«Allora? Lo sapevi o no?» pregai ancora una volta, ma poi capí. Capí che di traditori nella mia vita ne ero praticamente circondata, mia madre mio fratello, l'uomo della mia vita, ero sola.

«Non capisco di che cosa stai parlando, spiegati meglio!»

«Sai benissimo di che cosa sto parlando. Di Leticia, è mia madre» egli non rispose, si limitò a respirare affondo, quasi a trovare le giuste parole. Aveva esitato per troppi minuti.

«No.. non può essere» balbettai. Egli pianse insieme a me, non l'avevo mai visto piangere.

«Io.. l'ho saputo soltanto ieri, volevo dirtelo sul serio ho perfino minacciato tuo fratello ma..» non lo lasciai finire che senza rendermene conto il palmo della mia mano fini sulla sua guancia, lasciandogli un leggero rossore.

«Mi fai schifo» sibilai, con ribrezzo.

Mi voltai, ma lui mi afferrò nuovamente facendomi urtare contro la sua figura alta.

«Mia no!! Ti prego ascoltami!» urlò, mi liberai violentemente dalla sua presa, ormai nessuno meritava la mia compassione, ero stata lo zimbello di tutti loro.

«Lasciami!!» strillai, ormai aveva la voce roca.

«No, non ti lascerò ti prego devi credermi lo saputo soltanto ieri, io tengo a te e so che tu mi ami» i miei polsi erano stretti nella sua mano e quando fummo vicino egli mi afferrò il volto facendomi pigiare la sua fronte alla sua.

Piansi, e Michael non fu da meno. È stato un attimo, quell'attimo in cui l'amore che provavo per quell'uomo si dissolse man mano o probabilmente divenne soltanto una scusa per poterlo allontanare. Ero confusa, non sapevo più chi ero o a chi appartenevo, le persone che amavo mi aveva tradita.

«Io.. non ti amo più e vattene adesso, ti prego» sussurrai in pre dal dolore e dalle lacrime, mi sembrò l'unico modo per far sì che egli andasse via.

Il suo sguardo fu attonito lentamente allentò la presa. Sul suo viso comparve una smorfia mista al dolore e allo smarrimento, lo stavo ferendo immensamente Michael aveva sempre fatto di tutto per proteggermi ma arrivata a quel fatidico giorno anche sul nostro amore ebbi dei ripensamenti.

«Non.. non stai dicendo sul serio vero?» abbassai lo sguardo, non avevo il coraggio di guardarlo in viso.

«Parlo sul serio e adesso.. vattene» lui non se lo fece ripetere due volte, indietreggiò, ma prima di arrivare alla sua auto pronunciò le ultime parole.

«Non ti credo» il suo tono mi bastò a pentirmene immediatamente, ma ormai era troppo tardi ed io dovevo risolvere l'enorme casino che mio fratello aveva combinato.

Rientrai in casa ma sulla soglia trovai Lil, con fra le mani la sua ventiquattr'ore e delle buste della spesa, non sapeva della mia presenza alle sue spalle.

«Amanda.. che ci fai qui?» esordì allibita e sorpresa quanto tutto noi.

«Molto bene.. anche tu lo sapevi» il mio tono velenoso bastò a lei per voltarsi e restarne sconcertata e pietrificata.

«Mia.. aspetta non è come sembra» cercò di spiegare ma onestamente non avevo voglia di ascoltare nessuno al di fuori di mio fratello. Le feci segno di zittirsi ed ella obbedì.

«Andate via per favore, devo parlare con mio fratello» per un attimo le lacrime avevano fatto spazio alla rabbia, alla vendetta.

Le due donne si scambiarono delle occhiate e si recarono in cucina chiudendo la porta. Quando quest'ultima fu chiusa, ero faccia a faccia col nemico pronta a sputare tutto il veleno e a far valere la persona che ero. Mio fratello era rimasto lì, in silenzio, quasi intristito oserei dire.

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