A Wilde Trip to Mercury

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Londra, ultima metà dell'ottocento.



Aziraphale amava passeggiare con un sorriso gioviale stampato in volto. Sorrideva ai bambini, salutava con un cenno i passanti e dava sempre una moneta o due ai mendicanti.
O, almeno, così si sforzava di fare. Era dura essere un angelo e sorridere anche quando un poppante decideva di rigurgitarti tutta la minestrina sul doppiopetto. Era dura essere un angelo e sorridere quando sai per certo che quel violento e improvviso nubifragio ha imperversato davvero per farti un dispetto.
Ma Aziraphale era superiore agli scherzetti del suo Dipartimento: miracolava un ombrello e camminava impettito col suo bastone da passeggio, lucido e in rigoroso pendant col farfallino...
-Ma guarda che checca-
L'angelo si voltò e guardò con occhi offesi un rozzo omaccione, che stava seduto scomposto in una panchina del St. James's Park. Era tutto sudicio, probabilmente era uno scaricatore di porto o un minatore. Di certo era grosso, muscoloso e ottuso come un mattone.
-Cos'hai da guardare, finocchietto?- sbraitò l'uomo, aggressivo.
L'angelo gonfiò il petto -Lei è proprio un gran villano!-
-Che hai detto!?- ringhiò costui, alzandosi in piedi e sputando al contempo -Cos'hai detto, signorina?-
L'angelo indietreggiò, facendosi piccolo piccolo -Io... Ecco...-
Ma come fece per agguantargli il soprabito, l'uomo iniziò a strillare dal dolore e ad agitarsi come un pazzo. Il suo sedere infatti si era incendiato come una fiaccola, tanto che costui dovette tuffarsi nel laghetto delle anatre per spegnere le fiamme. Aziraphale rimase a bocca aperta e poi sorrise, divertito. Sapeva già cos'era successo, non ci voleva un genio per capirlo.
-Crowley?- chiamò infatti, per poi voltarsi -Avanti, fatti vedere, so che ci sei-
-Non dovresti permettere agli umani di parlarti così- gli rispose alle spalle, facendolo trasalire.
Aziraphale si voltò di nuovo, fronteggiando finalmente il suo amico.
-Sai bene che non posso fare del male agli umani e poi non sono avvezzo alla violenza. Io porgo l'altra guancia, come è giusto che sia-
Crowley borbottò un "ma smettila" e colse una mela da un albero, che non era un melo bensì un castagno, ma questi sono dettagli.
-E poi tanto ci sei tu che vieni a salvarmi!- continuò Aziraphale, prendendolo a braccetto -Perché destreggiarmi in zuffe, se ho il mio cavalier servente!-
Crowley scansò il bracciò come se si fosse scottato.
-Hm! Non... mpf...fa...- deglutì -Non farlo mai più!-
-Oh, andiamo. Siamo o non siamo amici?-
-No!- lo contraddisse il demone, polemico -Io non sono tuo amico. Ogni tanto ti salvo il didietro, ma non sono tuo amico!-
-Va bene, come non detto- gli disse per farlo stare tranquillo -Ma, Crowley, cosa hai fatto lì?- gli domandò, indicandogli la spalla sinistra. Crowley si voltò subito a sinistra e Aziraphale lo baciò subito sulla guancia destra.
Il demone arrossì come un pomodoro e iniziò a sbraitare, mentre l'altro riprese a passeggiare con aria soddisfatta.
Crowley continuò a lamentarsi per dieci minuti buoni, finché Aziraphale non si bloccò di scatto, tanto che il demone gli finì addosso.
-Oh, Cielo! Ma quella è la carrozza di Oscar!- esclamò l'angelo, con occhi sognanti per l'entusiasmo.
