NEBBIA PARTE I

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Holden Caulfield.
Quando stavo a Andenne mi era scappato un salto a Jumet.
C'era una vecchia, enorme fabbrica di ex bottiglie, la Verlipack:
con dépendances Heineken, Muscadet persino.
Ottocento lavoratori era riuscita ad averne, adesso non c'è più
un cazzo, file di casette dissociate e in diroccamento:
per questo amo il Belgio.
La fabbrica sta non lontano di Verviers, e con Holden Caulfield
ci eravamo passati una volta dopo che lui mi aveva espresso la
voglia di fare una gita.
Ricordo che allora Io avevo 18 anni e lui 17. 


Ero finito fra Vallonia e Brabante, seguendo un pappone che mi
aveva stimolato  con suggestioni pindariche e pulsioni scrotali
sul treno, vicino alla fermata di S. Giovanni in Persiceto.
Mio cugino, un certo Roberto Mayo, stava già su con suo 
padre (mio zio) ingarbugliato presso la rappresentanza 
diplomatica, e una troia di madre putativa che, mi aveva
edotto lui brevemente, si faceva un minus-habens lituano
giovane. A me Roby, già di suo, infastidiva non poco. Lo evitavo
come si evita l'herpes che chiacchiera, chiacchiera e infastidisce.
Figurarsi i suoi inviti interessati a Bruxelles.

Io accompagnavo Angela, che si era addormentata, e poi sarei
dovuto tornare in qualche maniera a Palazzolo Sull'Oglio.
Il tizio in questione aveva una capacità di convincimento
e una gran proprietà di linguaggio. Si chiamava Sergio.
Serge.
I suoi erano emigrati a Courcelles negli anni Cinquanta,
lui diceva di averne 47 e mi evocava le colline lente di quella terra.
"Non deve essere molto diversa da questa." Pensavo ad alta voce.
"L'atmosfera è diversa... C'è più... Uhm... Dannazione."
"Riti Satanici?"
"No, non intendevo questo." Anche se sono sicuro avesse notato
che mi si erano accesi gli occhi a fanale.
"La magia... Ci sono posti squallidi attenzione, ma è lo spazio...
Cioè il senso di solitudine. Ma tu che ci stai a fare da queste parti?"
Mi accartocciai nelle spalle.


"Occhio, è così in Vallonia: se ti trovano in un posto in sbattimento,
o sei spacciatore o frocio.  E se non ti trovano le divise c'è un tot di
quella gente che ha voglia di stuprarti la ragazza. È un'epidemia."
"Ragazza?"
E guardai Angela beatamente addormentata sulla mia spalla.
"Un tizio che c'è stato" Sondai. "Mi ha detto:  solo in certe zone però
dove stanno le baracche.  Ho sentito che non c'è più metro sicuro,
insomma. Se fanno un rave  hai 12 minuti spaccati per l'impianto
e già sono calati in duecento poliziotti.
Se vuoi fartelo succhiare senti movimenti fra le foglie, o un cazzo
di suole sui vetri rotti. Allora ti caghi sotto e fili come una palla lanciata."
"Mai sperimentato.» Faceva Serge.
"Tanti turchi ma si fanno gli affari loro. Libanesi, tamil, cinesi, congolesi. 
Tutta brava gente che si fa i cazzi suoi."
"Albanesi, rumeni?" Feci incuriosito.
"Pochi, anche zingari, però sono molto peggio gli italiani,
hanno cattiva fama: pizzerie, pizzerie, pizzerie.
Dove sta il genio italiano nel Mondo?"
E quell'uomo rideva.

Ero acceso. Il tizio mi aveva acceso.
Angela faceva strani movimenti con la bocca nel sonno.
Serge si toccava il dolcevita.
"Posti abbandonati tanti, insomma."
"Un'infinità. Più delle persone." E tornava a ridere a scatti brevissimi.
"Fabbriche abbandonate, intendo."
"Fabbriche? Interi quartieri, interi paesi." E continuava ad emettere
una specie  di ilarità soffocata,  ma con una diversa modulazione
di frequenza, meno isterica.
"Ma come mai?"
"Depressione. Sai cosa vuol dire? Depressione economica intendo.
Anche qui da voi batte, lo so. Ma è diverso.  Lassù le fabbriche stanno
in culo al mondo. In mezzo al niente. Campagne, persino foreste.
Qui da voi sono le periferie... Come cazzo dite... Degradate...
Viene da drogarsi al solo pensiero, anche se non l'ho mai fatto.
Chiaro che gira di tutte nelle banlieues;  sono i posti più schifosi.
Sparano, spacciano, stuprano."
Le tre ESSE pensavo.

"Quando sei in mezzo al niente sei il padrone del Mondo. Ti piacciono
queste cose vero? Sei un ragazzo intelligente, si capisce subito."
Si girò l'onice intorno al medio.
Io avevo fame di nuovo, e la vita in Italia diventava progressivamente
una merda.
"Sei friulano?"
No, perché?" Fece lui. "Che ci verrei a fare a Bologna? Ho dei parenti
da queste parti. Scandiano. E Tu?"
"Io sono trentino ma abito a..." Mi vergognavo a dirlo.
In pratica mi facevo mantenere dai genitori di Angela.
"A..." Serge si incuriosiva tanto più io esitavo.
"Palazzolo, quelle parti lì..."
"Palazzolo?"
"Sull'Oglio."
"Olio?"
"No, Oglio con il GL... Cristo..." Ero seccato, pensavo mi
prendesse per il culo.
"Oh... Ehm...Certo. Scusa, ho perso l'accento stando via... è vicino Milano?"
"Non ricordo." Feci incazzato, poi non mi andava più di parlarne.
E feci finta di  addormentarmi ma lo seguivo, con attenzione, da sotto
un leggerissimo spiraglio  delle ciglia.

Ascesa, vita e (bizzarra) fine di HOLDEN CAULFIELD, anglo-belga (Parte I)Where stories live. Discover now