Il pescatore

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Era oramai così lontana, che nemmeno il mio aguzzato sguardo riusciva più a intravedere la mia casa. Mi era così cara, che avrei voluto stringerla,confortarla, ma il mare è libero e anch'esso triste non poté far altro che piangere con me la distanza, che aveva diviso la terra che tanto baciava.

Partii con compagnia per mare, ma mentre loro solennizzavano i pesci spada, orgogliosi delle loro reti, sporto alla ringhiera in mare calmo io piangevo solo la mia desolazione.

Poiché non fui solo all'esterno, ma dall'interno mi dolse il corpo o qualcosa di più.

E solo , mai pensieri di evidente felicità balzavano cristallini davanti i miei poveri occhi. E in mezzo ai miei pianti fu subito notte.

Proprio è vero, nei momenti in cui è più facile piangere, è fine a se stesso fingere anziché spiegare come mai si pianga. Tanto è profondo questo sentimento che nemmeno a se stessi si attribuisce un significato concreto, e presto fingere è fine anche a se stessi, e presto il sentimento diviene più forte.

Anche dopo pochi secondi separati, in quanto amanti un solo attimo fa la vita e fa la morte, quanto però il mare può essere crudele a volte, rimanendo innocente.

Scruto il levante scuro, come mi aspettavo, è nero l'oceano perché è nera la volta. Come una metafora mi perfora l'anima con terribile sofferenza, ma non immediata. Scende illuminata dentro di me e accogliendola al mio cuore, accetto la dolce pugnalata del mio spontaneo pensiero e solo dopo mi pento di ciò, intristendo il già triste e scontroso animo zuppo di questo povero e stolto pescatore.

Tenevo le braccia e gambe incrociate, porgendo l'addome in avanti e schiena curva, cadeva un muso lungo mentre sforzavo gli occhi a rimanere aperti, lacrimavo il dover lasciare per sempre la mia terra perché priva di vita marina, la spiaggia era deserta così come il suo mercato, ma cercare oltre la propria casa risulta a volte spaventoso.. Quasi inquietante.

Ero sul punto da venir assopito dal chiaro di luna, come se la mia anima abbandonasse il corpo lasciandolo fermo sulla poppa della nave quando d'un tratto al limite della mia coscienza, sentii versi tra le onde, nel buio della notte, come zampillare di gocce dall'alto, come un leggero piovigginare accompagnato da una soave e piacevolmente brezza fresca.

I miei occhi cominciarono ad arrossarsi di gioia alla vista della cosa più straordinaria della mia vita mortale. Il mio viaggio, le mie scelte, tutto mi condusse a quel momento fatidico che mai dimenticherò in vita mia.

Davanti ai miei occhi, quella sera, danzavano insieme alle loro donne come nei più leggendari e commoventi miti dei pescatori, uomini fosforescenti d'acqua marina che nel chiarore della luna  illuminavano le onde. Alzai il volto di scatto, sbalordito dalla armoniosa vista di quel colore azzurro o ciano che illuminava persino la barca di armoniosi colori marini.

Uno spettacolo aggraziato di pura gioia che ammorbidisce anche le anime più grigie, dolci, docili campi elisi di pura felicità.

In quel momento, neppure il sorriso più sincero poté frenare il precipitare dolcemente, dondolando, della mia lacrima più triste, accompagnata dal sorriso più sincero.

E chinando il capo stringendo le palpebre, mentre le mie labbra serrate formavano un quasi sforzato sorriso, la sentii, come un richiamo.

Come una donna che che appoggiava le sue docili e fredde mani dietro le mie orecchie, come per rassicurarmi di tutto, come per sussurrarmi che la mia amata e il mio così dolente sentimento mi fossero ora più vicini che mai, che proprio nel momento in cui più credevo di esserne lontano erano invece più vicini che mai. 

Seppi dunque, in quel momento, di non essere mai stato solo.

Come sonnifero, il sentimento di mani femminili massaggiarmi le tempie, un bacio sulla fronte accompagnato dalle più angeliche arpe.

Alzai lo sguardo colmo del più grande sentimento che tanto mi avvolgeva stretto con le sue spine riluttanti e appuntite ; quella sera pensai al mio amore, quella sera pensai alla terra.

Mille domande mi balzarono per la testa in quell'attimo, ma non smisi un secondo di sorridere o  piangere, ma fu quando aprii gli occhi che mi resi conto di quanto quella mia immaginazione, fosse più vera che mai. Eppure vera, poiché anche d'immaginazione la mia mente diceva il vero.

C'era, ma c'è sempre stata e me ne accorsi solo allora, quanto libera poteva essere la mia terra, se solo non la volessi per me così tanto, e non guardassi altrettanto il resto e di quanto per lei io facessi ogni giorno senza che me ne rendessi conto, e quanto la mia adorata terra, per me, ogni giorno facesse qualcosa.

Il teatro finì, le luci si spensero, le figure terminarono le loro danze e scomparirono col tempo nelle onde più alte.

Gli occhi volevano riposo, ma io, un pescatore, non posso dormire in mare.

Ma per giustificare il sonno pesante che ebbi quella sera, posso chiedere sinceramente, chi mai sarebbe rimasto sveglio quella sera sapendo che avrebbe avuto al più presto i più meravigliosi sogni che l'uomo abbia mai sognato ?

Io no, ed io sono un pescatore..

Un pescatore che tanto pensava fosse stato meglio fingere.. Ma per una volta ha visto ciò che poteva essere, e ha deciso di smettere...

Ha deciso di credere.







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