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Un'altra giornata frenetica, nel freddo ottobre milanese, che per Mika significava quotidianità.

Se qualche buon'anima lo avesse avvisato per tempo che progettare uno show televisivo avrebbe significato bruciare una quantità così astronomica di ore, per ogni singolo minuto di trasmissione, forse ci avrebbe pensato due volte prima di accettare e tuffarsi di testa in quell'avventura.

Scosse il capo a quel pensiero fugace. Chi voleva prendere in giro? Amava quel progetto alla follia, con tutto ciò che comportava. Aveva trascorso due giorni a Bologna nelle vesti di tassista, raccogliendo storie strampalate, commoventi o di meravigliosa quotidianità tra facce sorprese di chi lo riconosceva come la popstar che era, o visi impassibili di gente fuori età o troppo distante dal suo mondo per conoscere la sua musica e la sua faccia.

Ora era invece di ritorno dalla capatina a Parigi che lo aveva immerso di nuovo nel mondo di The Voice France, in cui ormai si sentiva come di famiglia.

L'aereo della Air France atterrò sulla pista ventosa dell'aeroporto di Linate, sobbalzando un paio di volte, destandolo dalla mezz'oretta buona di sonno a cui aveva ceduto, esausto dai ritmi frenetici e a tratti impossibili di certe sue settimane.

Adorava tutto, di ciò che in quei mesi stava portando avanti, ma doveva ammettere che il suo fisico forse stava iniziando a pensarla in maniera leggermente diversa. Erano tre giorni che si portava appresso un raffreddore coi fiocchi e la scappatella nella fredda Parigi condita da una manciata di ore di sonno a notte, non aveva di certo aiutato.

Scese dall'aereo allacciandosi il cappotto e alzando il cappuccio contro il vento, desideroso di mettere piede in un taxi il più presto possibile e recarsi a casa dove si sarebbe trovato per dare forma al copione di un paio di sketch per una delle puntate a venire, insieme a Ivan, l'amico regista, Giulio il suo manager, Sarah la "coinquilina" di CasaMika e Ilaria, la direttrice di Rai2, la sua "boss" come adorava chiamarla.

Aveva un sacco di idee in mente e non vedeva l'ora di confrontarsi con i colleghi che avevano sempre ottimi consigli e spunti con i quali plasmare i suoi fantasiosi monologhi o interventi.

Fortunatamente trovò un paio di taxi parcheggiati giusto fuori gli arrivi area Schengen, così nel giro di una mezz'oretta scarsa riuscì finalmente a scendere dal mezzo bianco ringraziando l'autista e aprire il portone d'ingresso della palazzina dove abitava. Si fermò dinnanzi l'ascensore, in attesa, troppo stanco per raggiungere a falcate il terzo piano del suo appartamento milanese, come spesso faceva.

Arrivato davanti alla porta di casa inserì il codice di sblocco aprendo la serratura e mise piede finalmente nel suo appartamento caldo e accogliente che da alcune ore bramava con tutto sé stesso.

Un vociare allegro e non troppo distante si udì dal salottino alla destra, mentre lo zampettare felice sul parquet gli annunciò l'arrivo delle sue girls, che come piccoli tornado presero a girargli intorno festanti come se non vedessero il loro padroncino da mesi.

Mika gli riservò le dovute attenzioni accucciandosi per accarezzare entrambe e ricevere le leccate di rito e quando si alzò di nuovo in piedi, fu ancora più felice di veder sbucare dalla porta bianca della sala, la testolina bionda e sorridente del suo ragazzo.

Sì perché in tutto quel trambusto di idee, lavoro e impegni, aveva la fortuna di poter considerare come casa, nel vero senso che lui attribuiva a quella parola, il suo appartamento milanese. Da una settimana a quella parte, infatti, i suoi 3 biondi: Andy, Mel e Amira si erano trasferiti definitivamente in Italia con lui.

"Ben tornato" lo accolse Andy in italiano con un enorme sorrisone, avanzando verso di lui e avvolgendolo in un abbraccio. Mika si sciolse letteralmente, perdendosi in quel calore tanto atteso e nella fragranza intrecciata alle fibre del maglione azzurro che tante volte lui stesso aveva indossato.

24 hoursWhere stories live. Discover now