipasta frolla che stava già lavorando: l'alberello, la stellacometa, le pecorelle, la capanna e gli angioletti, quelli che nonaveva mai smesso di pregare dal giorno in cui era stato esposto ilbando del concorso che avrebbe significato per lei non solo la svoltadopo quel periodo nero, ma una vera rinascita. Avrebbe messo anima,cuore e mente per riuscire, nonostante ci fossero già quarantasetteiscritti, almeno così aveva detto Giovanni, il segretariodell'associazione addetto alla registrazione delle domande.

Ementre le mani affondavano nel morbido panetto, la mente fantasticavagià sui cestini di cioccolato e pan di zucchero che avrebbeconfezionato e che avrebbero ospitato i biscotti per la giuria,soprattutto quelli che avrebbe assaggiato Brian Smith.

«Cupcake!Io farò i migliori e non avrò rivali!» aveva sentito proclamaregioiosa Miss Treccine d'oro, come la chiamavano tutti in paese,mentre ne parlava con Graziana al bancone del Bar Centrale,osannandosi per essere una partecipante e la scontata vincitrice,secondo la sua grande autostima, o egocentrismo, se proprio la sivuol chiamare con la parola corretta! Angelina la odiavano tutte inpaese per quel narcisismo così accentuato e la civetteria che lepermetteva di attirare a sé una grande schiera di polli frustrati damogli ormai inesistenti che passavano alla pasticceria dove lavoravacon sudore e fatica, secondo quanto raccontava lei, nelle sue miserediciotto ore settimanali, secondo quanto dichiarava la titolare.Nonostante fossero poche le ore che passava a lavorare inlaboratorio, i risultati dei decori dei pasticcini eranospettacolari, bisognava riconoscerne i meriti, e quando lei servivain banco, la domenica mattina, c'era la fila di gente che aspettavail proprio turno: uomini che impazzivano per quei suoi modi alquantobizzarri e al limite dell'indecenza che, però, facevano fatturarela pasticceria. Angelina era una temibile avversaria, non solo perquel concorso, ma lo era stata anche nella vita, dopo che avevaletteralmente fatto andar fuori di testa Vittorio, l'uomo cheavrebbe dovuto essere il padre dei suoi figli, secondo i progetti diSara, ma evidentemente non per lui che, invece, era cascato in unadelle tante moine di Angelina e aveva ceduto alla tentazione di unaserata d'eccessi finita brillantemente sul sedile posteriore dellasua auto a soddisfare la felicità fugace di una scappatella.

«Papche?» aveva chiesto Graziana col suo accento dialettale: «Cos'èche fai tu?»

«Cupcake.La vera ricetta americana che, con il mio ingrediente segreto e imiei decori, faranno impazzire i giudici e la licenza sarà mia!»

«I"Papcheic" qua in Veneto? Ma!» aveva concluso indifferente labarista.

«Tupresenterai la torta della Nonna di tua madre giusto?» aveva chiestoAngelina a Doriana che ascoltava bevendo un cappuccino al banco.Anche lei sarebbe stata tra le partecipanti e nessuno aveva mairealizzato una crema tanto deliziosa e delicata come quella della suatorta. Pure lei, per Sara, sarebbe stata una tosta.

«Tesoro,non so fare solo una torta, ti ricordo che io lavoro da vent'anniin pasticceria e conosco molti trucchetti. "Pasticceria DaDoriana"! Ho già trovato la scritta da appendere sopra lavetrata.»

Ritratto di una donna qualunqueWhere stories live. Discover now