Looking for you (Pt.2)

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Quella notte Jungkook fece un sogno, che, più che un sogno, poteva essere definito incubo:

Nella notte gelida e oscura si svegliò, sempre in quella doccia dove si era addormentato. Gli mancava il respiro. Piano piano, un po' a tentoni, cercò di aprire il box doccia, in preda al soffocamento. Una volta fuori dalla doccia, si sentì chiamare, per un lungo periodo di tempo, "Jungkook, Jungkook..." Ma ad un tratto la voce in lontananza bisbigliò qualcos'altro: "Salvami, ti prego, SALVAMI..." Allora, il moro, percorse tutti i corridoi del suo appartamento fino ad arrivare alla terrazza. Con grande stupore, dovette constatare che la ragazza si trovasse proprio lì. Aveva il capo chino, i capelli arruffati, identica alla tipa di quella mattina. Ma poi sempre lei continuò: "Sono Seon-gwa, non ci siamo presentati stamattina... NON GUARDARMI!" Esclamò poi, il ragazzo fece un passo indietro per lo spavento: "Tu non capisci.... Sei arrivato tardi... Non puoi più aiutarmi..."

Il ragazzo, si svegliò di scatto e sbattè il capo contro il muro. Gemette per il dolore.

Ed ecco tutti quei ronzii tappargli le orecchie, ecco tutti quei giramenti di testa.

Stare nella doccia per tutta la notte aveva solo peggiorato le cose.

Perchè diamine era sceso giù per le scale, il giorno precente? Perchè aveva aperto quel portone? Perchè l'aveva cercata tra la folla? Perchè le aveva parlato? Se fosse stata una criminale? O forse una a cui serviva aiuto? Perchè nessuno la poteva più aiutare? Era una cosa triste, anzi tristissima.

Decise, alla fine, che l'avrebbe cercata anche quella mattina, dopo essersi rinfrescato le idee, ovviamente.

Decise di prendere un frullato per la strada, così, velocemente, con la paghetta settimanale che gli arrivava per posta dai suoi genitori, tanto, come al solito, nessuno se ne sarebbe accorto.

Quel giorno, la città era più vuota della mattina precedente. Finalmente si poteva camminare e respirare allo stesso tempo. Le strade e le auto non lo avevano mai affascinato tanto, forse perchè era raro che uscisse da quelle quattro mura, o forse perchè Busan era più vuota del solito.

Arrivò, finalmente, di fronte ad una struttura, un po' antica e alquanto modesta. I suoi genitotori lo portavano lì, qualche volta, quando ancora non erano impegnati con i loro viaggi, quando il moro era ancora un bambino.

Aprì la porta e il magico suono delle campanelle, risuonò nell'aria annunciando l'arrivo di un nuovo cliente.

Appena entrato, il ragazzo, si meravigliò di quanto quel posto fosse rimasto identico a come lo ricordava...

Il dolce profumo della frutta, i mobili in legno, i quadri colorati, i manifesti un po' strappati sulla bacheca.

Ma non era l'unico a ricordare...

"Jungkook!" si sentì chiamare calorosamente a gran voce, fece un sobbalzo d'apprima, ma poi parve anche a lui di riconoscere quella voce.

"Jihun!"

Jihun era il proprietario del bar, sulla sessantina, alto robusto... lui si che era cambiato, sul volto presentava nuove rughe, era ingrassato dall'ultima volta e pareva stanco: le sue borse marcate  sotto gli occhi erano alquanto preoccupanti. Si capiva che aveva bisogno di un meritato riposo.

"Oh ma che gioia, rivederti Kookie, da quanto tempo, su siediti! Hai tutta una vita da raccontarmi... e i tuoi dove sono?"

"In questo momento... forse a Los Angeles!"

"E cosa ci fanno a Los Angeles?"

"Questioni di lavoro..."

Ed ecco la solita risposta.... Lo irritava quando gli chiedevano dei suoi genitori, ma se era Jihun che lo chiedeva, non gli dava poi così tanto fastidio. In fondo, il vecchio, era sempre stato un caro amico di famiglia e tutti gli volevano un gran bene.

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⏰ Last updated: Jun 30, 2019 ⏰

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A remedy| jjk (One Shot)Where stories live. Discover now