-Oscar? E chi è Oscar?!- domandò Crowley, solo che Aziraphale aveva già osato una corsetta fino all'altro lato della strada -Angelo! Non correre che ti fai male!-
Crowley lo raggiunse ma poi si trattenne dal proseguire, tenendosi a debita distanza. Aziraphale si era fermato a salutare un uomo molto alto e robusto, vestito con abiti eccentrici ma allo stesso tempo eleganti, non certo volgari. I due avevano iniziato a chiacchierare amabilmente come se si conoscessero da una vita. Il demone aggrottò le sopracciglia sottili e li osservò con attenzione, mentre una rabbia leonina aveva iniziato a ruggirgli nel petto.
Chi diavolo era quel tizio e cosa voleva dal suo angelo!?
Crowley si preparò a colpire, avrebbe incendiato i sederi di tutta Londra, se fosse stato necessario. Solo che Aziraphale non sembrava preoccupato, anzi, sorrideva in modo dolce e naturale.
Appena notò Crowley, l'arguto gentiluomo gli accennò un sorriso.
-Perdonami se ti interrompo, Zira, ma c'è un gentile signore che credo voglia unirsi alla conversazione- gli disse con un tono di voce affettato, l'accento irlandese.
-Io non sono gentile e non voglio unirmi alla conversazione- sibilò subito il demone, in automatico.
Aziraphale si voltò -Oh, Crowley! Lascia che ti presenti Lord Oscar Wilde, il mio nuovo scrittore preferito- esclamò, guardando il dandy con un sorriso pieno di ammirazione -Oscar, lui è Crowley, un caro amico di vecchia data-
-Oscar Wilde, lieto di fare la vostra conoscenza- esclamò il suddetto scrittore, togliendosi il guanto di pelle per stringergli la mano.
-Crowley- rispose l'altro, spiccio.
-Zira è davvero un amabile conversatore, sembra quasi che abbia vissuto cent'anni-
-Zira!?- sussurrò il demone, iniziando ad arroventarsi dalla gelosia.
Ma quello che rispose Aziraphale fu ancora peggio. L'angelo infatti arrossì e si toccò una guancia con fare svenevole -Oh, caro! Sei sempre troppo gentile!-
Fermi tutti! CARO!?
Il demone sgranò gli occhi. L'angelo lo aveva chiamato caro? Il nomignolo che aveva da sempre riservato a lui?? Crowley si sentì mancare la terra sotto i piedi. Li guardò camminare, entrambi con il bastone da passeggio, entrambi eccentrici e vistosi, seppur in maniera diversa. Sembravano una perfetta coppia di amici o, peggio, di amanti. Crowley li raggiunse con le mani strette a pugno.
-Come procede il manoscritto?- sentì domandargli Aziraphale.
-Fa i capricci, ci bisticcio. E poi la calura estiva riesce a rendere insopportabile anche una tazza di tè, figuriamoci la stesura di un romanzo. Sono quasi tentato di buttarmi nel fiume-
-Il modo migliore per resistere alle tentazioni, è cedervi- sibilò il demone, acido.
Aziraphale lo guardò male, Wilde invece sgranò gli occhi e sorrise, deliziato.
-Brillante!- disse infatti, profondamente colpito.
-Non starlo a sentire, Oscar. Crowley ama scherzare- esclamò duramente Aziraphale, fulminando il demone con lo sguardo.
-Lui ama scherzare e io amo non prendermi sul serio. Direi che io e il signor Crowley possiamo andare d'accordo- esclamò Wilde rivolto anche al demone, ma costui aveva già allungato il passo per sorpassarli.
Crowley infatti non poteva sopportare quel teatrino un minuto di più. Si sentiva fuori posto come un terzo in comodo, escluso dal suo stesso migliore amico.
Guardò quei due salutarsi da dietro un muro, percependo sempre più chiaramente che c'era del feeling. L'umano poi guardava Aziraphale con malcelato desiderio, ma i suoi occhi blu e spioventi non erano solo incredibilmente espressivi, ma anche molto perspicaci.
"Ora vai, prima che il tuo fidanzato mi tiri un colpo di baionetta" sussurrò infatti all'angelo, senza farsi sentire da Crowley.
