Capitolo: quattordici

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Prese fuori il telefono, perchè di fare pensieri filosofici proprio non ne aveva voglia, e chiamò sua mamma, raccontandogli tutto quello che provava. E non passò molto prima di ritrovarsela davanti, pronta per aspettare insieme a lui la fine dell’intervento di Harry.
 

Quando Harry riprese coscenza, sentì subito un peso sulla sua gamba, ma non riusciva ad aprire gli occhi. Ci stava provando con tutta la sua forza, incuriosito, ma era ancora molto debole.

Poi si accorse che la sua mano era intrecciata ad un’altra, morbida e fredda. Con il pollice accarezzò quello che era il palmo della mano e subito sentì il peso sulla sua gamba svanire.

Se non fosse stato intontito dall’anestesia, sarebbe riuscito ad aprire gli occhi e avrebbe così visto una figura mora, piegata sul letto, con la testa nascosta sulla sua gamba.

- Ha-Harry? - . No, non poteva essere Louis. Lui aveva una voce più sicura di sè, più acuta. Quello che aveva parlato ce l’aveva spezzata. No, non poteva essere Louis.

- Harry, apri gli occhi, sono io, Boo. - . Allora aveva torto! Era proprio Louis.

Poi sentì solo la mano fredda abbandonarlo, una porta che si chiudeva e la voce ovattata di Louis, poi più nulla.

Quando si risvegliò, riuscì con poca fatica ad aprire gli occhi e questo gli permise, questa volta, di ammirare Louis seduto sulla poltrona accanto al suo letto che lo guardava sorridendo, sempre con le sue dita fredde intrecciate a quelle di Harry.

Ecco, forse una cosa che non sopportava di Louis erano le mani perennemente fredde, ma in realtà amava scaldargliele.

- Ehy. - . Questa volta la voce di Louis era la solita, forse solo leggermente più dolce.

Louis si alzò e si avvicinò al letto, poi, con la mano libera, iniziò ad accarezzargli il capo, per tranquilizzarlo, perchè Harry si stava agitando. Si muoveva convulsamente, come se stesse avendo un incubo, perciò sudava, il cuore gli stava battendo forte, era spaesato.

- Va tutto bene, Harry. Ce l’hai fatta! – esclamò Louis felice. Harry fissò lo sguardo su quello del moro che sorrideva. – Starai bene! - .

- Non ho una famiglia dove andare, lo-lo avevo detto che non dovevo guarire. - . Harry aveva lo sguardo pieno di terrore, gli occhi sbarrati e stava iniziando ad agitarsi davvero troppo.

Louis continuò ad accarezzargli il capo, perchè non doveva agitarsi. Qualche ora prima, dopo il primo risveglio di Harry, Louis era andato ad avvertire Kate, ma soprattutto il dottore che in seguito lo aveva visitato, constatando che l’operazione era andata bene e che si sarebbe ripreso. E allora Louis non aveva fatto altro che sorridere, ma adesso si stava preoccupando. Harry aveva ragione: non aveva nessuno, ma aveva lui e lui lo avrebbe aiutato, avrebbe trovato una soluzione.

Harry si dimenò dal contatto con Louis, alzò il busto e iniziò ad urlare, con tutta la voce che aveva in corpo, contraendo i muscoli della pancia per far uscire la voce più potente. Louis, spaventato, indietreggiò, mentre vari infermieri arrivarono e, prontamente, somministrarono a Harry dei sonniferi.
 


- C-che è successo? - . Dopo che Louis fu fatto uscire dalla camera, due dottori erano entrati nella camera di Harry e ne erano usciti un quarto d’ora dopo parlottando tra di loro. Louis era rimasto ad aspettare lì fuori, stretto a sua madre che gli stringeva forte la mano.

- Harry è giovane e davvero molto spaventato da questa situazione. È abbastanza normale, visto anche il suo passato, che abbia reagito in quel modo, soprattutto sotto effetto delle medicine. Ha passato molto tempo con la convinzione che sarebbe dovuto morire. Per quanto riguarda il suo corpo, sta bene, è solo un po’ affaticato, ma adesso lo faremo riposare in qualche  modo. – disse il primo dottore rivolgendosi a madre e figlio che li guardavano da seduti. – Invece, per quanto riguarda la mente, diciamo che è traumatizzato. – aggiunse, poi, l’altro che studiava una cartella clinica, probabilmente quella di Harry.

- Ma starà bene? – chiese Jay, mentre faceva passare una mano sul fianco del figlio preoccupato. Il dottore sospirò, scrollando le spalle.

- Non ne ho idea, non vuole parlare con nessuno di noi e si agita, ma sicuramente ha bisogno di affetto. Noi faremo il possibile perchè trovi velocemente una nuova famiglia che lo accolga, speriamo davvero che non passi troppo tempo in orfanatrofio. - . Louis sussultò. Non poteva lasciare che lo mandassero in orfanatrofio e abbandonarlo al suo destino. Non adesso che Harry aveva bisogno di lui.

Senza guardare in faccia nessuno e senza dire nulla, si alzò ed entrò in camera di Harry, infastidito dalle parole del dottore.

- Ehy, Harry, si può? – chiese titubante mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

Poi si avvicinò, scorgendo Harry raggomitolato su un lato che lo guardava di nascosto. Louis sorrise e si sedette sulla poltrona accanto al letto, portando le ginocchia al petto e appoggiando il mento su di esse.

- Sai, non ti abbandonerò. - . Louis si strinse nelle spalle. – Con te mi sento bene. - . Harry non diceva niente, ma Louis aveva visto che i suoi occhi parlavano per lui. Era spaventato come mai. Aveva paura di essere solo, ancora una volta, ed era anche un po’ intontito dai farmaci che gli avevano dato per non farlo agitare.

- Louis..? Harry..? - . La testa di Johannah fece capolino dalla porta, facendo girare la testa di Louis, mentre gli occhi di Harry restavano incollati sulla perfezione del viso di Louis. – Ehy, scusate se vi disturbo. Lou, vieni un attimo, tesoro? - .

Louis si alzò ubbidiente, lanciando uno sguardo che doveva essere di scuse, a Harry che semplicemente non gli staccava gli occhi di dosso.

- Mamma, dobbiamo fare qualcosa per Harry... – disse Louis una volta usciti. Un’idea un po’ folle gli balenava già in testa.
 

A/N

Non starò a dilungarmi troppo perchè ho davvero un tremendo mal di testa e devo finire di scrivere il nuovo capitolo di HY, ma.....questo capitolo è assaaaaai importante. Harry guarisce, ma non sta veramente bene e Louis ha qualcosa in mente.

Fatemi sapere cosa ne pensate perchè mi fa sempre tanto piacere.

Grazie davvero con tutto il mio cuore per tutto il sostegno, mi rendete felicissima!

Un bacione, Lele

Our Own Struggle - ((Larry Stylinson AU))Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora