Se il tuo sogno ti spaventa o addolora chi ti ama, è davvero il tuo sogno?

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Il rumore della pioggia l'aveva tenuto sveglio tutta la notte e la suoneria della sveglia non aveva di certo contribuito a migliorare il suo umore, più nero di molte nubi che si intravedevano dalla finestra del camper; in realtà non era solo il clima a renderlo inquieto ma anche l'ansia della gara che si sarebbe tenuta quello stesso giorno. Il ragazzo gettò rabbiosamente le coperte di lato e, tra uno sbadiglio e l'altro, si diresse in bagno per rinfrescarsi e svegliarsi definitivamente. Stette a osservare a lungo il suo riflesso nello specchio: i capelli, lunghi e neri, che gli ricadevano in disordine sulle spalle, gli occhi grigi, leggermente sfumati di verde, che scrutavano stancamente il proprio riflesso e i lineamenti duri e ben marcati della mandibola.

Si stava ancora rimirando quando udì un richiamo: -Marco, sei pronto?-; il ragazzo, rendendosi conto all'improvviso dell'ora tarda, si fiondò nella zona letto, si cambiò in fretta e furia e, dopo aver afferrato al volo una brioche, balzò fuori dal camper per dirigersi verso il suo allenatore, che lo aspettava sotto la veranda per comunicargli le ultime notizie sullo stato della sua moto. Quella, infatti, era la grande passione del sedicenne, guidare una potente due ruote su un circuito pieno di avversari da superare fino all'ultima accelerazione dell'ultimo rettilineo; dopo anni di allenamento, il suo coach l'aveva preso sotto la sua ala protettiva e l'aveva migliorato fino a farlo diventare una promessa emergente nel mondo dei motori.

Quel giorno vi sarebbe stata una delle gare più difficili e importanti per Marco e, proprio per questo, il ragazzo si diresse con il suo allenatore verso il circuito per testare la presa delle gomme e i nuovi ammortizzatori che aveva sostituito dopo la rottura dei precedenti; in un lampo si infilò la tuta, il casco e, non appena montò sulla sua Yamaha blu elettrica, schizzò via sull'asfalto bagnato senza lasciare il tempo ai tecnici di fornirgli tutti i dettagli. Che sensazione meravigliosa! Per Marco non c'era emozione più grande di quella provata su una moto di cilindrata 125 sparata ai 100 km/h, con la pioggia che, battendo sul casco, diminuiva il campo visivo e rendeva quindi la prova ancora più difficile, misteriosa ed entusiasmante.

Il giovane si ritrovava spesso a riflettere sul proprio passato mentre volava sul suo veicolo ma, nonostante tentasse di scacciare i suoi rimorsi, essi ritornavano con sarcasmo a bussargli nella mente: odiava mostrarlo, ma dentro di sé si sentiva un fallito egoista ed estremamente incauto. Di certo, lasciare la famiglia per poter guidare una moto non è quella che si definisce una "nobile azione"; eppure lui l'aveva fatto, se n'era andato, stanco dei continui litigi e delle critiche legate allo sport che amava. In un primo momento il ragazzo si era sentito esaltato: niente più ostacoli né la famiglia si sarebbero intromessi verso il suo sogno di gloria, ma adesso si sentiva un traditore, un ingrato verso tutti i sacrifici che i suoi genitori avevano compiuto per il loro unico figlio.

Era così assorto nei suoi pensieri tanto da non accorgersi dell'enorme pozzanghera che si era formata nella curva finale; all'ultimo secondo riuscì a toccare i freni ma la moto slittò comunque per circa dieci metri prima di arrestarsi completamente. Il ragazzo si ritenne* fortunato: niente lesioni corporali, smalto della moto un po' rovinato e le ruote leggermente abrase a causa dell'imprevista derapata ma tutto comunque rimediabile entro le dieci, quando sarebbe iniziata la gara.

Il ragazzo decise di lasciare il veicolo agli esperti e si diresse mogio verso il camper, dove sarebbe rimasto fino alla chiamata e all'invito di recarsi sul circuito. In quell'ora rimanente però non si riposò affatto, anzi, fu tormentato da continui pensieri: stava seguendo la corretta via? Era giusto che si comportasse così? Valeva veramente la pena di rischiare l'osso del collo e il rispetto dei genitori solo per una gara? Di certo, era una competizione molto allettante perché avrebbe messo in mostra molti talenti che avrebbero poi potuto scalare di livello in livello fino ad arrivare alla celeberrima MotoGP. Ma dall'altro piatto della bilancia vi era la sua salute, la sua famiglia, la sua vita e il ragazzo non aveva dubbi su cosa scegliere.

Così, quando il suo allenatore andò a chiamarlo, Marco non si mosse ma piantò i suoi occhi dentro quelli dell'uomo che aveva sempre creduto in lui e che, ne era certo, lo avrebbe appoggiato anche quella volta. Non servirono parole, l'espressione del ragazzo parlava da sé e l'allenatore, sorridendo, gli disse: -Prepara le valigie, torni a casa-.


Scrittura creativa composta il 21/04/2016 come compito scolastico.

*Nella versione originale era ritenette ma per ovvi motivi ho corretto il verbo...ahem...    

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