Parte 2

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IL TRONO DI CARTA

Entrare nella Zecca di Stato fu un gioco da ragazzi e il piano per uscire sembrava all'apparenza altrettanto facile - beh, per lo meno per tutti noi tranne che per il Cavaliere, che doveva effettivamente scavare il tunnel. In ogni caso, la parte che rischiava davvero di crearci casini era quella tra l'inizio e la fine. Se la Zecca fosse stata vuota, allora probabilmente molti dei guai che abbiamo dovuto affrontare ci sarebbero stati risparmiati. Ma la Zecca non era vuota, c'erano almeno una ventina di persone e ognuna di loro potenzialmente era in grado di attivare una propria dinamica e non per forza contro di noi. Creare legami emotivi tra noi della banda era sbagliato, ma ancora di più sarebbe stato affezionarsi agli ostaggi. Io e il Guardiano eravamo stati i primi a sbagliare ma già dal primo giorno  nella Zecca, alcuni dei nostri compagni furono fottuti allo stesso modo.

Fu una mattina quando il Cavaliere delle Cipolle e la Donna Rossa entrarono nella Zecca, dopo aver tranquillamente passato i controlli. Con la scusa di un appuntamento con il direttore e i finti documenti da coppia di giornalisti, si aggirarono nell'atrio dell'immenso edificio cercando di non dare troppo nell'occhio, alla ricerca delle telecamere. Terminato il lavoro in meno di cinque minuti, presero posto nella piccola zona riservata agli esterni in attesa, mischiandosi a quelli che di lì a poco sarebbero diventati ostaggi. Forse per eccesso di zelo nell'entrare in contatto con l'ambiente o, più probabilmente, per naturale propensione al dialogo, il Cavaliere iniziò a parlare con una ragazzina seduta vicino a lui. Doveva avere circa 12 anni e ciò che colpiva di lei era purtroppo una brutta cicatrice che le copriva quasi tutta la metà destra del volto che, per il resto, presentava dei tratti molto dolci.
"È un bel nome, Shireen" le disse con un sorriso. "E i tuoi genitori dove sono?"
"Mia madre è morta l'anno scorso. Mio padre lavora qui, l'ho raggiunto da scuola per pranzare insieme... Ma lui è uscito con un collega e mi ha detto di aspettarlo qui. Tipico di lui".
Il Cavaliere non rispose, se non per assicurare che il padre sarebbe tornato presto; sul suo volto però era evidente tutta la preoccupazione nel rendersi conto che quella bambina avrebbe fatto certamente parte degli ostaggi, senza nessuna figura di riferimento vicino. Indovinando quei pensieri, la Donna Rossa si lasciò sfuggire un sospiro seccato; non riusciva ancora a capire come quello stesso uomo che era sempre così diffidente nei suoi confronti, si affezionava poi a tutti gli sconosciuti che incontrava.
Diversi minuti dopo,proprio come previsto, tre nuovi visitatori varcarono la soglia, ognuno con indosso una tuta rossa, una maschera bianca e una pistola. Le due guardie che accorsero furono tramortite immediatamente, ma la parte più curiosa fu che l'unica guardia che era presente all'entrata li aveva lasciati entrare senza problemi.
I tre individui si tolsero le maschere: si trattava di una donna bionda, la Madre dei draghi, e di due uomini, che corrispondevano al Mastino e al Guardiano della notte.
"Signore e signori, questa è una rapina" esordì la donna, puntando la pistola davanti a sè, mentre gli altri due tenevano sotto controllo gli altri lati.
"Non credo proprio" giunse una voce alle loro spalle.
La guardia all'ingresso sembrava essersi animata di incredibile coraggio mentre puntava la sua pistola dritto alla testa della bionda. Tutti i presenti, che già si erano dati al panico, trattenero il fiato, ma gli altri due rapinatori non sembrarono allarmarsi.
"Hai rubato la mia frase. Questa è una rapina dovevo dirlo io" disse la guardia dopo secondi che parvero interminabili, mentre abbassava la pistola e si sfilava la divisa da guardia per rivelare una tuta rossa identica a quella dei rapinatori.
"Sei proprio un idiota, Sterminatore" sibilò la Madre dei draghi, infastidita.
"Andiamo, fattela una risata!" ribattè l'accusato "Lo sai che già solo per essere entrati qui, potremmo tutti morire prima di domani?"
"Tu creperai di sicuro se non la smetti di fare il coglione!"
Lo Sterminatore non perse il buonumore alla minaccia ben poco velata del Mastino, anzi ridacchiò allegramente e oltrepassò i compagni, per mostrare finalmente la sua posizione di comando.
"Signore e signori, come mi ha già preceduto la mia collega, questa è una rapina" ripetè, con palese entusiasmo, rivolgendosi agli ostaggi che ora erano tornati ad agitarsi. "Io sono il capo, lo Sterminatore di Re. Non è il mio vero nome, naturalmente, ma a voi questo non deve interessare. Se collaborerete, non vi verrà fatto alcun male. Ora, come potete immaginare abbiamo molto lavoro da fare quindi..."
Intanto, in mezzo agli ostaggi, la ragazzina con la cicatrice si strinse istintivamente all'uomo che aveva appena conosciuto e lui le  disse di stare tranquilla e che tutto sarebbe andato per il meglio.
"...Quindi mettetevi tutti seduti a terra, mentre il Mastino passerà a ritirare i vostri telefonini e a consegnarvi maschere e tute identiche alle nostre che siete sollecitati ad indossare immediatamente".
Tutti gli ostaggi cominciarono a muoversi per obbedire agli ordini e così fece anche Shireen, prendendo di riflesso la mano del Cavaliere.
"Per favore non abbandonarmi" lo supplicò con un fil di voce.
L'uomo la guardò con occhi tristi ed esitò per alcuni istanti, prima che la Donna Rossa si protese verso la ragazzina.
"Mi dispiace, tesoro, ma questo non può proprio promettertelo" le disse con voce calma ma fredda, afferrando il Cavaliere per l'altro braccio.
Lui, a malincuore, lasciò la mano di Shireen mormorando delle scuse e poi, di fronte allo sguardo confuso della bambina, entrambi, invece di sedersi, si alzarono in piedi. Con passi rapidi raggiunsero lo Sterminatore di Re al centro della stanza, che li accolse con una pacca sulla spalla e due pistole cariche.

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⏰ Last updated: Nov 17, 2019 ⏰

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