Capitolo 2

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Apro lentamente gli occhi e rivolgo lo sguardo verso la finestra, deduco sia presto dato che il sole sta sorgendo. Il mio cuscino è bagnato di sudore, probabilmente ho avuto un incubo; anche se non ricordo cosa ho sognato suppongo che, durante la notte passata nella mia vecchia casa, si siano risvegliati dei ricordi nella mia mente che speravo di aver dimenticato.
Mi alzo, tanto ormai non sarei più riuscita a riaddormentarmi, ma rimango in camera mia.
Mi avvicino alla parete e inizio a passare le dita sul battiscopa fino a sfiorare una lastra di legno che non aderisce bene con le altre. La stacco e nel solco del muro che mi ritrovo davanti vedo una busta di plastica, ancora intatta, che avevo lasciato lì tre anni fa.
All'interno scorgo delle sigarette, un accendino, un paio di forbici e...Una cartolina, o meglio, la cartolina. Quella con scritta la poesia che mi dedicò Ben Hanscom durante quell'estate.
Anche se non sapevo chi l'avesse scritta, mi sentivo felice leggendo quei pochi versi perché significava che per qualcuno ero importante, poi con il tempo ho riflettuto e ho capito che la cartolina era da parte di Ben. Ho sempre voluto bene a quel ragazzo paffutello, ma non ho mai ricambiato i sentimenti che lui provava per me. Chissà se vive ancora qui.
Sto per tirare fuori la busta di plastica quando sento mio padre bussare alla porta, quindi mi affretto a rimettere tutto a posto.
Faccio appena in tempo a ritornare a letto prima che lui apra la porta.

<<Vedo che sei già sveglia...>> osserva dopo aver aperto non delicatamente la porta.
<<Sistemati e vai a completare l'iscrizione a scuola>> ordina poi appoggiando dei fogli, molto probabilmente i documenti che servono per l'iscrizione, sulla scrivania. Mi limito ad annuire e lui esce dalla mia stanza.

Faccio un respiro profondo e metto la valigia sopra il letto per poi aprirla. È abbastanza disordinata, dovrei riporre tutto nell'armadio ma per il momento non ne ho voglia, così prendo dei vestiti e vado in bagno a prepararmi velocemente, voglio stare in questa casa il meno possibile.
Dopo pochi minuti sono già pronta ma non esco dal bagno, bensì rimango a fissare senza un motivo il mio riflesso sullo specchio in ogni suo dettaglio. In questi anni non ho lasciato che i capelli crescessero oltre l'altezza delle spalle, ho continuato a tagliarli e non mi trucco spesso, non mi importa di essere femminile o bellissima.  Non che per esserlo bisogna avere capelli lunghi e truccarsi molto, ma per molte persone è così. Mia zia mi ha sempre detto che sono una bellissima ragazza e pian piano sto imparando a darle ragione e ad apprezzarmi, infondo la bellezza sta nelle cose semplici, no?.
Scuoto leggermente la testa per risvegliarmi dai miei pensieri, recupero i documenti che mi servono ed esco da casa mia.  Cerco di incamminarmi verso la mia futura scuola e, nonostante siano passati tre anni, ricordo ancora abbastanza bene le strade, per fortuna!.
Dovrò frequentare l'ultimo anno, sinceramente avrei preferito passarlo nella mia vecchia scuola a Portland ma purtroppo a causa di un solo voto basso ho perso la borsa di studio.
Sospiro e dopo qualche minuto arrivo a destinazione. Entro nell'edificio ed vado in segreteria, dove una donna non molto simpatica mi aiuta a completare l'iscrizione senza molto entusiasmo. Appena ha finito faccio un sospiro di sollievo ed esco dall'edificio, non sarei riuscita a sopportare quella donna per ancora qualche altro minuto.

<<Beverly?>> sento qualcuno chiamarmi, mi giro e rimango abbastanza sorpresa. Davanti ai miei occhi vi è un Richard Tozier sorpresissimo, dai capelli più ricci e con occhiali dalle lenti meno spesse di quelle che aveva tre anni fa che toglie, pulisce e poi rimette.

<<Richie!>> gli corro incontro ridendo per la tanta felicità, mi era mancato.

<<Porca puttana, Bev!>> esclama abbracciandomi mentre io ricambio e gli scompiglio i capelli. <<Quand'è che sei tornata in questa città di merda?>> domanda poi utilizzando come suo solito termini poco convenzionali.

<<Solamente ieri. Mi hai riconosciuta subito>> osservo sciogliendo l'abbraccio.

