The escape

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P.O.V. Elizabeth

Quando finalmente Barbara mi slegò i polsi, dopo ore passate a tendere l'orecchio per ogni minimo scricchiolio, sentii rinascere in me una piccola speranza di salvarmi.
«Bene! Ora come facciamo ad uscire di qui?»

Barbara mi fece cenno di tacere e socchiuse la porta, osservando il corridoio con circospezione. Ci muovemmo velocemente come ombre, con il cuore che ci batteva all'impazzata mentre scivolavamo lungo i muri umidi.
"Dev'essere uno scantinato!" pensai "Ma è così grande! Ci starebbe tutta la fattoria dentro!"
Eravamo infatti incastrate in un oscuro labirinto di stanze e corridoi che sembrava non finire mai. Barbara era concentrata nel contare i passi per percorrere a ritroso la strada che ci avrebbe portato all'uscita, mentre io ero preoccupata per Price e Tony: non sapevo dove fossero e se gli uomini di Winter gli fossero già addosso.

Ad un tratto la ragazza si immobilizzò e mi fissò con aria terrorizzata:
«Via di qui!» bisbigliò concitata, spingendomi oltre una porta aperta. «Sta arrivando qualcuno!»

Ci ritrovammo in quello che supposi essere un magazzino, per via delle numerose casse accatastate disordinatamente le une sulle altre. Sgranai gli occhi quando ne esaminai il contenuto:
«Ma queste sono...»

«Armi. Quelle rubate alla fabbrica di mio padre!»
Gli occhi di Barbara scintillavano rabbiosi, ma ci zittimmo quando sentimmo che i passi degli uomini nel corridoio si facevano più concitati e numerosi.
«Hanno scoperto la nostra fuga!» mormorò, prendendomi per un braccio e conducendomi verso i punti più oscuri della stanza. Ma sebbene osservammo il perimetro più volte, non c'erano altre vie d'uscita oltre a quella dalla quale eravamo entrate; l'unica fonte di luce era un lucernario dal vetro sporco che a giudicare dall'altezza doveva sbucare sulla strada, all'aperto.
«Facciamo così: tu adesso ti aggrappi a me ed esci da lì, poi io ti seguo!»

«No, io... Io non ho mai fatto una cosa del genere! Esci prima tu!»

«Non essere sciocca!» mi rimbrottò Barbara. «Sei troppo bassa per arrivare alla finestra da sola e io non ho abbastanza forza per issarti fin lassù una volta che sarò uscita. Fidati di me, aggrappati alle mie spalle e tirati su!»

Feci come mi aveva ordinato, arrampicandomi sul suo corpo snello e aggrappandomi con forza disperata al vetro del lucernario mentre le voci dei nostri carcerieri si innalzavano e si facevano sempre più vicine. La finestra scricchiolò un po', ma alla fine riuscii ad aprirla e una zaffata di aria fresca e purificatrice colpì il mio viso per la prima volta dopo giorni. Mi ferii i gomiti e i palmi delle mani mentre, con un notevole sforzo a causa delle mie forme generose, sgusciavo nella stradina maleodorante e sconosciuta, finalmente libera. Mi girai verso Barbara per incitarla a sbrigarsi, ma la voce mi morì in gola quando incrociai i suoi occhi: la porta del magazzino era stata aperta con violenza.

«Scappa, Lizzie!» sussurrò, prima di richiudere il lucernario.

***

Impiegai ore per raggiungere Fisherman's Wharf: ero sconvolta e spaventata mentre scappavo da quell'anonima palazzina in cui ero stata rinchiusa e sentii montare il panico quando compresi che ero in una parte di San Francisco in cui non ero mai stata.
Ma dovevo avere qualche santo che mi osservava dal Paradiso, perché riuscii ad arrivare in centro senza che gli uomini di Winter mi riacciuffassero o che qualcuno tentasse di importunarmi. Da lì, sempre battendo i denti per l'angoscia che lentamente scemava via da me, mi incamminai a piedi verso l'appartamento di Connor. Se avessi avuto un pizzico di lucidità in più non mi sarei mai diretta lì, dove gli uomini di Winter potevano rintracciarmi da un momento all'altro: ma la mia mente turbata non riusciva a formulare altro che l'infantile desiderio di trovarmi a casa.
Barcollavo quando finalmente terminai di salire l'ultima rampa di scale e solo in quel momento mi venne in mente che probabilmente Price non era lì date le circostanze e che, anzi, probabilmente i miei aguzzini mi stavano aspettando dietro la porta socchiusa. Perciò mi voltai, decisa a recarmi da Tony quando una presa ferrea me lo impedì: urlai, ma la voce che udii vicino al mio orecchio mi zittì all'istante.

The cityWhere stories live. Discover now