Gioia, dolore

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Finché la vita scorre come vogliono, non si preoccupano dei vari alti e bassi che la caratterizzano. Proseguono sul loro cammino quasi senza rendersene conto, sicuri che il domani arriverà.

La notizia, un turbinío di emozioni che ti invadono: incredulità, gioia, paura, insicurezza... già, un passo verso l'ignoto, l'evoluzione, il ciclo della vita. Figli lo siamo stati, ma genitori... si iniziano a fare buoni propositi per quel piccolo dono che arriverà a breve.

Eh sì, il tempo passerà in fretta, molto più veloce di quello che uno pensa. E io purtroppo o per fortuna lo so bene.

Inizierai a notare i cambiamenti, il corpo, la mente, sempre sopraffatta da quel senso di inadeguatezza. I primi mesi non realizzerai del tutto, finché ecco, il primo movimento. Un leggero sfarfallìo nella pancia di cui non sei sicura se è lui o meno. Le visite, gli esami. La scoperta del sesso. Inizia a crescere, i movimenti si fanno più forti, si sposta da una parte all'altra a volte provocadoti dolore. Ma esso ti fa sorridere perché sai che è lui, ogni giorno che passa matura, cresce come un frutto attaccato al suo ramo e quel ramo sei tu.
Iniziano i preparativi per accoglierlo, la cameretta, le prime tutine, la valigia per l'ospedale. Man mano che si avvicina il momento inizi ad avere timore di come sarà darlo alla luce. Alla fine ti consoli nel pensiero che milioni di donne nei secoli l'hanno fatto, e se fosse stato impossibile ci saremmo già estinti. Ti fai coraggio, con amore chiudi ogni busta per i suoi primi cambi. A breve non sarà più parte di te, ma del mondo.
I primi dolori ti allarmano, soffri in silenzio e cerchi di ultimare gli ultimi preparativi. Ti fai una doccia nella speranza di alleviare il tutto, eppure non è così. Man mano diventano più frequenti, più forti d'intensità. È ora, agitata ti rechi in ospedale, non credi sia possibile ma ti danno conferma. È pronto vuole uscire, esplorare il mondo.

Respiri a ogni contrazione, sempre più vicine, sempre più lunghe. Speri che finisca al più presto, ormai sono ore che soffri. Senti movimenti vicino a te, parlare, ma non comprendi ciò che accade. Nei brevissimi istanti di pausa riprendi fiato. Inizi a spingere, ma non sai neanche tu come si fa. Il male è lancinante da farti credere che non ci puoi riuscire, e devi farlo proprio in quel momento. Fatica, sudore, stanchezza, vorresti che finisse tutto in uno schiocco di dita. Ma non è così.
Finché ecco, a un tratto senti come un pesciolino tra le gambe, il dolore svanisce. Provi fastidio, non vuoi essere toccata. Ti appoggiano quel piccolo miracolo tra le braccia, mentre ti fanno i complimenti. È caldo, bagnato, sei stremata, ma il dolore è solo un lontano ricordo ormai. Appena accarezzi quel piccolo esserino, ti rendi conto che sarà il centro della tua esistenza, la vita stessa, la tua più grande gioia. Ha appena lasciato il posto in cui ha preso forma, ha conquistato il primo passo verso il mondo. Ora non sarà più solo tuo, avrà l'amore anche della famiglia.

Gioia, dolore, vita e gioia.

La paura di tenerlo tra le braccia, il timore di non essere in grado di effettuare i gesti più semplici. Cambiarlo, allattarlo. Ti spiegano come fare e per magia diviene tutto naturale, come se lo avessi sempre fatto. Le prime smorfie, i pianti, i versi, i sorrisi. Le conquiste giorno dopo giorno: afferrare le cose, stare seduti, la prima parola, le pappe, gattonare, e camminare. Tutte tappe della vita. E tu impari giorno dopo giorno a essere genitore, come lui impara a essere figlio e crescete assieme.

Gioia, dolore, vita e gioia. Così dovrebbe andare. Eppure, esisto anch'io...

È così che la gioia iniziale diviene dolore, per poi tramutarsi in disperazione. E mi dispiace.

Tutto prosegue nel verso giusto, finché in un momento ti crolla il mondo addosso. Era tutto pronto per accoglierlo, per curarlo, amarlo. Invece, lascerà il posto in cui è cresciuto fino a quel momento sì, ma non starà mai tra le tue braccia. Non lo sentirai piangere, non passerai nottate in bianco perché pare inconsolabile. Uscirà sì, ma se nè andato prima ancora di ricevere l'amore che avevi da dargli. L'hai amato dal primo istante in cui hai saputo, hai gioito, l'hai immaginato. Ma ora ciò che ti rimane è rabbia e il cuore spezzato. Non trovi alcuna ragione a quanto è successo, cerchi un perché, ma non lo troverai. Le lacrime ti solcano il volto, non trovi un movente per rimanere in vita. Sì vivere, ciò che gli è stato negato. Maledici quanto è accaduto, il tuo sguardo è perso mentre guardi il suo piccolo feretro, indifeso, inerme. In quell'ultimo istante in cui, prima di chiudere il coperchio candido ti renderai conto che è l'unica volta che lo vedrai. Verrà celato dalla terra, e ti resterà solo il suo doloroso ricordo d'amore.
Mille questioni burocratiche a cui adempiere, come se nessuno capisse quello che stai provando. Dolore, rabbia, desiderio di essere al suo posto. Già, perché una madre darebbe la vita per i suoi figli.

Il tempo non rimarginerà mai la ferita che ti ha arrecato la sua perdita, nessuna parola ti darà conforto. Nessuno ti dirà il perché.
Vita, dolore, rabbia.
Cercherai di riprendere la vita normale, ma essa non avrà più niente di tale. Il funerale, è stato l'ultimo momento in cui hai dovuto mostrare in pubblico la tua forza. Ma essa non c'è, solo un vuoto, colmato da un dolore straziante.

Un fiore che non ha potuto sbocciare
un tesoro che non è stato scoperto.
Il dolore portato dall'amare
un abbraccio rimasto aperto.

Il vuoto lasciato nel cuore
la gioia sostituta dal dolore.
Il desiderio di morire
per porre fine al soffrire.

L'unica cosa che ti resta da fare è indossare una maschera di fronte alle persone. Vivere controvoglia, farlo per le persone che ti circondano.
Sarà difficile, nessun dice il contrario. Vivrai senza più farlo, perché più alcuna ragione ti sprona. Il tuo lutto ti perseguiterà a vita.

La gente vive la propria esistenza senza rendersi conto, alti e bassi la caratterizzano. Ma apre gli occhi solo quando le cose non vanno come desideravano...

È questo che vivo ogni giorno, a tutto c'è un motivo, anche a me medesima. Sono portatrice di dolore, odio. Molti mi rinnegano, altri mi invocano. Però nel mio, soffro anch'io. Perché quando sono costretta a portare via una creatura così piccola, innocente, che non ha ancora macchiato il suo io, non vorrei. Il piano della vita è complesso. Vita e morte sono strettamente correlate. Ma entrambe, siamo in grado di portare gioia se si guarda un po' più a fondo senza fermarsi alle apparenze.
Senza di me, non ci sarebbe vita.

End

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