"Beth?" Rispondo senza avvertire nessun suono dall'altro capo del telefono.
"Oh, ciao Jacob Butler." Il mio nome fuoriesce distorto dalle sue labbra, le parole sono incerte e biascicate.
Corrugo la fronte, che sta succedendo? Magari la linea è disturbata.
"Sicura di star bene?" Le chiedo facendo riferimento ai messaggi che le ho inviato senza ottenere una sua risposta.
Borbotta qualcosa di indistinto riguardo il rum, la tequila e un certo impegno ed è in quel momento che capisco: Elisabeth è completamente ubriaca.
Strabuzzo gli occhi per la sorpresa nello stesso momento in cui la mia mente viene affollata da un centinaio di campanelli d'allarme.
È sola? Qualcuno ha cercato di importunarla? Ma soprattutto, dove si trova?
"Dove sei?" Sbotto al telefono, non posso celare il fastidio che impregna le mie parole.
Appoggio una mano sulla scrivania in attesa di una risposta.
E quando finalmente, nel bel mezzo dei suoi borbottii e versi indistinti, riesco a capire che si trova a casa di Stephanie Lewis, Elisabeth blatera qualcosa su Noah Olsen.
Dal suo racconto confuso sotto l'effetto dei fiumi dell'alcol sono due le parole che attirano la mia attenzione: Noah e bacio.
Rafforzo la presa sul telefono e prego Dio di aver sentito male.
"Noah ti ha baciata? Noah Olsen?" Ripeto tentando di spronarla a ragionare lucidamente.
"Si, si proprio così." È tutto ciò che dice.
Mi si gela il sangue nelle vene.
Un gelo che viene prontamente rimpiazzato da un furioso calore frutto di un'emozione ben definita, un sentimento che saprei riconoscere sempre: rabbia.
Pura e primitiva rabbia guizza nelle mie vene.
Sferro un pugno sulla superficie liscia della scrivania, alcune delle cianfrusaglie che vi sono al di sopra precipitano sul pavimento.
Digrigno i denti fino a farmi male. "Maledetto bastardo." Sussurro nella stanza vuota che mi circonda.
"Vengo a prenderti." Sbotto con voce severa al telefono. "Arrivo tra poco."
Non aspetto la risposta di Elisabeth, chiudo frettolosamente la chiamata.
Esco a grandi passi dallo studio di mio padre e, una volta afferrate le chiavi dell'auto, sfreccio verso la mia destinazione.
Dunque c'è una festa a casa di Stephanie? Beh, sono pronto a divertirmi.
***
Mi faccio strada tra la gente ammassata in soggiorno tentando di scovare il volto di Elisabeth.
L'odore di fumo e il suono delle risate invadono la stanza rendendo l'atmosfera opprimente.
Scosto un paio di persone e mormoro delle scuse in direzione di una ragazza con la quale mi sono scontrato.
"Jacob? Non mi aspettavo di incontrarti qui!" Due grandi occhi azzurri mi fissano con trepidazione: Amy Niven.
Mi ricordo bene di questa ragazza, ma non altrettanto del nostro incontro, quella sera ero completamente ubriaco.
"Hey Amy." La saluto cordiale continuando a gettare occhiate in giro.
"Ti va di bere qualcosa?" La sua voce è carica di malizia e aspettativa.
Sono sul punto di dirle no quando il mio sguardo intercetta una lunga chioma scura che sfreccia verso quella che dovrebbe essere la cucina.
La riconoscerei ovunque: è lei.
Senza degnare Amy di una risposta, mi precipito all'inseguimento di Elisabeth.
Faccio capolino in quella che sarebbe la cucina ma che appare più come il set di un film post apocalittico: il pavimento è disseminato di bicchieri, ogni ripiano disponibile è stracolmo di bottiglie, cartoni di pizza ormai vuoti e mozziconi di sigaretta.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...
Ti porto via con me
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