Scuola

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Appena la macchina di mia madre si fermò, guardai la scuola e sentii il mio cuore pesante come ogni giorno.
Mia madre non sapeva quanto fosse difficile per me fingere un sorriso e far finta di niente.
In quella scuola nessuno capiva un bel niente, erano tutti degli idioti.
Appena mia madre mi aiutò a scendere chiese a due ragazzi di aiutarla, loro risero e se ne andarono.
"Tranquilla mamma, va tutto bene" sussurrai dispiaciuta e mi aiutò a mettermi seduta sulla sedia a rotelle.
"Vuoi che ti accompagni in classe?" Scossi la testa e le feci un sorriso, posai le mani sulle ruote e andai verso la scuola, le persone mi guardavano come se guatassero un alieno, ridevano, facevano commenti schifosi e mi tiravano pezzi di carta.

Il preside mi sorrise e mi salutò aprendomi la porta della mia classe, lo ringraziai entrando dentro e tutti mi guardarono scoppiando a ridere.
"Ma ti sei vestita da seduta?" Chiese Jazmin prendendomi in giro, non le risposi e mi misi al mio posto.
"Ecco che arriva la senza gambe!" Disse Ben, il ragazzo più stupido della scuola, era bocciato tre volte in tre diverse scuole.
Non era stupido per quel motivo, poteva succedere a chiunque, era stupido perché non riusciva mai a fare un discorso serio.
Le ragazze erano pazze di lui.
Avevo le gambe e loro lo sapevano, si vedevano e anche bene.
"Ecco che arriva il coso senza palle. Pensi che chiamarmi mongola o senza gambe mi faccia stare male?" Domandai guardandolo negli occhi, non lo avevo mai guardato negli occhi.
I suoi erano freddi, proprio come la sua anima.
Erano nerissimi.
"Stai zitta idiota" mi rispose avvicinandosi a me velocemente, posò una mano sul mio banco e buttò il mio zaino a terra.
Non mi feci intimidire, ero più forte di lui e dei suoi amici.
"Non hai più offese da dirmi? Il tuo quoziente intellettivo non ci arriva?" Lo provocai e vidi che avevo centrato il bersaglio, mi spinse e per poco non mi fece cadere dalla sedia a rotelle.
Mi tenni al banco e i miei occhi si inumidirono per lo spavento.
Nessuno disse niente.
"E tu che c'è? Non ti puoi più alzare?" Tutti in classe scoppiarono a ridere e così strinsi fortissimo i pugni, voleva ferirmi, fare il pagliaccio della classe.
Farmi sprofondare in un luogo dove non mi sarei più potuta alzare, in un abisso chiamato depressione.
"Può succedere a chiunque, pezzo di merda" lui rise facendomi il verso.
"Sei solo un bambino" borbottai cercando di afferrare lo zaino ma non ci riuscii.

Il professore di greco entrò nella classe e venne subito a raccogliermi lo zaino.
"Tutto bene, signorina?" Annuii con lo sguardo basso.
"Mi era solo caduto" risposi alzando le spalle, lui sospirò annuendo e andò a mettersi seduto alla cattedra.
"Ehi senza gambe, potevi raccoglierlo da sola" mi disse Jack, il migliore amico di Ian, non risposi e così mi tirò i capelli da dietro facendo ridere tutta la classe.
"Dobbiamo avere una mongola in classe"
Borbottò infastidito, trattenni le lacrime.
Non volevo mostrarmi debole davanti a quelle persone, non erano degne.
"Ragazzi silenzio!" Urlò il professore e così tutti cominciarono a scrivere, io invece non scrissi niente.
Presi il mio diario segreto e cominciai a scrivere tutti i sentimenti che mi stavano frullando nel cervello.
Tristezza.
Paura.
Infelice.
Delle lacrime rigarono il mio volto e così me le asciugai velocemente.

A ricreazione rimasi sola, come ogni giorno.
Era l'unico momento della giornata che preferivo, era come se tutto quello schifo per qualche minuto se ne andasse via.
Posai le mani sulle ruote della mia sedia e andai verso la lavagna, presi un gesso e cominciai a disegnare qualcosa di piccolo dato che non arrivavo molto in alto.
Feci un piccolo disegno, una bambina seduta sulla sedia a rotelle che guardava un pallone da calcio.
Da bambina il mio sogno era diventare una calciatrice, giocare con i ragazzi grandi.
Giocare contro i miti del calcio.
Cancellai il mio piccolo capolavoro e tornai al mio posto, accarezzai la copertina del mio diario segreto e lo misi nello zaino, la penna mi cadde a terra.
"Seriamente Dio? Ora come la raccolgo!?" Domandai alzando gli occhi verso il soffitto, sentii la penna posarsi sul mio banco e così guardai confusa la persona davanti a me, Lauren.
Lauren era la migliore amica di Jazmin, se la faceva con Ben che era un Idiota senza cervello.
"Puoi anche ringraziarmi" mi disse con cattiveria, scoppiai a ridere perché non riuscii a trattenermi.
"Ringraziarti? Per cosa? Per avermi raccolto una penna? Tu e i tuoi amici mi avete rovinato la vita. Non ringrazierò nessuno di voi" lei mi guardò negli occhi e fece un sorriso che non trasmetteva niente di buono, infatti mi prese lo zaino e lo scaraventò contro il muro e se ne andò.
"Abbiamo pure Hulk donna, eh?" Quando ero nervosa, parlavo tra me e me come se qualcuno avesse potuto ascoltarmi.
Mi avevano sempre detto di credere in Dio, non ero sicura che esistesse ma se fosse stato così, io parlavo con lui.

Erano le 23:00 ed ero sdraiata sul mio letto, guardavo il soffitto aspettando che il sonno si impossessasse di me.
Non pensavo a niente.
Cominciai a cintar le pecore, dicevano che aiutasse.
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Non mi stava aiutando per niente.
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Mi stavo annoiando a morte, stava funzionando!
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Chiusi gli occhi e mi coprii meglio con il mio piumone.
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Mi addormentai.

Estoy perdido sin tiWhere stories live. Discover now