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Shocking. Lap 3/72, Hamilton and Ricciardo.
For now, red flags out. #AustriaGP

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Kaia

E' questione di un attimo, mi distraggo un secondo per guardare nella direzione di papà, come per cercare una sua rassicurazione, dopo un team radio scomodo nei confronti di Lewis.

Ed ecco che succede tutto.

Una confusione assurda e poi silenzio tombale; il mondo, per cinque estenuanti secondi, sembra essere andato in pausa.

Non sento nemmeno più il cuore battere e la bocca rimane socchiusa, come se qualcuno, da qualche parte, abbia davvero deciso di fermare il tempo.

Come quando ti scappa la pipì ma stai guardando un film bellissimo e non vuoi perderti nessuna scena, perciò metti in pausa.

Poi, come in una scena in slow motion, tutto torna ad animarsi.

Non vedo nulla, mi si annebbia la vista, riesco solo a portare una mano alla bocca, prima che le braccia di Niki mi facciano sedere sulla panca in metallo.

Meccanici, tecnici, papà, operatori, altri meccanici, rosso, bianco, blu e nero; un misto di colori, voci, urla e sussurri, di cui non riesco a percepire nulla.

- Magari non è nemmeno lui

- Non può essere lui

La testa mi cade all'indietro e sento un fortissimo senso di nausea.

L'odore della benzina è così insopportabile e pungente, che un orribile senso di rigetto si impadronisce del mio stomaco.

Si contorce, ho paura che possa rompersi, il cuore martella.

Mi alzo in piedi, Niki cerca di sorreggermi.

Tutto il box è in movimento, ma non distinguo nulla: sembrano girare tutti in tondo, come se fossi stata improvvisamente catapultata su una trottola.

Annaspo, mi manca l'aria.

Cerco con la mano un appiglio, annaspo, raggiungo a tastoni contro la parete del box l'uscita.

Alzo lievemente lo sguardo, ma lo riabbasso subito, appoggiandomi al muro esterno, di cemento, che emana un calore bollente.

L'aria è satura di gomma bruciata e di un odore dolciastro, che mai prima d'ora ho sentito; mi piego sulle ginocchia, usando come appiglio alla parete il fondoschiena.

Un'ondata di calore, parte dal basso, risale verso lo sterno.

Ed ecco che arriva il vomito.

Scoppio in lacrime.

-Non è lui!- impongo a me stessa, tra i conati.

Le gambe cedono, rischio di cadere per terra.

Niki piomba da dietro e mi prende per la vita, tenendomi stretta a se', mi trascina via da quel fatidico angolo di muro.

Attraversiamo la pitlane e mi fa sedere sul muretto; ma ormai non vedo e sento più nulla.

Degli stralci di luce quà e là, ma vaghi, distanti, mossi, incomprensibili.

Se non il tocco inconfondibile delle mani di papà, che mi raccolgono i capelli in una coda, e poi il suo abbraccio forte.

Riesco quasi a sentirlo pronunciare un...

- Non saresti mai dovuta venire






Instagram; Kaia HornerDonde viven las historias. Descúbrelo ahora