Capitolo 2 Una brutta realtà

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Gli uomini ad un cenno di quell'essere repellente, presero mio padre e mia madre, li rin- chiusero in casa, presero delle torce, le accesero e le lanciarono sul tetto di paglia. Non potevo muovermi da lì...Dovevo solo sperare che sarebbero andati via in tempo utile per poter salvare la vita ai miei cari. Diedero fuoco ad ogni cosa. Tutto quello che mio padre costruì, ogni singolo oggetto, stava bruciando. Con l'aria soddisfatta, il brutto ceffo fece un gesto ai suoi e da lì a poco erano già lontani, cavalcando verso l'orizzonte. Rimasi nascosto il tanto che bastava per essere sicuro che non sarebbero tornati, quindi corsi verso la porta d'entrata. Anche altri del villaggio accorsero con secchi d'acqua per cercare di spegnere quelle fiamme feroci che stavano già divorando l'intera casa. Presi una coperta che trovai lì a terra, me la appoggiai sulle spalle e con le mani la strinsi forte al petto. Dopo essermi fatto rovesciare dell'acqua addosso, corsi verso la porta e con tutta la forza che avevo diedi una spallata al legno oramai divorato dal fuoco. Sentii solo un grande frastuono, dopodiché solo tanto soffocante calore. Con gli occhi strizzati per il fumo cercai i miei. Dopo poco intravidi mio padre e mia madre a terra. Mi avvicinai... respiravano ancora fortunatamente, ma una grossa trave gli impediva di muoversi. Altre quattro coraggiose persone entrarono nella casa e mi aiutarono a liberarli. Pochi minuti dopo eravamo fuori. Io reggevo tra le braccia mia madre priva di sensi e gli altri si occuparono di mio padre. Li portammo a casa di Nolan, un amico di mio padre, che gli diede le prime cure.

" Edward i tuoi genitori si riprenderanno. Ora va corri da Phelan (il falegname del villaggio) e digli di prepararti due bare... lui capirà. "

" Cosa capirà? Cosa volevano quelle persone ?! Cosa diavolo sta succedendo !? " 

" Edward non c'è tempo... corri!"

Cominciai a correre come un forsennato. La casa del falegname distava circa 5 minuti a corsa da casa dei miei. Intanto che correvo, non potevo non pensare al perché mai dovessi chiedere delle bare per i miei genitori, se Nolan poco prima mi aveva rassicurato che si sarebbero ripresi. Cercai di convincermi che doveva esserci una spiegazione più che logica, del resto Nolan era un amico di famiglia da quando ne ho memoria e potevo fidarmi. Arrivai affaticato alla porta della bottega di Phelan.

"Phelan! Ho bisogno subito di due bare, non chiedermi perché, Nolan mi ha detto che avresti capito."

Lui mi guardo, fece un cenno di intesa e mi invitò ad attendere li, chiarendo di non muovermi e di non cercare di seguirlo nel retro.

Passarono circa un paio di ore, interminabili, prima che mi chiamasse.

"Ragazzo vieni sul retro."

Varcai quindi la piccola porta che mi separava dal retro della bottega e vidi un carretto con due bare di legno al suo interno. I cavalli erano già legati e pronti a partire. Mi avvicinai per ispezionare il suo operato e vidi due lapidi, in legno, con incisi i nomi dei miei genitori.

"Ma che.."

Senza nemmeno lasciarmi il tempo di esprimere la mia perplessità, disse: "Ascoltami...adesso, va, torna da Nolan lui ti spiegherà tutto.

Ancora più spaesato di prima, salii sul carretto e mi diressi verso casa di Nolan. Non ci stavo capendo niente, ora ero veramente curioso di sentire le spiegazioni che mi sarebbero state date da li a poco.

Fermai il carretto proprio di fronte alla casa del nostro amico e lo chiamai con quanto più fiato avevo in gola.

Lui uscì immediatamente, già con in mano due pale.

"Andiamo al cimitero, veloce!

