«Adesso va a dormire e prendi un aspirina, cosi ti sentirai meglio» sorrisi leggermente poiché nonostante non mi fossi comprotata in modo maturo egli aveva sempre una punta di preocupazione nei miei riguardi.

«Mi dispiace» parlai, con un nodo in gola. Le lacrime non tardarono ad arrivare, mi fu inevitabile.

«Ehi.. perché stai piangendo?» cercai di soffocare le ulteriori lacrime respirando a pieni polmoni.

«Sono un disastro» sibilai.

«Mia tu.. sei la ragazza più mervigliosa che io abbia mai conosciuto. Sei soltato un po testarda, credo» rise leggermente, io lo sgeuì.

Poi però continuò il suo discorso. «E dico sul serio, t'avrei portato con me se fosse stato possibile» stavolta sorrisi a pieno, per quanto potessi essere fortunata e soprattutto innamorata.

«Ti amo, Michael» sussurrai, quasi in maniera impercettibile. Egli rise leggeremente sottecchi.

«Anch'io, ma adesso va a dormire.. devi riposarti» la sua voce mi scaldò il cuore, così tanto che l'emicrania sembrò essermi passata in un soffio.

Ci scambiammo la buonanotte e mi sollevai dal pavimento, sciacqua il volto, lavai ai denti per toglier via la puzza di alcol e diedi una sistemata ai miei capelli infine indossai i soliti pantaloncini grigi e una canotta. Quando fui fuori dalla toilette, intravidi la lunga vestaglia azzurra di Leticia, aveva uno sguardo spaventato e le braccia conserte.

«Mia, tesoro mi hai fatto preoccupare non immagini quanto» si avvicinò alla mia figura, e mi abbracciò forte.

«Così mi soffochi però!» risi piano lei mi seguì asciugandosi le piccole lacrime alle estremità degli occhi.

«Cos'è successo?» continuò, con fare materno.

Sospirai, purtroppo dovevo parlarne con qualcuno o altrimenti sarei annegata assieme miei stessi segreti e alle frustrazioni che avrei provato ogni giorno.

Leticia rimase sbalordita durante tutto il racconto: dalla madre di Parker col cancro, dal bel ristorante e dalla proposta del discografico e anche dell'insignificante bacio che vi era stato. Tutto il tempo non fece altro che rimanere con gli occhi sbarrati e similiare un leggero "oh" ad ogni frase. La donna mi giurò fedeltà assoluta nessuno doveva venire a conoscenze di quei miei errori, tanto meno il signor Reed. Mi carezzò la guancia ed infine mi lasciò sola fra le lenzuola viola chiaro della camera che lui aveva fatto arredare apposta per me.

Un'ora dopo, mi sentì meglio ma non riuscì ugualmente a prender sonno mi rigirai nel letto un milione di volte senza aver alcun risultato. Mi mancava qualcosa, scesi di sotto in cucina e dal mobile estrassi una sigaretta che avevo nascosto per via del fastidio che creava a Michael. L'accesi con un movimento rapido e ne aspirai il tabacco. Fui leggermente sollevata, ma ciò non mi bastò una volta finita la sigaretta proibita mi recai in camera dell'imprenditore e mi sistemai comodamente alla destra del suo posto lasciato vuoto, sistemai sul corpo una coperta finalmente dopo aver annegato nel dolce e deciso profumo di lui e del suo guanciale, mi addormentai.



Michael's point of view

Non potevo restar in quella città senza far niente, certamente non sarei riuscito ad aspettare il giorno seguente. Chiamai Travis e mi feci prentoare un volo urgente per Seattle, in men che non si dica mi ritrovai verso le sei in punto del mattino - quando l'alba stava appena sorgendo - dinanzi ad una piccola finestrella del piccolo aereo privato della mia compagnia. Sospirando, entrai in casa sistemai il trolley accanto al divano e tolsi la mia giacca blu, guardai l'ora sul mio orologio tondo che segnava le otto e trenta precise. Mi precipitai in camera mia con l'intenzione di mettermi e comodo e raggiungere la camera di Mia, non appena sapalncai la porta ebbi davanti una delle scene più belle e commoventi a cui avessi mai assistito nella mia vita. Mia era adagiata praticamente sul lato in cui dormivo di solito, con il mio cuscino premuto contro la sua guancia, avvolta in una coperta azzurra. Sorrisi e mi avvicinai a quella ragazza, mi sedetti sul morbido materasso e le scostai dal candido viso pieno una ciocca di capelli ramata. Mi soffermai per un attimo sulle sue labbra carnose schiuse e sulle ciglia lunghe chiare, come la forma del suo naso armoniosamente riusciva ad andare d'accordo con tutti i lineamenti del suo viso. Fu come un'emozione forte nel petto, qualcosa che non riuscivo mai a gestire ma che mi rendeva fiero di essermene innamorato. Sfortunatamente si mosse sotto il mio tocco fino ad aprire lentamente le palpebre e sorridere timidamente alla mia immagine.

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