"Oh Cielo, Oscar! Lui non è..."
Ma l'altro lo fece tacere con un occhiolino.
-Devi stargli lontano!-
-Ma perché?-
-Perché sì!- ringhiò Crowley, pestando furiosamente i piedi -Non capisci che quell'Oscar Wilde è un umano!? Vuole solo metterti le mani addosso, nient'altro!-
-Shh, parla piano, per carità!- lo sgridò Aziraphale, guardandosi intorno con circospezione -Oscar è sotto inchiesta per questo-
-E guarda un po'! È un lussurioso!-
-Non è un lussurioso, ti sbagli di grosso!- gli sussurrò l'angelo tra i denti -È un gentiluomo, e poi dovresti sentirlo parlare, ha un modo di conversare che è idilliaco. Io non so come faccia, ma riesce sempre a rispettare le buone maniere anche quando fa dell'umorismo pungente. È formale ma non imbalsamato, classico e moderno al contempo, proprio come i suoi libri-
-Ti sei preso una cotta per lui?- concluse Crowley, sempre più geloso. Aziraphale arrossì -Ma no, caro... Ho solo molta stima, tutto qui-
-Stai mentendo. I miei sensi da demone mi dicono che stai mentendo-
L'angelo, ironia della sorte, alzò gli occhi al cielo. -Oh, santa pazienza, Crowley! E se anche fosse?- lo provocò, guardandolo nelle lenti scure -Cosa c'è di male? E, soprattutto, cosa c'entri tu? Non sei mica il mio capo, e nemmeno mio marito, se è per questo-
-Hai ragione, fai come ti pare-
-Bene, allora- esclamò Aziraphale, riprendendo a camminare. Crowley lo seguì, ma non si sentiva affatto tranquillo. Avrebbe voluto prendere quell'umano e lanciarlo sulla Luna, da quanto era geloso e arrabbiato.
Aziraphale intuì il suo malessere, dopotutto era pur sempre un angelo, aveva una sensibilità e un'empatia ben più sviluppate della media.
-Guarda che lui non esclude te. Tu continuerai a essere mio amico, non devi essere geloso-
-Io non sono geloso!- ribatté subito Crowley, imbarazzato.
Aziraphale gli sorrise, pazientemente -Mh, va bene. Allora non ti scoccia se stanotte non sarò in libreria, vero?-
Crowley sgranò gli occhi e si tolse gli occhiali -Perché non sarai in libreria questa notte, Aziraphale?-
-Perché Oscar mi ha invitato a casa sua-
-Cosa!? Cioè... Dove?- domandò Crowley, profondamente sconvolto
-Nella sua villa, qui in centro a Londra. Devi vederla, ha un gusto nell'arredamento che è qualcosa di squisito- esclamò, di nuovo con occhi sognanti -E che nottate meravigliose, non le dimenticherò mai-
Al demone ormai fumavano le orecchie. Non poteva credere a quello che aveva sentito.
-Crowley?-
-Vorresti dire che ci sei già andato?- gli domandò, incredulo e leggermente minaccioso.
-Eccome! E sai cosa mi ha detto l'ultima volta? Ha detto che Dorian Gray ha gli occhi color cielo, proprio come i miei!- Aziraphale sorrise e arrossì come un pomodoro -Ti rendi conto? Color cielo. Non è una cosa meravigliosa da dire?-
-Oh, sì. Talmente tanto che tra un po' mi metto a vomitare arcobaleni- brontolò come una pentola di fagioli.
-Ma smettila, brontolone- lo rimproverò l'angelo, prendendolo a braccetto. Questa volta l'ingelosito Crowley non lo allontanò. Lo guardò nel viso niveo, arrabbiato e ferito come non si era mai sentito in vita sua.
-Vi siete baciati?- gli domandò, sempre sul piede di guerra.
