"Gesù." Mormoro sconcertato passandomi una mano sulla mascella.
Su uno sgabello, con la testa stretta tra le mani, c'è Elisabeth.
Al suo fianco, Jenny le accarezza la schiena porgendole un bicchiere d'acqua.
Avverto lo stomaco serrarsi in una morsa: dunque sta così male?
"Beth, sono qui." Mi avvicino a lei e le passo una mano tra i capelli in segno di conforto.
Mi risponde con un grugnito e un verso sofferente, poi torna a massaggiarsi le tempie con le dita.
"Quanto ha bevuto?" Chiedo a Jenny con tono preoccupato.
"Non ne ho idea." Fa spallucce inchiodandomi con uno strano sguardo.
"Maledizione sei sua amica, avresti dovuto starle vicino e impedirle di ridursi così, ti ricordo che non è abituata a bere."
Jenny strabuzza gli occhi mentre il suo volto si deforma in una smorfia di puro fastidio.
"Sai, credo che dovresti incolpare te stesso dato che ha deciso di buttarsi sull'alcol solo per scacciarti dai suoi pensieri per un po'." Incrocia le braccia al petto. "Non so cosa stia succedendo tra voi due, ma credimi, sei tu che l'hai ridotta così." Indica Beth con un dito.
Detto ciò, la rossa esce dalla cucina a grandi passi.
Strabuzzo gli occhi e osservo la figura di Beth china sulla sedia. È davvero colpa mia?
"Cosa devo fare con te?" Le sussurro.
"Raggio di sole, va meglio?" Domanda un'altra voce.
Mi volto di scatto non appena la riconosco.
Noah Olsen.
È sorpreso di vedermi, lo noto dal modo in cui mi guarda: gli occhi spalancati per lo stupore, la bocca stretta in una linea dura.
"Tu." Quasi ringhio nel pronunciare questa singola parola.
I secondi successivi scorrono in maniera sfocata: reagisco.
Non ricordo altro. Nessun pensiero prima dell'azione.
Perdo il controllo del mio corpo, il mio pugno scatta verso il viso di Noah e si scontra con la sua mascella.
Vengo sommerso da una potente ondata di soddisfazione.
Un coro di esclamazioni e urli si solleva intorno a me.
Il mio colpo lo coglie di sorpresa tanto che indietreggia fino ad urtare la parete della stanza con le spalle.
Pochi istanti dopo, Noah parte alla carica.
Si getta contro il mio corpo con tutta la sua forza e scaglia un pugno dritto al mio addome.
Gemo per il dolore ma evito un suo secondo assalto, riesco ad agguantarlo dalla felpa e a sbatterlo contro il muro.
Sono a pochi millimetri dalla sua faccia di merda e continuo a tenerlo fermo senza dargli possibilità di muoversi: anni di allenamenti di boxe alla fine si sono rivelati utili.
Ho il respiro spezzato quando decido di parlare: "Non azzardarti a sfiorarla mai più. È chiaro?"
Stento a riconoscere la mia stessa voce a causa della rabbia che la impregna.
Noah impiega pochi istanti ad elaborare le mie parole.
Le sue labbra sono incurvate in un sorrisetto strafottente: "Nessuno può impedirmi di lottare per ciò che voglio."
Sussurra velenoso e tenta di liberarsi dalla mia morsa senza successo.
Rafforzo la presa su di lui, lo stringo ancora di più.
"Ciò che vuoi è già mio." Rispondo in tono glaciale.
"Jacob, lascialo andare! Basta!" La voce implorante di Elisabeth giunge solo ora alle mie orecchie.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...
Ti porto via con me
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