2. I Didn't Mean To Scare You

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<<Oggi passerai l'ora d'aria da sola, Becky.>> mi informò Emma, camminando accanto a me lungo il corridoio che ci avrebbe portato nel cortile.

Dietro di noi c'era una guardia, per cui eravamo costrette a parlare a bassa voce per non farci sentire.

<<Giornata con il tuo principe azzurro?>>

Lei alzò gli occhi al cielo: detestava quando chiamavo il suo tipo in quel modo, odiava le favole. Le reputava delle grandissime stronzate create apposta per rovinare le menti dei bambini...parole sue!

<<Lo sai che il venerdì è il nostro giorno.>> mi disse lei.

<<Beh...>> iniziai, appena messo piede fuori. <<divertitevi allora!>>

<<Devi->>

La interruppi alzando una mano per zittirla. <<Lo so, lo so. Se chiedono di te, inventerò qualcosa per coprirti le spalle. Stai tranquilla.>>

Lei mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, e poi la vidi sparire dietro il cortile.

Andai al mio solito posto, e mi sdraiai sulla panca per leggere un libro che avevo rubato ad una delle guardie. Sicuramente non se ne sarebbe mai accorto, quel libro lo teneva sulla scrivania da almeno tre mesi, e dubito lo stesse leggendo. I libri che ci davano da leggere erano tutti inerenti alla fede e al perdono...e non leggevo di certo quella roba!

<<Cosa leggi?>>

Mi spaventai quando qualcuno mi fece questa domanda. Mi alzai a sedere per paura che fosse una guardia, ma invece era solo un detenuto del carcere maschile.

Aveva i capelli rasati e degli occhi talmente chiari che sembravano trasparenti. Teneva le mani in tasca e mi guardava con un sorrisetto divertito, forse a causa della mia reazione.

<<Scusami, non volevo spaventarti.>> disse lui.

Scossi la testa per distogliere la concentrazione da quell'uomo e sui suoi meravigliosi occhi.

<<Non mi hai spaventata.>> risposi, tenendo lo sguardo basso.

Lui rise. <<Sei schizzata a sedere, pensavo di averti spaventata.>>

<<Mi hai solo colto di sorpresa. E a dire il vero, pensavo fossi una guardia.>>

<<Quindi ti ho spaventata.>> concluse.

Non sapevo se considerarlo incredibilmente fastidioso o incredibilmente divertente. Diciamo entrambe.

<<Un pochino, sì.>>

Calò il silenzio più totale fra noi due, e il che metteva molto a disagio. Fortuna che fu lui il primo ad interrompere tutto.

<<Non mi hai risposto. Cosa leggi?>>

<<Il ritratto di Dorian Gray. É uno dei miei libri preferiti.>> risposi. <<A te piace leggere?>>

Alzò le spalle. <<Mi è indifferente. Preferisco altri passatempi.>>

<<Ad esempio?>> gli domandai, posando il libro sulla panca e voltandomi completamente verso di lui, che di tutta risposta si avvicinò maggiormente alla rete metallica.

<<Mi piace molto disegnare e pitturare.>> disse.

<<Oh, ma qui abbiamo un artista!>> scherzai. Lui ridacchiò scuotendo la testa. La sua risata era profonda, persino più della sua voce. Mi piaceva.

In quel momento si passò una mano dietro la testa e si grattò il collo. La manica gli si alzò leggermente, scoprendo dei disegni dalle sfumature nere grigiastre sulla sua pelle. Tatuaggi.

<<Li hai disegnati tu?>> chiesi, indicando il braccio.

<<Sì, li ho disegnati io. Poi me li sono fatti tatuare.>> rispose, sistemandosi la manica della maglia. <<Ti piacciono?>>

<<Mi piacciono tutti i tatuaggi, purché abbiano un significato. Detesto quelle persone piene di tatuaggi senza senso e significato. Per imbrattarti la pelle di sfizi, devi essere molto stupido.>> dissi.

Non mi ero neanche accorta di essere scesa dalla panca e di essermi messa proprio davanti a lui. La sua altezza era nettamente maggiore della mia, gli arrivavo giusto alla spalla.

<<Concordo pienamente con te. Ti posso assicurare che i miei non sono affatto uno sfizio, ma un modo per lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare da capo.>> mi spiegò.

<<Oltre che artista, sei anche un poeta. Posso sapere il loro preciso significato?>>

Lui sorrise. <<Ma te l'ho appena detto. Tu, piuttosto, hai dei tatuaggi?>>

Oltre che affascinante, quest'uomo era anche misterioso. Ed ogni minuto che passava, rimanevo sempre più colpita da lui.

<<No, purtroppo ho una paura matta per gli aghi.>> dissi, spostandomi dietro le orecchie quei ciuffi ribelli di capelli rossi che si erano rifiutati di rimanere nella coda.

<<Sei la solita ragazza Acqua e Sapone, allora.>> commentò lui.

<<Non capisco se il tuo sia un apprezzamento o...>>

<<Decisamente un apprezzamento.>>

Arrossii di colpo, e dovetti abbassare la testa per non far vedere il colorito rossastro che le mie guance avevano preso. Riuscii solo a mormorare un "grazie".

In quel momento la guardia ci informò della fine dell'ora d'aria, e imprecai mentalmente. Quanto avrei voluto parlare ancora con lui!

<<Beh, ci si vede domani...>> lasciò la frase in sospeso.

<<Rebekah. Rebekah Anderson.>> mi presentai.

Lui sorrise. <<Michael Scofield.>>
.
.
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Ed ecco il nostro caro Scofield alle prese con la sua tattica di rimorchio😏😏
Da qui la storia diventa un po' più intrigante...spero vi piaccia!!

A Little While - Prison BreakDove le storie prendono vita. Scoprilo ora