<<Non ci si dimentica di quella chioma rossa così facilmente>> indica i miei capelli facendo un mezzo sorriso che ricambio.

<<Che fine hanno fatto gli altri?>> ho mille domande da fare ma mi limito a formulare solo la più importante.

<<Beh, siamo tutti qui ma Mike lavora molto, quindi non lo vediamo spesso>> spiega, allora sono tutti qui, fantastico!. Infondo mi mancano le lamentele di Eddie e Stan, le lunghe chiacchierate con Ben e...Bill, lui mi manca molto.

<<Sto andando da Bill, è a casa a fare quei fottuti compiti per le vacanze. Ti va di venire?>> chiede poi e vengo un po' colta alla sprovvista. Mio padre mi starà sicuramente aspettando e non dovrei andare in giro, ma voglio assolutamente rivedere Bill.

<<Va bene>> rispondo dopo aver riflettuto un po' e lui comincia già ad incamminarsi.

Durante il tragitto Richie mi racconta alcuni avvenimenti divertenti che sono accaduti negli ultimi anni mentre io continuo a ridere a crepapelle. Diciamo che lui, Eddie e Bill ne hanno combinate di tutti i colori mentre Stan ha sempre cercato di fermarli.
Richie mi ha raccontato il lato divertente di questi tre anni, ma adesso vorrei sapere se è successo qualcos'altro di maggiore importanza.

<<È successo qualcosa di importante? Che ne so, fidanzamenti...>> domando cominciando ad elencare vari esempi interrompendo Richie che continuava imperterrito a parlare.

<<No, Bill non ha la tipa>> mi interrompe subito con un sorrisetto.

<<Okay ma ho chiesto anche degli altri...>> preciso alzando un sopracciglio per ammonire la sua espressione compiaciuta ma a quanto pare non è servito a niente.

Roteo gli occhi e poi ci fermiamo, siamo già davanti casa Denbrough.
Richie fa segno di aspettarmi fuori e poi raggiunge la porta, suona e la signora Denbrough lo fa entrare.
Io rimango qui in piedi per un paio di minuti che sembrano un'infinità, che fine hanno fatto i due?.

<<M-ma cosa non capisci d-della frase "devo s-studiare"? Sei d-davvero insopportabile!>> sento la voce di Bill, così mi giro verso la porta di casa dove vi è Richie che trascina Bill per un braccio. Una strana sensazione mi pervade e non posso fare a meno di sorridere.

<<Sì, sì...Lo abbiamo capito che sei un bravo ragazzo>> lo asseconda l'amico prendendolo un po' in giro per poi chiudere la porta di casa guadagnandosi un'occhiataccia da Bill.

<<Ora dimmi c-cosa dovremmo fare dato che mi hai c-costretto a...>> sta per rimproverare Richie ma si accorge della mia presenza, così spalanca la bocca. <<Beverly!>> l'espressione stupita viene sostituita da un grande sorriso e subito corre ad abbracciarmi.

<<Mi sei mancato tantissimo>> ricambio l'abbraccio stringendolo forte mentre il suo buon profumo pervade le mie narici e quella strana sensazione diventa più persistente.

<<Anche tu m-mi sei mancata tantissimo!>> scioglie l'abbraccio ma rimane comunque molto vicino a me. <<Come m-mai sei qui a Derry?>> domanda e si allontana arrossendo violentemente, ma decido di non fare commenti al riguardo, lo metterei maggiormente a disagio.

<<Purtroppo ho perso la borsa di studio ed eccomi qui>> spiego brevemente per poi sospirare.

<<Sono d-davvero contento>> confessa e poi realizza ciò che ha detto. <<C-cioè, sono contento che tu sia qui, m-ma non lo sono p-perchè hai perso la borsa di studio...>> chiarisce e io non riesco a non ridere mentre lui cerca di assecondare la risata con un sorriso.

Negli ultimi anni è diventato decisamente più alto e ha cambiato taglio di capelli. Mi fermo anche ad osservare il suo abbigliamento, è casual ma devo ammettere che ha sempre avuto buon gusto. I miei occhi cadono sul suo orologio argentato e, vedendo l'ora, sobbalzo. Sono quasi le dieci e sono uscita di casa alle otto passate.

<<Devo assolutamente andare, ciao ragazzi>> dico indietreggiando, ricambiano il saluto e mi allontano mentre ancora il loro sguardo è su di me.

Almost||BillverlyWhere stories live. Discover now