Capitolo 28 - Eva, Giugno 1989

Start from the beginning
                                    

Eva abbassò lo sguardo e si asciugò nei fuseaux le mani sudate. 

"Non ho preparato ancora niente per stasera", le disse.

"Non ho fame. E..." lei si fece passare la lingua sulle labbra "non ho voglia di fare viaggi astrali questa sera."

Non sapeva se la sua audacia l'avrebbe urtato, ma non riusciva più a trattenersi. Era ancora in piedi, ferma sull'ingresso. Ettore le aveva catturato gli occhi e li teneva al guinzaglio. Eva non credeva che, solo guardando una persona, il suo corpo potesse ribellarsi alla razionalità. Non osava essere troppo avventata, come era stata invece quel pomeriggio in centro con quel bacio furioso e affrettato.

"Eva, posso baciart-"

"Ti prego, fallo!"

La baciò. Un bacio lento e sensuale. Le lingue si sondarono piano, fino ad avvolgersi irrequiete, senza però mai voler prevaricare l'una sull'altra. Ettore la prese per la vita e l'attirò a sé. Eva sentì il sesso di lui così vicino al suo, due soli strati di tessuto che separavano la loro pelle pulsante. Le sfuggì un ansimo più profondo. Gli leccò il collo seguendo l'andamento dei muscoli e dei tendini e gli sollevò la maglietta. Lui la aiutò in quel gesto e se la sfilò da sopra. Eva si staccò e contemplò i segni del suo corpo, percorrendoli con l'indice. Il contorno dei capezzoli, il rilievo dei muscoli definiti, la linea curva delle clavicole, la cicatrice frastagliata. Per un attimo ebbe una strana sensazione nel soffermarsi su quella cicatrice. L'aveva già vista in passato, quando era apparsa in astrale a Ettore e...

E? Ma sì certo, anche in un'altra occasione. Ma quale?

Il giovane la prese per mano e la fece sedere sul letto. Lei gli agguantò la fibbia della cintura del Charro, ma lui la bloccò.

"Non subito, Eva. Abbi un po' di pazienza, vedrai..."

Le abbassò la zip della maglia e le sfilò le scarpe e i fuseaux. Rimase solo con un paio di slip neri addosso. Le accarezzò il contorno dei seni, l'andamento delle coste, la linea centrale dell'addome. I polpastrelli di lui erano come lingue di fuoco sulla sua pelle tremante. Indugiò sul bordo delle mutandine e sugli incavi dell'inguine, i muscoli adduttori tesi come cime di una nave. Percorse piano le gambe, rallentando sulla parte interna delle cosce e soffermandosi ancora e ancora sull'attaccatura degli slip. Lo sguardo di Eva si divideva tra gli occhi di lui e quelle dita che la toccavano così abilmente.

Lei si appoggiò sui gomiti. Ettore scese dal letto e si inginocchiò tra le sue gambe. Le baciò le caviglie, i polpacci, le ginocchia, le cosce. Più la sua bocca risaliva su di lei più i fremiti del suo corpo aumentavano. Ogni contatto la faceva trasalire come una scossa elettrica. Ettore fece scivolare un dito sul cotone dell'intimo.

Le corde vocali di lei vibrarono in un gemito incontrollato e reclinò sinuosa la testa.

"Ettore" come le piaceva pronunciare il suo nome, "ti prego... vuoi farmi morire? Io... sento tutto, ah... sento troppo."

Un'energia anomala si propagava dai punti sfiorati da Ettore, come epicentri di terremoti le cui scosse si sovrappongono. Non faceva distinzione dove lui la toccasse; sentiva il piacere ovunque, come se le cellule del suo ventre fossero state esportate anche nel resto del corpo. Ogni stimolazione epidermica scuoteva la sua energia. Sentiva il perineo bruciarle, il plesso solare esploderle, il cuore rimbombarle nel torace e nell'addome, la gola liberarsi di aria trattenuta, la testa volarle via.

Ettore fissava i suoi occhi rapiti dal piacere, finché lo sguardo non fu completamente assente. Soffiò sul tessuto bagnato degli slip.

Eva gridò in un lungo e disperato orgasmo. Lui si sporse sopra di lei e le prese la testa fra le mani. Si guardarono a lungo, gli occhi dell'uno incatenati a quelli dell'altro, mentre il respiro ansimante di lei si normalizzava e il corpo si scaricava degli spasmi del piacere. 

Una lacrima solitaria attraversò la guancia sudata di Eva e terminò nel solco delle sue labbra sorridenti. Com'era possibile essere così felici? Lui le baciò gli occhi, fece scorrere la bocca sulla scia umida lasciata sul suo viso e si arrestò sulle labbra salate.

"Cosa mi hai fatto, Ettore? Che magia hai usato?"

Le sfiorò l'orecchio. "Nessuna magia. Ho solo smosso l'energia dal punto in cui ristagnava nel perineo, in modo che potesse diffondersi altrove. Avevi dei blocchi energetici. Non hai mai sentito parlare di kundalini e tantra?"

Eva strofinò il suo zigomo contro quello di lui. Pianse senza ragione e senza controllo, sopraffatta da emozioni che le infestavano la carne e talmente forti da chiedersi come avessero fatto il suo corpo e la sua mente a contenerle tutte. Si rifugiò con il viso nell'incavo del collo di Ettore, come se quello fosse stato il luogo più sicuro al mondo. Un senso di appartenenza mai provato prima quietò il mare tempestoso dentro di lei. Era salva. Si addormentò in quella posizione, tra le braccia di Ettore, che erano i muri della sua vera casa.


"È stato stranissimo... pazzesco. Io..." Eva si accarezzò la base del collo, "non pensavo di poter provare una cosa del genere. E..." sorrise imbarazzata, "solo sfiorandomi appena, per di più."

"Si può provare un orgasmo con un semplice contatto visivo."

"È così potente il tantra?"

"Non il tantra, l'energia. Il tantra ti dice solo come usarla."

Eva si strinse le dita e alzò il volto a fissarlo. "Usalo ancora con me allora. Insegnamelo."

"C'è una lunga teoria prima, lo sai? Il sesso è solo la punta dell'iceberg."

Ettore la teneva sopra di sé, tra le sue braccia, la testa disordinata adagiata sul petto.

"Mi piace studiare." Eva si girò sul fianco e lo guardò di traverso da sotto il mento. "Mi piace ancora di più se lo faccio con te."

Giacevano ancora sul letto, lei in intimo e lui con i soli jeans addosso. Era tardi, sarebbe dovuta rincasare, ma il calore di Ettore era come il canto delle sirene. Sapeva che quello che lui le aveva fatto sperimentare era solo un assaggio, ma quel boccone le aveva aperto lo stomaco e ora lei voleva mangiare. Voleva fare l'amore, averlo dentro di sé, vederlo in estasi.

Si mise a quattro zampe sopra di lui e si avvicinò al suo viso fino a sfiorargli il naso, lo sguardo che affogava nei suoi occhi. Quasi non sbatteva le palpebre per paura di vedersi sfuggire, anche solo per una frazione di secondo, quella visione celestiale.

"Impari bene, ragazzina."



Spazio autrice

Buongiorno a tutti! Che dite, troppo romantico? Troppo porno? XD 

Ho voluto concedere ai nostri eroi qualche momento di idillio prima di essere catapultati in scomode verità... Alla prossima!

I Figli di BeltaneWhere stories live. Discover now