"Nolan mi spieghi cosa sta succedendo?"

"Edward, sai già che in passato tuo padre dovette scappare dall'Inghilterra per degli errori...   ma non sai il perché. È ora che ti dica la verità. Tuo padre, in patria, era conosciuto come il Comandante Harrison Burton. Era a capo dell'intera flotta inglese. La sua missione era sfidare i sette mari e conquistare tutte le terre emerse, ed era molto bravo in questo. Tuo nonno era Lord Timothy Burton, conte di Glasgow. Capisci quindi come mai possa essere stato molto semplice per tuo padre, arrivare a servire direttamente il Re. 

Conquistò molte delle terre dell'India che nessuno prima era riuscito a sottomettere. La sua fama era grande, infatti il Re nutriva grandi speranze per quanto riguardava il "Nuovo mondo". Fu inviato nelle Americhe per sottomettere i nativi del nord. Inutile dire che il suo fu un grande successo. Io ero li, ero il suo braccio destro. Ma più conquistava, più la sua coscienza lo fustigava. Vedere quelle povere persone venir private delle loro terre, della loro cultura, delle loro vite...beh lo sconvolse a tal punto che rinnegò l'uomo che era diventato.

Gli rimaneva solo una battaglia, il villaggio di una tribù dove risiedeva uno dei capi più potenti dei nativi. Sconfiggerlo significava sottomettere anche quelle terre non ancora invase. Non ce la fece. Tuo padre ha avuto sempre un forte onore e un grande senso di giustizia. Era convinto di essere nel giusto finché non si ritrovò di fronte a quella gente, nessuno come loro riuscì a toccare il suo cuore e fargli aprire gli occhi.

Comandò di fare una cosa che al suo ritorno gli avrebbe significato solo due cose: nel migliore dei casi l'esilio, nel peggiore l'impiccagione; inviò un messaggero al capo tribù "Bisonte Bianco" chiedendo udienza ed ordinò ai suoi uomini di preparare dei carri pieni di armi e di viveri da portare in dono. Una volta ottenuta l'udienza, tuo padre fece una cosa, che nessun ufficiale fece mai prima...chiese perdono.

Ricordo ancora lo sguardo del capo tribù...era sorpreso, ma subito la sua espressione si fece rilassata e con un leggero sorriso disse:

"Per voi bianchi e soprattutto per lei, sig. Burton, ho nutrito un grande odio, mi chiedevo come potessero delle persone arrogarsi il diritto di togliere la cultura, la terra, le credenze e la vita, a dei loro simili, solo perché diversi da loro. Come facessero a non capire che la libertà è un bene che ogni uomo deve poter avere. Vi abbiamo forse impedito di vivere nelle nostre terre? Non vi abbiamo attaccato solo per difenderci? Ma mi rendo conto che la via dell'odio è quella più semplice, ma è un lupo vorace, che divora qualcosa che non può essere reso: l'anima.

Mio nonno mi disse una cosa quando ero un giovane ambizioso di potere:

"Se qualcuno ti fa del male, se ti è nemico, se ti odia...trattalo come il tuo più grande alleato. Cerca in lui la bontà e se riuscirai, ben presto lui si stringerà forte a te e rimarrà al tuo fianco come un fratello, per la vita."

Insegni ai suoi figli, alla sua gente, queste parole, affinché di generazione in generazione, esse possano cambiare il modo di agire e renderci tutti fratelli e liberi. In lei ho trovato la bontà Sig. Burton... io Vi perdono."

Non vidi mai tuo padre lasciar trapelare il benché minimo sentimento, ma in quell'occasione, una lacrima solcò il suo viso, infrangendosi su un sorriso, appena accennato, di soddisfazione. Era orgoglioso della sua decisione e ne avrebbe accettato le conseguenze. Come rientrammo in patria infatti, fummo arrestati ed imprigionati, in attesa di un processo."

Jack il pirata degli abissiWhere stories live. Discover now