Nel Triangolo del Diavolo

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I boccali battono a ritmo sui tavoli, facendo ballare il liquore al loro interno.
Nel movimento, qualche preziosa goccia cade a terra e viene prontamente calpestata dai piedi, che non perdono una sola nota.
Il violino e la fisarmonica non sono che un sottofondo al caos di voci, urla e fischi dei pirati, riuniti sotto coperta in quel clima festoso e goliardico.

I due marinai che si sono prestati al gioco ed hanno danzato a braccetto, si levano il cappello aprendosi in un inchino, mentre si leva un boato di approvazione.
Nella foga e l'euforia del momento, uno dei due si toglie la camicia, gettandola tra i colleghi, scaturendo altre risate e rozza ilarità.

-Abberline, cosa aspetti? Segui l'esempio e fatti guardare!-ridacchia il capitano.
-Ma capitano...
-Che c'è, devo mostrarti come si fa?
-No, è solo...
-Musica!-ordina. Le note riprendono ad animare le pareti di legno scricchiolante, mentre il capitano getta a terra il suo boccale, non senza prima averlo vuotato d'un sol sorso, e sale in piedi sul tavolo, dove prende a spogliarsi, a ritmo.
I seni della donna, ora lasciati allo sguardo dei suoi sottoposti, senza veli né pudore, non rompono però in alcun modo il clima di cameratismo e fraterna goliardia: è un loro pari, anche se ha le tette al posto del pene.
-Ora tocca a te!
La sua camicia finisce in faccia ad Abberline, tra le risate generali.


[Ascolto consigliato: a partire da 3:20]


I rumori arrivano così tanto ovattati, sul ponte, da non disturbare in alcun modo il sonno della vedetta, un tale senza entrambe le braccia e un occhio solo, ma la lingua bella lunga quando si tratta di raccontar fandonie.
E nemmeno il riposino del cuoco, che si è trascinato sul ponte per smaltire la sbornia del giorno prima.
Se ne sta seduto bel bello con la schiena contro il parapetto, una damigiana stretta da una parte, e il suo aiutante, secco e spilungone, abbracciato dall'altra.
È cullato dolcemente dallo sciabordio delle onde, quando un rumore secco e ripetitivo gli entra a tal punto nella testa, da fargli tornare la ragione.
Toc. Silenzio. Toc. Silenzio.
Apre gli occhi, facendo non poca fatica per non richiuderli subito.
È notte e solo qualche candela è rimasta accesa.
Si guarda attorno: il ponte è deserto.
Toc. Silenzio. Toc. Silenzio.
Ha ancora quell'amore smisurato per il mondo regalato dall'ubriacatura, per cui stampa un bacio sia alla damigiana che al compare, prima di provare a reggersi sulle gambe ed alzarsi, abbandonando entrambi.
L'amico scivola progressivamente, finendo con l'utilizzare il recipiente come cuscino.
Il cuoco sbadiglia, si gratta la barba ispida e si guarda intorno.
Non ricorda nemmeno più perché ha fatto lo sforzo di alzarsi.
Toc. Silenzio. Toc. Silenzio.
Ah, ecco perché.

Quando si sporge dal parapetto, la lucidità gli torna tutta d'un tratto, come una doccia gelata.
Gli occhi si strabuzzano, la bocca si spalanca in una smorfia inorridita e spaventata.
-Allarme! Allarme!-prende a gridare, nel panico.
Poi, quando allunga lo sguardo, ammutolisce di nuovo, impietrito.

Un arto umano continuava a sbattere ritmicamente contro lo scafo.
Più in là, a dondolare sulla superficie dell'acqua, altri pezzi di corpi mutilati.
E ancora oltre, una lastra di ghiaccio.
Nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico, in rotta per le Bermude, ghiaccio.
Ghiaccio rosso come il sangue.

*

-Voi che ne dite, Mastro Ludwig? Il nostro rostro può farcela?
Il capitano è a braccia conserte, con un piede puntato sulla base dell'albero di bompresso, il tono calmo e professionale.
Tutta la ciurma si è riversata sul ponte e conserva il silenzio dello stupore e del timore.
All'orizzonte il cielo si sta tingendo delle luci dell'alba.
Il primo ufficiale, interpellato, si gratta il pizzetto sale e pepe, pensieroso.
-È un po' danneggiato, ma ha superato ghiacci peggiori.- valuta infine, passandosi una mano dietro il collo.
-Allora affronteremo anche questo.-decreta la donna.

-Capitano... Ma non ci dovrebbe essere nessun ghiaccio! Non può esserci! Fa caldo! Come può essersi gelato, con questo caldo?
Ad intervenire è il cuoco, ancora agitato per la sua terribile scoperta. Si passa più volte uno straccio sul viso, ad asciugarsi il sudore dell'agitazione.
-Lo scopriremo attraversandolo, non trovi?
-Ma... E quei corpi?
-Un po' audace definirli ancora corpi, Danton!-ride il capitano, superandolo.-Levate l'ancora e ammainate le vele! Abbiamo una nuova sfida all'orizzonte!

La nave ricomincia il suo viaggio, mentre Danton strapazza il suo cappellaccio tra le mani, con gli occhi fissi su quei cadaveri incompleti, che galleggiano impuniti sulla superficie del mare, a muto avvertimento.
-Non voglio diventare come te, amico... Proprio no!-piagnucola, terrorizzato.
L'aiutante gli dà una pacca sulla spalla, invitandolo a seguirlo sotto coperta e a lasciarsi scivolare addosso i suoi brutti pensieri.

Il ponte si rianima in fretta, tutti corrono ai propri posti, pronti ad eseguire gli ordini.
Mastro Ludwig va al timone, mentre il capitano sale sino alla coffa, per tenere ogni manovra sotto controllo.
Lo sperone di prora avanza, spezzando con il suo incedere il ghiaccio e tracciando così un sentiero per l'imbarcazione.
Il mare, sotto quello strato ghiacciato, è agitato, sembra ribollire. Ma sopratutto, è rosso.
Un lago di sangue nel bel mezzo dell'oceano.
Ma non è questo a impensierire il capitano, che socchiude gli occhi fino a ridurli a una fessura, nel tentativo di vincere lo spesso strato di nebbia che improvvisamente li inghiotte.
A fatica, riesce a distinguere dei profili di navi, in lontananza.
Le ci vuole un po', prima di capire che si tratta di relitti. Resti di navi dilaniate, di cui ormai non resta che il ricordo.
E vede qualcos'altro. Qualcosa che la atterrisce.

Spalanca gli occhi, quando una goccia che le cade sulla mano la distrae.
Aggrotta la fronte, abbassando lo sguardo.
Una macchia rossa.
A cui se ne aggiunge un'altra e un'altra ancora.
Solleva il capo: prima schizza, poi piove, infine diluvia.
Diluvia sangue su di loro.

Il capitano afferra una cima e cala agilmente sul ponte, dirigendosi con urgenza al timone, dove spinge da parte Mastro Ludwig.
-Capitano!-balbetta lui, sorpreso.
-Dobbiamo andarcene.-gli assicura, con determinazione, virando con violenza.-Cazzate la randa!
-Capitano... Che cosa avete visto? Da quale diavolo fuggiamo, stavolta?
-Avete detto bene, Ludwig. Dal Diavolo.

Nel Triangolo del Diavolo - Under the MistletoeWhere stories live. Discover now