Aziraphale sorrise, stringendo forte le labbra -Ma no...-
-Stai di nuovo mentendo!-
L'angelo sbuffò -Forse Oscar mi ha chiesto se poteva darmi un bacio e forse, sottolineo forse, io gli ho risposto di sì-
-COSA!?-
-Ho detto forse!-
-Bell'amico- esclamò il demone, mollandogli bruscamente il braccio -Complimenti, Aziraphale-
Il demone tentatore iniziò a camminare a passo svelto, a quel punto non riusciva più a fingere che la cosa non gli importasse.
-Crowley!- esclamò prontamente il biondo, inseguendolo -Ma dico, sei impazzito?-
-Perché non me lo hai detto?- gli domandò di scatto, offeso e risentito -Se non ero io a chiedertelo, tu neanche me lo dicevi!-
-Perché, tu per caso mi racconti tutte le nefandezze che fai con gli umani!?-
Crowley inorridì -Nefandezze!? Ma di quali nefandezze stai parlando? Io non faccio niente con gli umani, razza di idiota che non sei altro!-
Questa volta fu Aziraphale ad arrossire -Pff, non ti credo. Sei un demone, tu vivi nel peccato-
-Induco in tentazione gli umani fra di loro, non con me, cretino!-
-Oh, adesso non è il caso di essere volgari-
-Deficiente!- rimarcò il demone, iniziando a camminare a passo molto svelto.
-Crowley! Crowley, aspettami!-
Aziraphale si sfilò dalla tasca un fazzoletto di seta e si asciugò la fronte, inseguendo a tutta velocità il suo amico dalle gambe lunghe e snelle.
-Aspettami, Crowley! Non correre, sai che non sono portato per l'attività sportiva...-
Il demone si fermò, ancora indignato -Beh, dovresti iniziare, perché sei grasso!-
L'angelo spalancò la bocca -Ma senti che lingua impunita! Io non sarò un figurino, ma tu sei... Sei....-
Lo guardò dall'alto in basso, alla ricerca disperata di un difetto fisico. Il demone alzò un sopracciglio.
-Tu sei...- Aziraphale sospirò, rassegnato -Tu sei uno schianto. E non ti credo quando dici che non hai mai fatto niente con gli umani. Non ci credo nemmeno se lo vedo, sono peggio di San Tommaso-
-Fa' come ti pare- concluse, dandogli le spalle.
Aziraphale ci pensò su e poi realizzò in un baleno la portata di quell'affermazione. Un sorriso tenero sbucò dal nulla sulle sue labbra, lo guardò con sagacia e gli si avvicinò per fiancheggiarlo, sempre con quel sorriso dolce ma eloquente stampato in viso.
-Che c'è?- gli domandò Crowley tra i denti, percependo un po' troppa tenerezza nell'aria.
-Niente, tesoro. Sono solo molto contento che tu ti sia preservato-
Crowley si voltò di scatto, allarmato -Cosa intendi per preservato!?-
-Beh, intendo verg...-
Ma Aziraphale non fece in tempo a terminare la frase, perché Crowley sgranò gli occhi, lo afferrò per il bavero e lo sbatté con tutta la sua forza contro il muro, inferocito.
-NON OSARE DIRE QUELLA PAROLA RIFERITA A ME!- gli ringhiò in faccia, furente, talmente vicino che i loro nasi quasi si scontrarono -Io ho solo detto che non ho fatto niente con gli umani, ciò non significa che non abbia fatto niente con gli altri demoni! È chiaro!?-
Aziraphale non rispose, tanto era sorpreso dalla quella reazione spropositata.
-È CHIARO!?- ripeté Crowley con fervore, più indemoniato del solito.
-È chiaro, è chiaro, stai tranquillo!- esclamò subito il biondo, alzando le mani in segno di resa.
-Hm- grugnì, mettendolo giù -Sarà meglio-
L'angelo si ricompose, raddrizzandosi il farfallino. Lo guardò alle spalle e sorrise, di nuovo.

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