Capitalo 11

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"Amarla non sarebbe bastato"

Capitolo eleven

"Dillo dai" sbotta Xavier, facendo un finto broncio. "Ti sei scordata di noi? Il mondo di Dimitri ti sta facendo rincitrullire"

Osservo Eleonor e Xavier e spalanco gli occhi.

"No, io.. io vi sono debitrice"

"Lo sappiamo molto bene, ragazza. Ma ci sembra che ti stai allontanando dal piano principale, insomma. Sei troppo presa da mio cugino per ricavare le informazioni che ci servono"

Chiudo gli occhi e sospiro.
Sono tutti cosi ... cosi... uguali.
Le persone non capiscono, non riescono a comprendere niente se non provano. La gente come loro non cambierà mai.
Ed io sono come loro.

"Lo so, ragazzi. Lo so!" Mormoro mentre m'infilo le mani tra i capelli.
È un casino.
Mi sono infilata in un guaio più grande di me.
E devo mentire.
Mentire.
Continuare a mentire per salvarmi la pelle.

Eleonor non era la persona che credevo, e Xavier tanto meno. Ed io non ero lucida , non ero in me quando ho fatto alcune cose, mi hanno manipolato, mi hanno fatto credere cose che non sono mai successe ed io ora sono la loro marionetta.

Ed in tutto questo, centra sempre e solo lui.

"So che devo parlare con Erika, so che devo far dire la verità a Megan, so qual è il mio compito qui. È  inutile che veniate a rompermi, credi che sia facile per me? Eh? Tornare qui? Farmi scopare? Fare la parte della scolaretta innamorata, dopo che ho subito e dopo tutto quello che ho passato a causa sua? Pensate veramente che io lo ami?" Scoppio a ridere.

Non è  amore.
È un' ossessione.

"Se non fosse stato per il tuo patetico tentativo di rifartelo amico in questo modo, Eleonor, io sarei in giro con Damon e non sarei qui, in questa città che odio. In questo posto che mi fa ribrezzo, mi fa impazzire" mormoro mentre alzo sempre di più la voce.

"Non gridare, pazza" sbuffa Eleonor con un sorriso, mentre scuote la testa.

Pazza?
Pazza è come mi sento.

"Prima finisci il compito, prima ti lasciamo andare" mormora Xavier.

"Come se non lo sapessi"

Rido.

Rido perché ormai non provo più nulla. Faccio finta, e non riuscirò più a fare nemmeno questo.

"Per quanto ne valga, mi dispiace"
Sussurra Eleonor. Un medaglione ha sempre due facciate.  Sempre.

Alzo le spalle.

"Gli ho detto che non voglio segreti, riuscirò a farmelo dire" mormoro.

"Non fargli troppo male quando troverai le informazioni che ti servono, Ambs"

Se ne vanno e inizio a camminare e a fare avanti e indietro per il salotto.  In un'ondata di ora scaravento a terra tutto ciò che trovo davanti, sedie, piatti, piante.

"Cazzo. Cazzo. Cazzo!"  Grido e continuo a calciare.

Mi siedo per terra e urlò dalla frustrazione. È  un odio, non mi lascia vivere.

Tutto il mio mondo gira intorno a lui.
Sofferenza e gioia, fanno tutto parte di questo libro malato che continuo a vivere.

Avrei dovuto farlo.
Avrei dovuto buttarmi da quel palazzo, quella notte.
Non avrei dovuto fermarmi, avrei dovuto seguire il mio bambino, e lasciarmi andare.

Ed ora mi tocca stare qui, in una casa che odio,  in un luogo che odio, perché sono... sono disperata.

Respiro più velocemente, mentre si rivivono in me quelle immagini.  Quei ricordi, quella merda.

Mi siedo nel divano e osservo come la mia vita vada in pezzi.
Osservo.
Osservo sempre.

Osservo come vado a pezzi,  e non posso fare niente.

Il telefono squilla, ed io osservo la notifica in anteprima.

Messaggio da Erika:
È uscito... La prima cosa che farà e tornare qui. Da noi.

"Fantastico" mormoro.

Osservo lo specchio spaccato davanti a me. Mi guardo in ogni singolo frammento di vetro.

"Sembra che non sarò l'unica ad andare a pezzi"

Mi butto sul divano e osservo il soffitto.

Chiudo gli occhi.
Spero di non svegliarmi più.

"Ed eccoti qui" ghigna l'assassino di mio padre. Osservo il viso di quell' uomo, così uguale a quello di qui sono innamorata. Guardo i suoi occhi, il suo corpo fasciato dalla tuta arancione.
"Lo sapevo che vi sarebbe servito il mio aiuto, da quando mio figlio mi ha telefonato. Sapevo  che qualcosa non andava e che qualcuno sarebbe venuto".  Osserva il mio corpo e sorride scuotendo la testa. "Sai di essere incinta vero?" "Questo non c'entra nulla" mormoro. "Mio nipote è nel tuo grazioso corpo" .
Lo osservo e rimango in silenzio mentre ascolto le cazzate che escono dalla sua bocca. "Se ricordo bene hai sempre amato mio figlio"
"Non è  di Dimitri. " sbuffo. "Io e tuo figlio abbiamo chiuso, lui è  come il puttaniere di mio padre, adora avere il piede in diverse paia di scarpe. Non lo vedo da un po' " . Tiro fuori una sigaretta e la accendo. Osservo il viso di questo uomo diventare freddo. "Voglio sapere se conoscevi una certa... Miranda Thompson"
"Ovvio che la conosco, era amica di tua madre, Amber. Era molto amica di tua madre e della puttana. Sai, tuo padre ne aveva molte nella sua rete. Tutte e tre erano sue, eppure io e quel coglione di Logan Lancaster. Quel coglione non mi credeva, ed io gliel'ho  fatto capire.Siamo stati in silenzio, la vendetta sarebbe arrivata. Ma alla fine una birra di troppo per me e ho fatto quel che ho fatto. Me ne pento ogni giorno, Amber. Ma non perché gli ho amazzati, ma... perché avrebbero dovuto soffrire di più. Molto di più."
Osservo il telefono tra le sue mani grandi, il vetro tra di noi, non mi permette di tirargli la sberla che si merita. Inclinò la testa di lato e sorrido mentre scuoto la testa.
"Credo che tu stia bene in questo posto, pazzoide"
"Fra poco ci starai anche tu, Amber. Se stai facendo questo ricerche, sei fottuta pure tu"

Mi sveglio di scatto e osservo Dimitri entrare dalle porta. Osservo il volto sconfitto e dentro di me, non so esattamente come mi sento.

E ora di rimettere la maschera, giocare con le regole di questo gioco malato.

"Hey amore, come stai?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 22, 2022 ⏰

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