-Non mi deludi mai, alla fine rimani il solito idiota. -

Smise di ridere tra le lacrime portandosi un braccio sopra gli occhi.

-Perché, avevi qualche dubbio? -

-No, suppongo di no, ormai non so più quello che devo fare con te. -

Lo disse mentre riprova a mettersi in piedi. Ma Akio lo afferrò di nuovo e quando si voltò a guardarlo l'espressione sul suo viso era ritornata seria e decisa.

-Non me ne pento nemmeno io. -

A quell' affermazione non rispose, si abbassò soltanto a baciarlo, ed entrambi si incontrarono nuovamente gustando appieno l'alito mattutino che impregnava le loro bocche.
Akio purtroppo dalla sua posizione a testa in giù, non riusciva a respirare al pieno delle sue capacità, e nonostante ciò non gli potesse importar di meno fu Yūto a preoccuparsene, staccandosi prima che avesse necessità di inspirare di nuovo.
Ritornò imperterrito al suo rigido portamento come se il dolore fosse una leggera botta passeggera, ed Akio non poteva fare altro se non guardargli quella schiena, bella e pulita in confronto alla sua, e ricordando quanto fosse piacevole al tatto, desideroso di toccare di nuovo quella pelle di seta.

-Oggi vai da qualche parte? -

Le dita affusolate si bloccarono mentre prendevano una maglietta dal cassetto. Ed il suo sguardo si perse, per un momento.

-Devo fare una cosa, se tutto va bene dovrei tornare subito dopo pranzo. E se tu ti sbrighi sarei disposto a darti uno strappo all'università. -

Akio rotolo, letteralmente, fuori dal letto.

-Sono in ritardo, per fare più infretta potremmo fare la doccia assieme? -

Ovviamente lo aveva detto in modo provocatorio, così per stuzzicarlo, nulla di nuovo. Si aspettava già di essere mandato a quel paese, ma Yūto si fermò sull'uscio lanciandogli un occhiata di scorcio, con il suo fare altezzoso.

-Allora? Ti muovi? -

~°~°~

A parte il risveglio fu una mattinata tranquilla, nessuno parlò eccessivamente, anche mentre si lavarono, ognuno perso a occuparsi del proprio corpo in un silenzio totale.
Feceró anche colazione con calma, immersi nei loro pensieri, non sapendo nemmeno come affrontare l'argomento. Un problema nuovo si era appena presentato, che andava ad accomularsi a quelli quotidiani ed al pensiero costante di Jirō, del quale non avevano notizie delle attuali condizioni.
In un certo senso era come essersi svegliati dopo una sbornia: lo stomaco ti è in subbuglio, vedi tutto sfuocato e devi ancora capire se ciò che hai fatto ieri te lo sei immaginato oppure è successo davvero.
Però tutto questo non era vissuto con ansia o preoccupazione, ma semplicemente con accettazione ed accondiscendenza.
Forse fu in auto che le cose iniziarono a diventare movimentate.

-Dove vai? -

Akio si era stancato di giocare con il pulsante del finestrino, avendo passato gli ultimi dieci minuti ad abbassarlo ed alzarlo, decidendo infine di smorzare quel silenzio con la prima domanda che gli era venuta in mente; non ricevendo però risposta alcuna, fece caso invece come la velocità a cui stavano viaggiando fosse leggermente aumentata.

-Siamo arrivati. -

Gli disse infine Yūto, limitandosi a liquidare così la faccenda. Però Akio non scese dalla macchina; affondò nel sedile, cominciando a giochicchiare con la cintura.

-Guarda che farai tardi a lezion... -

-Stai andando da tuo padre vero? -

Non era troppo difficile da intuire, almeno non per lui, e Yūto ne era ben consapevole; sperava solo di poterlo nascondere il tempo necessario che gli serviva per raggiungere l'università, ma era chiaro che lo aveva capito fin dall'inizio.
In un primo momento fu indeciso se cacciarlo o meno, o di urargli semplicemente che non erano affari suoi; ma se la seconda era una cazzata la prima era perfino peggio, perché non sarebbe mai riuscito a spingerlo fuori dall'auto nelle condizioni in cui si trovava.
Indeciso, preferì non parlare, dandogli così una muta risposta.

Anche il freddo può essere caldoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt